Rivestimenti interni in cotto

Autore testo: Serena Groppo

Sono sempre di più le architetture contemporanee che sono realizzate in cotto rivalutandone il valore di tradizione ma spesso anche trovando stimoli costruttivi innovativi.
Gli elementi in cotto utilizzati presentano spesso una nuova composizione materica e conformazione morfologica, risultato delle accresciute potenzialità di trafilatura e stampaggio dell'industria laterizia.
Nell'attuale scenario architettonico le tendenze delle costruzioni in laterizio si dividono in: un uso massivo del materiale; in un rivestimento a spessore , dissimulando il muro con un ricoprimento a cappotto; in un uso sperimentale del materiale attraverso rivestimenti sottili in cotto discostati dai supporti strutturali.
Il rivestimento a spessore passa quasi sempre davanti all'ossatura, risultando autoportante; il sistema innovativo che reinterpreta il cotto prevede un "avanzamento" del rivestimento rispetto alla struttura portante, montandolo sempre all'esterno, ma sorreggendo staticamente a "secco" a mezzo di fissaggi metallici, riducendolo in spessore, assegnandoli un ruolo di "membrana", di "scudo" protettivo adeguatamente distanziato dai supporti di elevazione.
Per l'orizzonte tecnico dei materiali e semilavorati derivati dall'argilla la ricerca di soluzioni che adottino una modalità di posa a secco è un fenomeno di recente acquisizione e con valenze del tutto sperimentali.
Il processo di razionalizzazione delle metodiche costruttive sia ormai irreversibile, privilegiando sempre più tecniche esecutive indirizzate alla creazione di involucri con materiali leggeri, componenti seriali, preferibilmente montati senza malta o collanti su strutture tamponate che lavorano in tensione piuttosto che in compressione.
Nel trattamento dei rivestimenti sottili non si evidenzia più la tradizione murale né si sottilineano i caratteri di pesantezza, di massa, di rigidità.
Se il muro classico in mattoni insiste sulla "saldatura", sulla continuità fra la materia laterizia e i giunti di malta, i dispositivi del rivestimento sottile sottolineano al contrario la disgiunzione delle parti, degli elementi in cotto, e di tutto ciò che è costitutivo dell'involucro architettonico.
Il nuovo involucro in cotto tende ad assumere un carattere più rigoroso ed ordinato, su allineamenti prevalentemente orizzontali e verticali, senza accentuazioni di rilievo.
Si sostituisce l'idea tradizionale di muro con lo schermo, che non ha nessuna funzione portante, né autoportante; si lavora in direzione dell'esaltazione della qualità piana dell'involucro contrastando l'appiattimento espressivo attraverso la sottolineatura della geometria, dell'incisione, degli allineamenti.

Per la posa in opera si pongono uno o due strati di mattoni o di pianelle o di quadroniin terracotta posti di piatto su uno strato di malta di calce dello spessore di 2 o 3 cm. L'utilizzo della malta di cemento è da sconsigliarsi poiché, a presa avvenuta, è troppo tenace e nel caso di rottura di qualche mattonella, per poterla sostituire, occorre rompere tutte le mattonelle vicine.

Gli schemi di posa maggiormente utilizzati sono:
- alternato;
- diagonale;
- a spina di pesce;
- promiscua.
Gli accorgimenti di carattere generale da tenere presenti nel progetto appaiono meno impegnativi di quelli in esterno, investendo unicamente la problematica dei giunti tecnici in tutti quei casi in cui 'in funzione dell'estensione dimensionale notevole della superficie da rivestire è consigliabile prevedere giunti di dilatazione in grado di assorbire le variazioni causate dagli sbalzi termici.
I giunti lasciati aperti fra gli elementi di cotto non vanno fugati a mezzo di malta o di stucco sintetico bensì chiusi utilizzando appositi profili o, meglio, materiali sigillanti speciali capaci di assecondare le eventuali deformazioni.

