Puerta de Atocha  

Progettista: Rafael Moneo
Committente: Dirección General de Infraestructura de Transporte Ferroviario, Ministerio de Obras Púlicas y Transporte (MOPT)
Destinazione d'uso: stazione ferroviaria

Nel 1992, dopo una decina di anni di grandi lavori e di fermenti culturali, la Spagna dà il via ai festeggiamenti per il cinquecentenario della scoperta dell'America, inaugura l'Esposizione Universale - la prima dopo la manifestazione di Osaka del 1970 - e celebra l'apertura dei giochi Olimpici. Al pari delle altre città della penisola iberica, Madrid offre in questo momento il volto di una città rinnovata, le cui piazze e i cui giardini, monumenti e palazzi pubblici, appena restaurati, sono il teatro d'innumerevoli e ripetute manifestazioni. Eletta, in questo stesso anno, capitale culturale dell'Unione Europea, la città accoglie un numero immenso di visitatori. I lavori ultimati alla stazione di Atocha, sede dei nuovi treni ad alta velocità diretti verso il sud, si iscrivono in questo slancio di rinnovo dell'immagine dell'intero paese agli occhi non solo degli stranieri, ma anche degli stessi spagnoli.
La parte antica della stazione, opera di Alberto del Palacio risalente alla fine del XIX secolo, si erge al margine del Paseo del Prado, la passeggiata che separa il lussuoso parco reale del Buen Retiro dai quartieri del centro storico. L'edificio occupa un terrapieno che cela un dislivello di una decina di metri tra il piano stradale e il piano dei binari e che ha reso a lungo impossibile, nonostante il succedersi di numerose proposte progettuali, il proseguimento della passeggiata. Fiancheggiato da edifici ad alto valore culturale, come l'ex ospedale, ora adibito a Museo nazionale e Centro d'arte Regina Sofia, e l'accademico Ministero dell'Agricoltura e della Pesca, il fabbricato ottocentesco chiude l'asse del Paseo del Prado lasciando dietro di sé un'area irrisolta, disordinata e incerta. È con lo scopo di eliminare tale barriera tra il quartiere della Castellana, a nord, il centro storico e i quartieri più a sud, che nel 1984 viene bandito un concorso per l'ampliamento della stazione e la riqualificazione dell'intera area urbana adiacente.
Il progetto di Moneo, vincitore del concorso, propone un'articolazione di nuovi corpi di fabbrica affiancati all'edificio esistente e che creano un insieme di percorsi e di spazi pubblici collegati tra loro. Il fronte dell'isolato viene definito da più elementi architettonici autonomi che fungono da spazi simbolici e funzionali nello stesso tempo. Al termine della passeggiata del Prado, il vecchio fabbricato, restaurato e trasformato in una gigantesca serra-sala d'aspetto, impone alla vista il proprio impianto basilicale con la volta centrale in ferro e vetro e i corpi laterali in mattoni. Un muro di contenimento e una rampa, sempre in mattoni, chiudono la nuova piazza disegnata lungo il fianco nord-est dell'edificio ottocentesco, al livello sottostante l'asse viario. In questa piazza, da cui si accede alla galleria dei passeggeri, le sere d'estate i madrileni si ritrovano in gran numero per concludere la serata con un caffè all'aperto e ascoltare musica: essa è vissuta come la nuova meta conclusiva dell'elegante passeggiata del Prado.
Sempre nella piazza sottostante, la torre dell'orologio dal volume semplice e slanciato indica l'articolazione tra il corpo di fabbrica ottocentesco e la galleria dei passeggeri. Al livello superiore, una seconda piazza, aperta sull'avenida de la Ciudad de Barcelona, disegna uno spazio più policentrico e percorso dal flusso di traffico delle autovetture e degli autobus. Due elementi architettonici fortemente caratterizzati ne compongono il fronte: la rotonda, dalle linee classiche ed eleganti e che alterna grandi superfici vetrate a una struttura di colonne in mattoni e di architravi in pietra bianca; la selva di pilastri in calcestruzzo che sostengono la copertura in ferro e vetro della galleria dei treni ad alta velocità e che organizzano in parte il piano del parcheggio temporaneo. A sud, la composizione della piazza termina con la copertura del secondo parcheggio posto sopra la stazione delle linee metropolitane, interrotta da un sistema di lucernari e caratterizzata dalla ripetizione di piccole cupole metalliche. All'interno, la stazione comprende due spazi principali di dimensioni eccezionali: la galleria dei treni ad alta velocità, concepita come un'immensa sala ipostila dagli alti pilastri in calcestruzzo e la navata centrale della vecchia stazione, trasformata in un giardino botanico con aree di sosta, bar e ristoranti di qualità. Questi due spazi, posti l'uno di fronte all'altro, sono separati e messi al contempo in relazione tra loro dalla galleria dei passeggeri. Unico luogo dal carattere prettamente funzionale, contenente i servizi per i viaggiatori e le aree commerciali, la galleria contrasta con gli spazi adiacenti per la differente qualità nel disegno architettonico e per il volume estremamente contenuto. Questo spazio confluisce nell'atrio degli arrivi e delle partenze, collegato con l'accesso alle stazioni delle linee metropolitane e regionali. All'esterno, l'atrio è segnalato dall'edificio della rotonda che funge da lucernario e da entrata dalla piazza superiore.
Concepita come una somma di singoli ambiti fortemente caratterizzati nel loro impianto tipologico e collegati tra loro da percorsi pubblici leggibili sia alla scala urbana, sia alla scala dell'edificio, la nuova stazione di Atocha riesce finalmente a conferire unità e continuità a un sito rimasto a lungo irrisolto. Nonostante il riferimento ai luoghi tradizionali delle stazioni della seconda metà del XIX secolo, il progetto colpisce per il carattere innovativo dell'organizzazione d'insieme e per il sapiente dialogo tra i singoli elementi.

Estratto da: STAZIONI - architetture 1990-2010

Veduta assonometrica generale			Planimetria generale			Sezione trasversale attraverso binari e parcheggi			Sezione longitudinale che taglia i parcheggi e la rotonda