energia24 – Secondo lo studio Efficient Cities, realizzato dal centro studi dell'Anci con il supporto di Siemens Italia, Trento emerge come "città ideale", insieme a Bergamo, Brescia e Padova.

Il nostro lo potremmo definire il "millennio urbano", visto che il 50% del prodotto interno lordo mondiale viene già oggi prodotto in sole 600 città, una percentuale con tendenza a crescere. E per di più le città consumano i due terzi dell'energia e il 60% dell'acqua e generano il 70% della CO2. Che fare? Gli esempi sono molteplici ma si tratta quasi sempre di megalopoli che mal si rapportano con la situazione delle nostre città, peraltro più intuita che conosciuta con precisione.
Per capire meglio questa realtà Cittalia, il centro studi di Anci, ha realizzato con il supporto di Siemens Italia un sondaggio sulle 54 città italiane con più di 90.000 abitanti, che è stato presentato al recente convegno Efficient Cities organizzato da Il Sole 24 ORE.

I Cluster di eccellenza, dal verde urbano all'energia
Le città, spiega il direttore ricerche di Cittalia Paolo Testa, sono state esaminate secondo alcuni indicatori (la disponibilità di verde urbano, l'efficienza del ciclo dell'acqua, la gestione dei rifiuti, la qualità dell'aria, il livello del patrimonio immobiliare e la qualità dell'abitare, l'utilizzo di energia rinnovabile, il livello dell'offerta di servizi sanitari, l'efficienza dei servizi di mobilità e logistica) utilizzando dati di dominio pubblico da fonti come l'Istat, la Banca d'Italia, le Camere di Commercio, Legambiente, Agenzia del territorio, Censimento delle abitazioni e della popolazione. Dall'elaborazione di questi dati con un procedimento statistico di cluster analysis si sono raggruppate le città in 6 gruppi omogenei.
C'è il cluster dell'ambiente, che raggruppa le 17 città che hanno i più alti parametri ambientali, tra cui spicca Reggio Emilia. Una chiave di lettura di questo risultato ce la offre il Sindaco Graziano Delrio: "La città è per sua natura città delle persone, il luogo per eccellenza del noi, dell'agire in comune, della possibilità di migliorarsi insieme anche in un'epoca di forte crisi economica". Otto sono risultate le città del benessere, quelle cioè che godono di servizi sanitari sopra la media. La capofila qui è Cagliari, che vanta come fiore all'occhiello un sistema sanitario di eccellenza anche a livello nazionale, specie per la cura di patologie come la talassemia, il diabete mellito e la Sla. Le città del buon abitare e della mobilità sono 7 e si caratterizzano per alti indici di mobilità sostenibile e per la qualità del patrimonio abitativo. Tra esse spicca Venezia, destinata a diventare città metropolitana includendo 44 Comuni della Provincia. Punti di eccellenza sono l'efficienza energetica dell'edilizia abitativa e il trasporto urbano che prevede la sinergia di più modalità.
Le città dell'energia, quelle che vantano i migliori parametri energetici, sono 8. Tra esse è Lecce a eccellere, grazie all'alto numero di impianti fotovoltaici presenti sul territorio, incentivati dallo sgravio dell'1% dell'Imu per chi vorrà installare pannelli solari sul tetto della propria abitazione, e all'alto grado di utilizzo di fonti rinnovabili.

I centri che devono migliorare e quelli ideali
Per 10 città le note sono un po' meno positive, dato che per esse tutti i parametri risultano al di sotto della media: sono state battezzate "Città in divenire", come Pescara che enuncia criticità in vari campi come la raccolta differenziata dei rifiuti e il ciclo delle acque. Infine 4 sono le città ideali, quelle che presentano parametri d'eccellenza i tutti gli ambiti di analisi. Tra esse spicca Trento (le altre tre sono Bergamo, Brescia e Padova), che riesce a fornire una qualità della vita decisamente buona rispetto agli standard italiani. Ciò soprattutto per il suo posizionamento geografico su assi di comunicazione da secoli importanti, fatto che ha favorito quella profonda internazionalizzazione dell'ambiente che la caratterizza, come spiega il Sindaco Alessandro Andreatta, e per l'eccellenza del suo polo universitario.

Dove andranno gli investimenti
Lo studio esamina anche i piani di investimento, ma solo delle 32 delle città che li hanno comunicati. Sommando i dati si ottiene, per i prossimi 3 anni, un investimento globale - senza tener conto dell'indotto - di 37,7 miliardi di euro, un valore pari al 2,39% del prodotto interno lordo del 2011. È un dato significativo, ma esaminiamo in dettaglio le voci che lo compongono non si può non rimanere sorpresi dell'impenetrabilità delle nostre amministrazioni cittadine ai temi più attuali. Infatti, fatto 100 l'investimento globale, poco meno del 60% è destinato alle infrastrutture per la mobilità. Se a esso sommiamo le due voci che vengono immediatamente in successione, ossia la riqualificazione urbana e il patrimonio immobiliare, otteniamo un 90% del totale che potremmo definire "old economy", da confrontarsi con lo 0,1% assegnato a banda larga e Wi-Fi (con Venezia che denuncia uno 0,7% e Firenze uno 0,2%), mentre per l'energia, il risanamento urbano, la sicurezza e il ciclo rifiuti il valore è talmente basso che sulle slide appare una percentuale pari a zero. Una spiegazione, parziale, potrebbe essere che gli investimenti nelle grandi infrastrutture come le reti a banda larga non sono di pertinenza dei Comuni.