Pulitura di macchie di sostanze organiche

Autore testo: Giuliano Cosi

Fino a un recente passato, e in alcuni paesi anche attualmente, era pratica abbastanza comune quella di proteggere le pietre trattandole con oli, grassi e cere di vario genere. Questi trattamenti, talvolta ripetutamente applicati in obbedienza a un criterio di manutenzione ordinaria dei monumenti, in molti casi hanno svolto egregiamente la loro funzione di protettivi, salvaguardando i materiali dal deterioramento chimico-fisico. Hanno però spesso portato ad alterazioni cromatiche, anche gravi, e disturbanti il godimento estetico delle opere d'arte.
Sono soprattutto gli oli essiccativi (olio di lino, di noce, di castagno) e i grassi animali, le sostanze più dannose da questo punto di vista.
Quasi tutte infatti sono soggette ad un rapido invecchiamento, in seguito a fenomeni ossidativi, che comporta sempre un cambiamento del loro colore ed indice di rifrazione.
Una volta penetrate nelle pietre porose o nei marmi, soprattutto se bianchi, col tempo tendono a imbrunire e a macchiare, talora irreversibilmente, questi materiali. Prima di passare alla loro pulitura è indispensabile però eseguire degli studi di laboratorio sulla. natura e l'origine dei vari trattamenti. Molti infatti possono rivelarsi originali o antichi (come testimoniano spesso documenti d'archivio), e vanno rispettati, avendo contribuito alla formazione di vere e proprie patine nobili, ad es. sui marmi.
Non erano infrequenti infatti nell'antichità patinature effettuate dallo scultore per far sembrare bronzo il marmo, o veri e propri trattamenti protettivi aventi lo scopo di proteggere sculture e rilievi che andavano messi in opera all'esterno di edifici.
Altre macchie di natura organica che si possono rinvenire sugli edifici sono quelle dovute ad attività biologica, quelle bituminose, imputabili ad es. all'asfaltatura di strade, e quelle dovute a scritte, disegni, ecc. comunemente note sotto il nome di graffiti, e costituite in genere da resine sintetiche colorate, acriliche o cellulosiche. I 'graffiti' spesso sono opere tanto pregevoli, da essere da taluni considerate testimonianze d'arte moderna da conservare; ma ancor più spesso sono solo scritte di carattere politico o folcloristico imbrattanti e deturpanti i monumenti, che andrebbero adeguatamente protetti.
 
La rimozione di macchie superficiali costituite da oli grassi e cere può essere effettuata mediante impacchi composti da una di materie disperdenti (argille, polpa di carta, ecc.), e un appropriato solvente chimico. Per gli oli e i grassi si dovranno utilizzare solventi leggermente basici come la butilammina e la trietano­lammina, mentre per le cere la trielina o i solventi clorurati hanno maggior successo. Per le macchie bituminose, ragie minerali e solventi aromatici sono generalmente efficaci mentre per i graffiti possono andar bene sia solventi alifatici (chetoni e solventi clorurati), che aromatici (toluene, xylene, ecc.). Quando le resine dei graffiti siano invecchiate per lunga esposizione agli ultravioletti dei raggi solari, per la loro rimozione si consiglia di usare degli sverniciatori (solitamente costituiti da cloruro di metilene ed altri solventi sospesi in metilcellulo­sa) che vanno applicati con pennelli di setola naturale, e lasciati agire a lungo (un'ora o più, a seconda dei casi), e poi rimossi con tamponi di cotone imbevuto di acetone. Sono senz'altro eccessive e dannose le rimozioni di scritte e manifesti che vengono eseguite mediante sabbia­tura a umido, o con vapore a forte pressione.
Una volta rimosse le scritte e i manifesti, è consigliabile proteggere le superfici pulite con sottili films di resine distaccanti incolori, ad es. di tipo siliconico.
 
Prescrizioni tecniche
Rimozione di scialbature
Rimozione di scialbature, o di sottili strati di pittura, sovrapposte agli elementi lapidei tramite l'applicazione di impacchi di polpa di carta confezionati in soluzione con sostanze chimiche in sospensione, da utilizzare nella formulazione più idonea alle specifiche caratteristiche ed alla natura della sostanza da rimuovere (miscele complessati, solventi, soluzioni leggermente basiche o acide). La lavorazione prevede i seguenti oneri: l'esecuzione di un congruo numero di piccoli campioni (tasselli) da sottoporre all'approvazione della D.L.; la pulizia di supporto da eseguire manualmente con spazzole di fibra vegetale o con bisturi ; l'applicazione dell'impacco conformemente alla formulazione ed ai tempi determinati nel corso delle campionature; l'asportazione dell'impacco e la fase finale della pulizia con l'azione combinata di spazzole vegetali, bisturi e leggeri spruzzi di acqua nebulizzata con l'apposito accessorio da giardinaggio.
Compreso ogni onere occorrente per dare la lavorazione compiuta ed eseguita sotto il controllo e le indicazioni di un restauratore professionista.
 
Pulizia preventiva dei materiali lapidei fortemente degradati
Pulizia preventiva dei materiali lapidei fortemente degradati da eseguire con impacchi assorbenti  al fine di ammorbidire e sciogliere i depositi superficiali e le croste nere raggiungendo un soddisfacente grado di pulizia senza intaccare l'integrità del paramento. Nella lavorazione sono compresi i seguenti oneri : l'esecuzione di un congruo numero di piccoli campioni (tasselli) da sottoporre all'approvazione della D.L.; la pulizia di supporto da eseguire manualmente con spazzole di fibra vegetale o con bisturi; l'ammorbidimento delle croste nere con l'esecuzione di impacchi chimici emollienti a base di argille inerti assorbenti, da applicare in uno spessore idoneo ed a strati successivi tenendoli in opera per il periodo di tempo determinato nel corso delle campionature; l'applicazione sull'impacco, nei casi di tempi d'intervento prolungati, di cotone idrofilo o di materiale simile capace di mantenere umido l'impacco; il rivestimento dell'impacco con teli di polietilene, da sigillare e collegare con nastri adesivi impermeabili; l'asportazione dell'impacco e la fase finale della pulizia con l'azione combinata di spazzole vegetali, bisturi e leggeri spruzzi di acqua nebulizzata con l'apposito accessorio da giardinaggio.
Compreso ogni onere occorrente per dare la lavorazione compiuta ed eseguita sotto il controllo e le indicazioni di un restauratore professionista.

Fonte testo:
L. Lazzarini M.L. Tabasso, Il restauro della pietra, CEDAM, Padova, 1986.
G.G. Amoroso, Il restauro della pietra nell'architettura monumentale, ed. D. Flaccovio, Palermo, 1995.
C. Feiffer, Il progetto di conservazione, Franco Angeli, Milano, 1997.
La conservazione dei monumenti, atti del 1° corso di informazione ASSIRCO, Perugia, 6-7-8 novembre 1979, a cura dell'Arch. Rosanna Cazzella, edizioni Kappa, Roma, 1981.