Progettare il sistema tetto

Nel campo delle costruzioni tutti i principali fenomeni di degrado sono legati all'azione sui materiali delle acque meteoriche. Le coperture sono nell'edificio quel sistema di componenti che proteggono l'intero organismo da quest'azione disgregante e degenerativa degli agenti atmosferici.
Il Movimento Moderno ha fatto giustizia sommaria delle coperture  privilegiando le sole facciate come elemento di visibilità dell'architettura mediante l'artificio delle invisibili coperture piane. In realtà si è scoperto che l'architettura poteva fare a meno delle facciate ma non di un riparo, e soprattutto si è visto che lo scoperchiamento della costruzione mediante l'eliminazione di tutti gli elementi di coronamento al fine di lasciare il volume dell'edificio nettamente delimitato dalla sola linea di attacco al cielo così come in basso dalla linea di attacco a terra produceva moltissime conseguenze negative dal punto di vista della durata nel tempo dell'organismo edilizio costretto a  funzionare con un deflusso delle acque rallentato dalla copertura piana e senza la protezione degli sporti di gronda. Chi tra gli architetti contemporanei è senza peccato da questo punto di vista scagli pure la prima pietra, nessuno verrà lapidato.
I pregiudizi nei confronti dei tetti a falde, e delle gronde, nonostante le posizioni illuminate e illuminanti a tale riguardo di maestri del moderno come Wright o come Hilberseimer, sono tenacissimi. Lentamente però, più attraverso una ricerca formale guidata dalla golosità tipica dell'architetto per le scelte che a questo punto differenziano il progetto piuttosto che da un recupero di attenzione costruttiva e ragionevolezza, le coperture come protagoniste della presenza dell'architettura sulla scena urbana e del paesaggio si vanno rifacendo strada. Oggi sono perciò due gli approcci che determinano l'evoluzione tecnologica del componente tetto: da una parte troviamo tutti quei prodotti che sono pensati per sopperire mediante la perfezione della prestazione tecnica alla deficienza di forma, abbiamo cioè tutte le possibili guaine in tutti i materiali capaci di impermeabilizzare perfettamente le superfici piane, con i correlati accessori di isolanti e protettivi nonché di tutti i sistemi di formazione dei bordi con colli di raccordo, scossaline e sigillature, d'altra parte invece si assiste alla riscossa delle coperture spesso attraverso un eccesso di caratterizzazione, che finisce con l'accedere a ciò che in altri tempi sarebbe stato destinato ai soli registri del monumentale o del sacro e che oggi invece corrisponde semplicemente ad un civile dotato di forte rappresentatività.
Ma un'altra motivazione importante sta risvegliando l'interesse degli operatori intorno alle coperture ed è la fondamentale consistenza volumetrica delle coperture stesse. Mediante le attuali normative che consentono il recupero delle volumetrie sottotetto ad uso abitativo, in deroga alle volumetrie massime consentibili nello stesso edificio e con la possibilità di ricostruire l'intero sviluppo della falda, ferme restando le altezze di gronda, così da migliorare la media ponderale delle altezze interne, si sta già da alcuni anni verificando una straordinaria fioritura nello skyline metropolitano di sopraelevazioni, abbaini, tetti ventilati e lucernari. Anche questo aspetto è in realtà contrario all'economia tradizionale delle destinazioni degli spazi e comporta alcune forzature cui ancora una volta la sofisticazione tecnologica deve sopperire. Si sono così sviluppate le tecnologie di isolamento e di ventilazione e la sezione dei tetti, dal semplice ed elegantemente risolutivo coppo appoggiato sugli arcarecci in legno, è passata ad un'articolazione a più strati che giunge a misurare nell'ordine del mezzo metro di spessore.

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Tratto da "Il manto di copertura", supplemento di AREA n. 65, Federico Motta Editore