Posa in opera
Ad ultimazione dei lavori di muratura ed imbiancatura (salvo, eventualmente, da effettuare l'ultima 'mano') inizia - in genere - la fase di posa degli elementi in cotto.
La prima operazione, a seconda della tipologia degli elementi adottati, consiste nella divisione dei pezzi:
- il basso spessore si divide con un colpo trasversale sulla costola;
- lo spessore tradizionale si divide con leggeri colpi di martelletta lungo le linee di divisione.
In ogni tipo di posa, tutti gli elementi devono essere posati nel senso della scanalatura.
Fondamentalmente nella prassi esecutiva odierna coesistono, per quanto attiene alle tecniche di posa di elementi in cotto , tre criteri alternativi:
- classico (a malta umida posata in forma puntuale contestualmente all'allettamento dei singoli elementi in cotto);
- moderno (a malta semiumida posata in massetto);
- contemporanea (a colla cementizia sintetica).

Sigillatura dei giunti
Prima di procedere è necessario attendere - qualunque sia stato il tipo di posa adottato - un minimo di 24 ore dalle ultime fasi di allettamento degli elementi in cotto. Attraverso l'operazione di 'fugatura' si effettua il completamento al 'grezzo' della stesura che rimarrà in vista; tale operazione, come già anticipato, si sviluppa attraverso il riempimento e il costipamento dei giunti lasciati aperti nella fase di posa del cotto medesimo.
La sigillatura dei giunti può essere effettuata attraverso l'uso di due diversi tipi di preparati specifici:
- impasti a base cementizia;
- stucchi sintetici preconfezionatiindustrialmente.

Fugatura a base cementizia
L'utilizzo di miscele a base cementizia consente l'esecuzione della fugatura dei giunti con spessori ricorrenti (3-6 mm), che possono assumere comunque - su indicazione progettuale - dimensioni anche maggiori.
Possiamo, in via generale, suddividere i giunti in tre fasce dimensionali: fino a 5 mm, da 6 a 10 mm, superiori ai 10 mm.

Fugatura con stucchi sintetici
Per la realizzazione dei giunti effettuata con miscele preconfezionate bisogna avere l'accortezza, innanzitutto, di verificare alcune caratteristiche d'uso dei prodotti acquisibili sul mercato; in particolare:
- adozione di sigillanti la cui composizione sia priva di resine sintetiche o polimeri che potrebbero determinare, ad esecuzione effettuata, lungo il perimetro a vista degli elementi in cotto, delle antiestetiche alonature capaci di compromettere la 'omogeneità' e la bellezza materica del rivestimento in cotto;
- adozione di sigillanti non caratterizzati da un assetto cromatico finale eccessivamente contrastante rispetto al cotto, sia per motivi di congruenza tonale fra i giunti e gli elementi di laterizio che per rendere più semplice ed efficace la pulitura di residui sulle superfici del cotto.

Lavaggio del campo perimetrale
Prima di procedere alla pulizia finale della superficie in cotto è necessario attendere che sia perfettamente asciutto tutto il 'pacchetto' pavimentale che deve liberarsi di ogni umidità relativa indotta dalle fasi di posa.
I tempi di attesa possono variare da un minimo di 15 gg fino a 30 gg circa.
Finalità del lavaggio è di intervenire efficacemente (e in forma definitiva)per rimuovere tutti quegli elementi estranei che ne pregiudicherebbero sotto il profilo estetico la piena godibilità, come i residui delle lavorazioni di cantiere e i depositi calcarei e salnitrazioni dovuti alla risalita in superficie di sali di calcio contenuti nelle malte.
In dettaglio, la sequenza operativa può essere così schematizzata:
- lavaggio del pavimento con le soluzioni acide ed attesa massima di 3-4 minuti per consentire una efficace azione di disgregamento dei residui di malta;
- 'strofinio' contestuale a mezzo di spazzole al fine di amplificare l'azione pulente della soluzione acida;
- raccolta ed evacuazione delle soluzioni acide utilizzate;
- risciacquatura ripetuta, con acqua abbondante e pulita, effettuata a pavimento completamente asciutto.

Trattamento del pavimento
Quando la superficie risulta accuratamente pulita e completamente asciutta può iniziare l'ultima fase del trattamento (ovvero la finitura superficiale) attraverso due diversi tipi di procedure e sostanze:
ceratura con cere cremose in pasta, che fungono esse stesse da sostanze impermeabilizzanti;
impermeabilizzazione e ceratura con cere liquide.

Fonte testo:
AA.VV , Manuale di Progettazione Edilizia, ed. Hoepli, Milano 1995