Architetture in dettaglio – In Francia un parallelepipedo quasi sparisce fondendosi con il paesaggio mentre all'interno lo spazio flessibile è aperto per molteplici configurazioni spaziali

Dole è una cittadina medioevale, ricca d'arte e di storia (nota per la Chiesa Colleggiata torreggiante sulla collina e custode di memorie dei cavalieri templari), costruita
sulla destra orografica del fiume Doubs; appartiene al dipartimento della Giura e, prima della sua annessione alla Francia nel 1678, era la capitale della Franca Contea.
Se il centro storico si è conservato piuttosto intatto, sulla riva sinistra del Doubs, dietro un argine connotato da una natura selvaggia, si è sviluppata, nel tempo, una zona
industriale con mulini, forge e fabbriche. Proprio in questa area, nel 2002, è stato bandito un concorso per realizzare un parco e un centro polifunzionale, in seguito
chiamato La Commanderie.
L'architetto Brigitte Métra, per vent'anni collaboratrice di Jean Nouvel, ora sua associata e al contempo titolare dello studio Métra+Associés, vinse il concorso. Nativa di
Dole, Brigitte Métra giocava in casa, perché aveva nel proprio animo quello spirito del luogo che è emerso nelle tre scelte di base del progetto: r ivolgere l'edificio verso il
centro storico e la Colleggiata; camuffare il grande volume del centro polifunzionale per ridurne l'impatto, costruendo un'architettura camaleontica; rendere invisibile la
facciata d'ingresso rivolta a nord, verso la città.
Il volume del centro è, in effetti, un parallelepipedo di 59x56,5x12 metri (l'altezza era fissata dalle normative locali), leggermente arretrato rispetto alla riva del fiume Doubs
e orientato verso la chiesa e il centro storico di Dole, con i quali dialoga.
Per attenuare l'impatto del monolito, la progettista ha adottato lo slogan: “sparizione e metamorfosi”. La Commanderie, di fatto, sparisce, fondendosi con il paesaggio
circostante, grazie al particolare trattamento delle superfici perimetrali. Nel calcestruzzo armato delle pareti est, sud e ovest, praticamente cieche, sono incollati macigni
di pietra estratti dalle cave locali, quelle stesse cave da cui erano state ricavate le pietre per costruire il centro storico e di cui l'edificio vuole conservare il colore e la
materia, come esempio moderno di genius loci. In realtà, per contenere le spese (l'edificio doveva costare al massimo 1500 euro/m2), alcuni dei massi utilizzati sono
artificiali.
A questo primo strato, lapideo, se ne aggiungono altri due. Il primo è una maglia irregolare di tondini di acciaio posizionata a 90 cm dalla parete di calcestruzzo, su di
essa crescono piante rampicanti (terzo strato) di caprifoglio, glicine, luppolo e clematide, la densità e colorazione delle quali variano in funzione delle stagioni. D'inverno,
emergono soprattutto il calcestruzzo armato e le pietre, in primavera, si infittiscono le piante e le foglie trascolorano dal verde al giallo, al rosso, fino al vinaccia autunnale.
Il muro definisce una sintesi fra natura e artificio, le pietre e le piante che lo compongono sono i “materiali” estratti e derivati dal luogo.
La terza scelta di Brigitte Métra è stata rendere invisibile la facciata principale rivolta a nord. Se le tre laterali si mimetizzano camaleonticamente con l'uso della
vegetazione, la quarta lo fa con un materiale del tutto artificiale: lastre di acciaio inossidabile lucidato, riflettendo come uno specchio il paesaggio circostante, la natura e
la città in lontananza, fanno letteralmente sparire il prospetto nord, che si presenta come un quadro surrealista di magrittiana memoria, ma vivo e mutante. La pelle di
acciaio inizia a tre metri dal suolo, perché è posizionata sopra una vetrata scorrevole che mette in relazione visiva la hall con il nuovo parco e, se aperta completamente,
estende gli spazi interni verso l'esterno.
La quinta facciata, ossia la copertura, è una griglia di travi di acciaio galvanizzato che emergono dalla linea di gronda per mitigare la monoliticità de La Commanderie
attraverso un attacco al cielo stemperato e leggero.
Passiamo all'interno. Il programma funzionale prevedeva la costruzione di una sala polivalente capace di adattarsi a diverse configurazioni in funzione del tipo di
manifestazione e del numero delle persone previste per ogni evento. La sala principale è stata concepita come un tool box di 47x40 metri, libero da sostegni e senza
alcun punto focale fisso. La sua unitarietà è garantita dalla struttura metallica di copertura, che funziona anche come “strato tecnico” visibile dall'interno. Sulla copertura,
sono collocati lucernari per portare la luce naturale nello spazio sottostante; essi vengono oscurati durante le performance teatrali, mentre possono essere aperti in
occasione di eventi sportivi o mostre.
All'interno di questo spazio, si respira un'atmosfera sobria ed elegante, grazie a partizioni acustiche mobili di legno di betulla, trattate con diverse sfumature di vernice e
opportunamente incise per migliorare l'assorbimento e la diffusione del suono, e alle file di sedute di diverse variazioni di grigio, anche queste mobili per rispondere alla
richiesta di flessibilità del programma funzionale.

