Pulitura chimica

Autore testo: Giuliano Cosi

Sono pochi i prodotti chimici che possono essere usati con sicurezza (senza gravi controindicazioni) nella pulitura delle pietre. Tra questi sono da ricordare alcuni tensioattivi, in genere saponi neutri d'uso industriale che possono essere aggiunti in piccole quantità all'acqua di lavaggio (spray) per abbassare la sua tensione superficiale. Si diminuisce così l'angolo di contatto con la pietra, e aumenta il suo potere bagnante ed emolliente.
Ancora più efficaci sono alcuni sali che possono essere sciolti in acqua, mescolati a polveri e inerti ed essere applicati sotto forma di paste o pappette o fanghi; hanno il vantaggio di aderire facilmente anche su superfici verticali e di impedire una profonda penetrazione nelle pietre, e murature dei sali stessi.
Questi, infatti, possono esercitare un'azione dannosa per cicli di cristallizzazione-dissoluzione, ed è consigliabile limitare il più possibile la loro manifestazione.
I sali più usati sono i bicarbonati (di sodio e d'ammonio), i complessoni (sali biotetrasodici dell'acido etilendiamminotetracetico, E.D.T.A.) e i bifluoruri (di sodio e d'ammonio), questi ultimi soprattutto per croste a componente silicatica (in acqua si decompongono, dando acido fluoridrico).
Gli inerti invece vanno dalle metil o carbossimetilcellulose (le colle per carte da parati danno in genere dei buoni risultati), alle argille a forte potere adsorbente tipo sepiolite, attapulgite, ad altri materiali ancora, quali l'amido, la magnesia, ecc. Essi servono da mezzi tixotropici disperdenti e assorbenti: lo sporco disciolto tende a passare dalla pietra al mezzo, e viene in seguito eliminato con esso.
Sono preferibili quelli cellulosici, perché con essi si possono preparare poltiglie trasparenti e ben controllabili, per la loro facile reperibilità e basso costo (relativamente alle quantità che si usano), e perché le argille, data la loro elevatissima capacità adsorbente, sottraggono troppo rapidamente l'acqua dalle superfici trattate.
 
Una tipica ricetta che può essere efficace nel caso di croste nere di piccolo spessore (1-2 mm) è la seguente (riferita ad 1 litro d'acqua):
gr. 30-100 di E.D.T.A. (sale bisodico, perché più solubile del Tetrasodico);
gr. 30 di bicarbonato di sodio (NaHCO3);
gr.30 di carbossimetilcellulosa.
Il bicarbonato, per il suo effetto alcalinizzante, favorisce il distacco meccanico della crosta, mentre l'E.D.T.A. complessa il calcio presente in essa, portandolo in soluzione.
La densità della pasta che si ottiene mescolando i vari ingredienti può essere variata a seconda del caso, come pure lo spessore dello strato che si stende (più essa è densa, più spesso si può fare lo strato, e più a lungo durerà l'azione solvente).
L'aggiunta di un sapone liquido neutro o leggermente alcalino (5-10 cc/litro) favorisce la bagnabilità, specie nei casi di croste grasse per la presenza in esse di idrocarburi alifatici. Il tempo di contatto necessario è molto variabile (in genere da 1 a 5 ore); per prolungarlo senza perdere efficacia nella pulitura, è utile coprire le superfici trattate con fogli di politene che impediscano l'evaporazione dell'acqua dell'impasto.
Le applicazioni, quando necessario, possono essere ripetute. Si deve comunque stare attenti che il complessone, alla lunga, non intacchi anche il carbonato di calcio dei calcari, provocando nelle pietre una corrosione superficiale.
In ogni caso, dopo la rimozione meccanica dell'impasto con spatole, si dovrà eseguire un lavaggio sotto leggera pressione, con acqua, per rimuovere i residui, i sali, e i prodotti di corrosione solubilizzati, eventualmente aiutandosi con spazzole di saggina o di nylon.
I vantaggi di questo metodo consistono nel fatto che esso è più veloce dello spray d'acqua, molto meno pericoloso e più controllabile delle sabbiature (basta trovare, mediante tentativi, i tempi ottimali di contatto) e non richiede personale altamente specializzato.
L'applicazione delle paste a pennello o a spatola, però, è molto facile e veloce (in un'ora si possono trattare una decina di m2), e ciò fa sì che i costi di mano d'opera siano abbastanza contenuti.
 
Attualmente è possibile trovare in commercio delle paste già pronte per l'uso, ed esistono ditte specializzate nella loro applicazione. La loro formulazione è in parte segreta, e in più hanno un prodotto filmogeno per facilitare l'asportazione della pasta, che si strappa via come una ceretta cosmetica. L'impiego di queste paste ha avuto i primi esempi d'uso in Austria e Germania nel 1970-71.
 
Prescrizioni tecniche
Pulizia di materiali lapidei da eseguire con impacchi AB57 al fine di ammorbidire e sciogliere i depositi superficiali e le croste nere raggiungendo un soddisfacente grado di pulizia senza intaccare l'integrità del paramento. Nella lavorazione sono compresi i seguenti oneri:
l'esecuzione di un congruo numero di piccoli campioni (tasselli) da sottoporre all'approvazione della D.L.; la pulizia di supporto da eseguire manualmente con spazzole di fibra vegetale o con bisturi; la preparazione del formulato nell'esatto rapporto, per ogni litro d'acqua di: 30 g di bicarbonato d'ammonio, 50 g di bicarbonato di sodio, 25 g di EDTA (sale bisodico), 10 g di Neodesogen 50 g di carbossilcellulosa. L'ammorbidimento delle croste nere con l'esecuzione di impacchi chimici emollienti da applicare in uno spessore idoneo ed a strati successivi tenendoli in opera per l'esatto periodo di tempo determinato nel corso delle campionature; il rivestimento dell'impacco, ove occorre, con teli di polietilene, da sigillare e collegare con nastri adesivi impermeabili; l'asportazione dell'impacco e la fase finale della pulizia con l'azione combinata di spazzole vegetali, bisturi e leggeri spruzzi di acqua nebulizzata (con apposito accessorio da giardinaggio); compreso ogni onere occorrente per dare la lavorazione compiuta ed eseguita sotto il controllo e le indicazioni di un restauratore professionista.

Fonte testo:
L. Lazzarin,e M.L. Tabasso, Il restauro della pietra, CEDAM, Padova, 1986.
G.G. Amoroso, Il restauro della pietra nell'architettura monumentale, ed. D. Flaccovio, Palermo, 1995.
La conservazione dei monumenti, atti del 1° corso di informazione ASSIRCO, Perugia, 6-7-8 novembre 1979, a cura dell'Arch. Rosanna Cazzella, edizioni Kappa, Roma, 1981.