Rivestimenti interni in travertino

Autore testo: Lorenzo Soro, Valentina Susini

I travertini sono rocce sedimentarie generate per deposito chimico di carbonato di calcio con successiva decomposizione e dilavamento delle componenti vegetali inglobate nell'impasto.
La struttura presenta dei vuoti dovuti alla decomposizione delle componenti vegetali, ma abbastanza compatta e resistente se esposta agli agenti atmosferici. Presentano in genere tonalità chiare, variabili dal bianco al bruno attraverso varie gradazioni di giallo.
Alcune varietà sono lucidabili.
Vengono estratti in Toscana, Lazio e Marche. Tra quelli esteri: i rossi persiani e spagnoli.
Prestazioni e requisiti
I travertini presentano proprietà meccaniche inferiori rispetto a quelle di altri materiali lapidei più resistenti, ma vengono comunque largamente utilizzati per la facile reperibilità e lavorabilità.

Vedi la tabella sulle proprietà di alcuni travertini

POSA IN OPERA
La posa in opera del travertino, può avvenire secondo il metodo a umido (malta o malta e zanche), o secondo il metodo a secco.
 
Metodo a umido
Le lastre vengono saldate al supporto murario mediante malta, collanti e/o zanche.
Imbottitura completa di malta
Questo sistema viene utilizzato preferibilmente quando la struttura da rivestire non supera i tre metri di altezza in quanto rivestimento e struttura di supporto, uniti dallo strato di malta, diventano un unico corpo in cui i differenti coefficienti di dilatazione termica provocano il distacco delle lastre.
E' importante che ogni materiale possa seguire le proprie variazioni dimensionali senza arrecare danni al rivestimento: per garantire tale possibilità, nella posa in opera vanno considerate le distanze tra le lastre.
Le realizzazioni a giunto aperto, per le lastre, devono presentare distanze di almeno 6 mm; quelle a giunto chiuso, distanze di almeno 2-3 mm; i giunti vanno poi stilati con sigillanti.
 
Malta e zanche
Nella posa in opera con malta si ricorre all'utilizzazione di dispositivi metallici che assicurino le lastre lapidee al supporto murario. Questi dispositivi (zanche o grappe) presentano una forma adatta ad inserirsi negli appositi alloggiamenti ricavati nei bordi delle lastre, in modo da trattenerle assicurando loro la dovuta sicurezza statica. La posa in opera con malta e zanche può essere di due tipi: a zancatura rigida non portante e a zancatura rigida portante.
Nella tecnica a zancatura rigida non portante le zanche (non portanti) hanno come unica funzione quella di evitare il ribaltamento delle lastre. La lastra risulta in tal modo semplicemente ancorata ma non sostenuta.
Questo sistema prevede sempre l'imbottitura completa posteriore di malta. Lo svantaggio consiste nel fatto che, a partire dalla seconda fila fino all'ultima, le lastre essendo sovrapposte si trasmettono i carichi.
Nella tecnica a zancatura rigida portante le zanche svolgono una duplice funzione: il ritegno della lastra inferiore ed il sostegno della lastra contigua superiore. Di solito sono fermate da un ferro piatto con frontale a "doppia T" che trova alloggiamento nelle due scanalature praticate sulle coste orizzontali delle lastre. Questo tipo di zanca è adatto per lastre di forte spessore e notevoli dimensioni.
Anche in questo caso è prevista l'imbottitura completa posteriore di malta.
Difetti: il sistema con le zanche è un sistema "fisso" di ancoraggio; una volta poste in opera le zanche, non è possibile effettuare regolazioni delle lastre nelle tre direzioni dello spazio che permettano di complanare la facciata.
 
Incollaggio a mastice
Come elemento di collegamento tra rivestimento e supporto murario, vengono utilizzate malte a base di leganti plastici (caucciù, resine).
Questa tecnica, tra i vari vantaggi, consente di impiegare rivestimenti di spessori sottili, di eliminare tutti i tipi di dispositivi di ancoraggio, e consente una maggiore rapidità di installazione. Tuttavia esistono delle problematiche che derivano proprio dalla natura del collante utilizzato il cui spessore risulta talmente sottile da non consentire la correzione di eventuali irregolarità della parete di supporto la quale dovrà pertanto essere perfettamente a piombo e liscia.
 
Metodo di ancoraggio a secco
Questo metodo permette di realizzare rivestimenti le cui operazioni di montaggio risultano facilitate, e ove risulta possibile correggere le eventuali imperfezioni del supporto o rimuovere il rivestimento.
La posa degli elementi può avvenire partendo sia dall'alto che dal basso. Nel primo caso si ha il vantaggio di evitare di sporcare o danneggiare le lastre sottostanti già posate.
I metodi di ancoraggio si suddividono in diretti e indiretti.
metodo diretto
Nel metodo diretto vengono utilizzati elementi di ancoraggio chiamati "puntiformi", costituiti da dispositivi che vengono applicati direttamente alla muratura da rivestire.
Tali dispositivi possono essere fissi o regolabili:
quelli fissi vengono applicati quando la distanza tra lastra e muratura non supera i 2-4 cm , mentre quelli regolabili permettono una maggiore distanza tra muratura e pannello essendo caratterizzati da staffe provviste di asole che consentono anche una migliore regolazione.
In entrambi i casi gli elementi per agganciare le lastre al supporto sono costituiti da spinotti o staffe che si inseriscono in apposite scanalature o pozzetti praticati sulle coste inferiori e superiori delle lastre.
metodo indiretto
Nel metodo indiretto per l'ancoraggio tra rivestimento e muratura, viene utilizzata una sotto struttura composta da profili metallici sui quali vengono applicate le staffe con funzione portante e di trattenimento. Tale metodo permette di poter regolare le lastre secondo varie direzioni grazie alle staffe che scorrono su tutta la lunghezza dei profili metallici. Questo metodo può essere applicato anche su pareti fuori piombo come quelle di edifici di vecchia costruzione.
Con struttura in c.a. e tamponamenti in laterizio, questo metodo prevede la posa di profili distanziali interpiano in acciaio, che vengono applicati alle travi e alle fasce marcapiano in c.a.
 
Bibliografia:
S. Casini (tesi di laurea), La facciata in pietra- tecnologie e metodi progettuali, Università degli studi di Firenze, Facoltà di Architettura,1994.
C. Amerio (a cura di), Strumenti per la tecnologia delle costruzioni e la progettazione edilizia, Società editrice internazionale, Torino, 1996.
E. Gregorini, I rivestimenti interni- materiali e sistemi, Maggioli Editore, Rimini, 1996.
Pietre naturali nelle costruzioni, Andrea Boeri, Milano, Ulrico Hoepli Editore spa, 1996
M. di Sivio, Facciate di pietra ' il marmo nell'architettura contemporanea: tecnologia dei paramenti esterni tra innovazione e tradizione, Alinea editrice, Firenze, 1993.
C. Amerio, G. Canavesio, Tecniche ed elementi costruttivi, vol.4°, fa parte di 'Strumenti per la tecnologia delle costruzioni e la progettazione edilizia, collana a cura di C. Amerio, Società editrice internazionale, Torino, 1996.

Travertino

Travertino