Pulitura dei materiali lapidei

Autore testo: Giuliano Cosi

Uno dei problemi che si incontra di frequente nelle operazioni di pulitura riguarda la scelta delle tecniche e dei prodotti da impiegare, soprattutto nei casi in cui restauri precedenti hanno provocato danni irreversibili della patina nobile o addirittura del materiale litoide. Il danneggiamento può essere conseguenza di una diagnosi insufficiente, da metodi di intervento sbagliati o dalla mancanza di esperienza e capacità degli operatori.
Dal punto di vista della conservazione, per pulitura deve intendersi la rimozione di tutto ciò che risulta dannoso per il materiale lapideo: sali solubili, incrostazioni scarsamente solubili o insolubili, stratificazione di materiali vari applicati intenzionalmente e non idonei o non più funzionali, vegetazione infestante, deiezione animale, ecc., e a questo deve limitarsi, rispettando le policromie e lo strato più superficiale del materiale lapideo.
Le tecniche di pulizia devono essere scelte e valutate con grande accuratezza scartando a priori i metodi rapidi ed economici che non sono in grado di fornire alcuna garanzia. I lavaggi acidi per esempio, a cui si è ricorso per la rimozione di croste nere, corrodono la superficie del paramento e contribuiscono alla formazione di sostanze solubili difficilmente eliminabili e all'apparizione di macchie dovute ad impurezze contenute nell'acido stesso e nella pietra.
 
Criteri da osservare nella scelta dei metodi di pulitura:
devono essere efficienti per la rimozione di tutte le sostanze pericolose, quali incrostazioni, polvere, residui di ogni genere, sali solubili, residui di vecchi trattamenti;
non devono causare un pericolo diretto o indiretto per il monumento;
devono permettere di conservare il più possibile la patina nobile;
non devono generare prodotti secondari come sali solubili, che restando imprigionati nella pietra possono compromettere la conservazione futura;
devono dare come risultato finale una superficie lapidea pulita, omogenea e regolare, esente da microfratture, abrasioni e buchi che potrebbero generare un nuovo e più rapido processo di degrado.
 
Altri fattori da considerare sono inoltre:
l'importanza culturale, storico e artistica del monumento a livello nazionale e internazionale, o se il monumento rappresenta una testimonianza unica per la storia dell'umanità;
la struttura petrografica e mineralogica della pietra;
la porosità;
lo stato di degrado della pietra che può essere talmente avanzato da richiedere un preconsolidamento prima di procedere alla pulitura;
il tipo di sporco depositato da rimuovere;
la forma e la configurazione della superficie da trattare (paramento, scultura, basso rilievo);
infine non bisogna trascurare il fattore costi, benché esso deve avere un'importanza quando si tratta di monumenti di importanza storico-artistica, il tempo richiesto e la capacità di operatori in grado di effettuare le varie operazioni specialistiche. È anche da sottolineare il fatto che quando si parla di operatori nel settore monumentale ci si riferisce esclusivamente ai restauratori, che non possono in nessun caso essere sostituiti da maestranze edili.
La pulitura è un'operazione delicata e irreversibile e va perciò affrontata con tutte le precauzioni e conoscenze indispensabili ad ottenere i risultati ottimali. Questi criteri sono evidentemente validi in ogni caso, ma per ragioni economiche si è costretti a distinguere due classi di manufatti, ai quali gli stessi criteri si applicano con diverso rigore: una prima classe costituita da edifici di nessun interesse storico-artistico, e una seconda di veri e propri monumenti che devono essere conservati adeguatamente perché riconosciuti di appartenere al patrimonio culturale dell'umanità.
Per la prima classe ha una grande importanza l'economicità dell'operazione di pulitura: i metodi che vengono impiegati non possono che avere carattere industriale e quindi un basso costo. Ma senza pregiudicare la qualità della pulitura stessa.
Per la seconda classe di opere, di riconosciuto interesse storico-artistico, si dovrà tener presente che ogni monumento è un unicum, e che per esso la superficie è spesso la depositaria diretta del messaggio dell'artista, delle tracce dello scalpello o della politura, lucidatura ecc., e quindi si raccomanda sempre il rispetto e la conservazione dell'interfaccia tra la materia e l'aria che lo circonda.
In ogni caso la pulitura della pietra è compito precipuo di personale specializzato che conosca i limiti e le possibilità di ciascun metodo, specie di quello prescelto e adottato, e sia fornito di grande manualità, e particolare sensibilità, qualora intervenga su opere d'arte.
Il successo di una pulitura dipende più dalle conoscenze e capacità dell'operatore o del restauratore, che non dalla qualità dei materiali e dai metodi adoperati.
 
Fonte testo:
L. Lazzaroni, M.L. Tabasso, Il restauro della pietra, CEDAM, Padova, 1986.
G.G. Amoroso, Il restauro della pietra nell'architettura monumentale, ed. D. Flaccovio, Palermo, 1995.