Intreccio di travi reticolari
Il programma funzionale prevedeva la costruzione di una sala polivalente, capace cioè di adattarsi a diverse configurazioni. Per favorire questa flessibilità, Brigitte Métra ha
concepito uno spazio libero da appoggi intermedi reso possibile da una copertura formata da un insieme di travature reticolari capaci di coprire luci nette molto ampie. La
struttura metallica, a 9 metri dal livello del suolo e alta fino a 3 metri, chiude l'intero perimetro dell'edificio (59x56,5 m). In corrispondenza della grossa parete mobile, che
divide il foyer dalla sala in una delle diverse configurazioni possibili, è posta la trave reticolare principale, doppia. Su di essa si innestano perpendicolarmente altre 4 travi
reticolari della stessa altezza, che corrono fino a poggiare sui setti di calcestruzzo armato ai lati del palco. Verso la zona di ingresso, la doppia trave è collegata con
quella che regge la facciata principale attraverso un doppio impalcato di travi di acciaio che forma due solai, quello di copertura e quello di calpestio dei locali sopra il
foyer. Il sistema, seppure piuttosto semplice, risulta molto efficace, poiché le travi principali si intersecano perpendicolarmente a costituire quasi un solaio nervato. La
struttura di copertura svolge la funzione di layer tecnico, nel quale sono stati inseriti la cabina di regia, gli impianti tecnici, gli alloggiamenti dei sistemi e delle
attrezzature teatrali e di scena.
Alla struttura metallica di copertura sono stati appesi pannelli scorrevoli con funzioni acustiche. La loro possibilità di movimento, unita a quella degli spalti (per la
movimentazione dei quali bastano un minimo di tre persone), permette di creare ambienti di diversa dimensione, geometria, capienza e atmosfera: palazzetto dello sport,
spazio espositivo, sala concerti per musica da camera da 300 posti, centro congressi e auditorium per 800, 1200 e 2800 spettatori. Inoltre, facendo scorrere le vetrate
mobili della facciata a nord, si può estendere la sala polivalente fino alla riva del fiume e ospitare intorno alle 3000 persone.

Scatola camaleontica
La facciata nord, dov'è collocato l'accesso a La Commanderie, si organizza su due livelli. Il primo, alto tre metri, è una facciata vetrata continua, i cui moduli, liberi di
scorrere sulle guide posizionate lungo le travi della copertura, consentono la completa apertura del piano terra abbattendo la divisione interno/esterno e, quindi,
permettendo alla hall di relazionarsi direttamente con il parco in occasione di eventi particolari.
La facciata trasparente libera da sostegni strutturali intermedi è resa possibile perché il secondo livello è costituito da una serie di travi reticolari verticali, poste
ortogonalmente alla facciata stessa, appese a una trave, anch'essa reticolare, che copre tutta la luce della campata (56,5 metri).
Le travi sono rivestite da pannellature che fungono da controventi.
Il paramento di finitura superficiale esterna è di lastre di acciaio inossidabile lucidato, alte 9 metri e larghe 90 cm, incollate su uno strato di lamiera grecata. L'involucro
così composto si comporta come una pelle capace di reagire alle minime variazioni cromatiche e luminose: vibra.
Se il cielo è algido, la facciata diventa ghiaccio, se è del rosa dei tramonti invernali, diventa uno struggente quadro romantico.
Risultato: l'edificio è completamente assorbito nel paesaggio, il suo impatto è mitigato.
Infine, la facciata nord presenta, al secondo livello, due ampie aperture vetrate, posizionate per inquadrare viste precise sulla città, in particolare la Chiesa Colleggiata, che così viene percettivamente portata all'interno dell'edificio.

Scheda progetto

Luogo: Dole, Jura, Francia

Committente: Città di Dole

Progettista: Métra + Associés

Tempi progetto: 2002-2004

Tempi di realizzazione: 2004-2006

Superficie costruita mq: 4400 M2

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