intervista – Graziano Lento, AEC Industry Account Executive di Autodesk Italia, spiega come la tecnologia BIM aiuti a snellire i processi dell'architettura e ad ottimizzare i flussi di lavoro dei vari protagonisti che partecipano alla progettazione del manufatto edilizio.

Building Information Modeling (BIM). Di cosa si tratta e perchè sarà sempre più importante nel mondo della progettazione?

Il BIM è un processo con il quale si possono creare, analizzare e gestire modelli virtuali molto vicini a quelli fisici. Mi riferisco a modelli virtuali di edifici che possiedono tutte le informazioni necessarie (non solo geometriche) per sviluppare analisi e progettazione integrata, gestire al meglio le complessità della sua costruzione e della successiva gestione e manutenzione.
Nel mondo della progettazione il BIM si propone di innovare il processo e di standardizzare alcune parti andando a recuperare del tempo e dei costi preziosi, oltre a dare risposte molto più rapide al progettista. La progettazione integrata non può non tenere conto di creare un protocollo di comunicazione condiviso, e questo viene in parte svolto dal BIM. Le aziende di progettazione che vorranno lavorare in ambienti internazionali e con vari professionisti di altri ambiti non potranno continuare il modus operandi attuale fatto di compartimenti stagni e documentazione bidimensionale.

In che Paesi il Bim è obbligatorio nella presentazione dei progetti pubblici e quale è stato il motivo per cui è lo è diventato?

Il più vicino a noi è UK dove nel 2016 sarà ufficialmente in vigore il BIM negli appalti pubblici. C'è stato un gran rumore su questa scelta del Ministero dei Lavori Pubblici di UK. La loro scelta è stata motivata con il beneficio che il BIM apporterà in termini di risparmio nell'appalto completo, stimato con numeri vicini al 30%, un'enormità. A questo paese vanno aggiunti la Finlandia in Europa, mentre Germania e Paesi Nordici stanno quasi arrivando alla definizione dello standard. I paesi del medio Oriente, il Qatar (dove sono concentrati molti degli appalti più importanti dei prossimi anni), la Cina, la Corea, l'Australia ed alcuni dei paesi Brics. Gli USA stanno utilizzando richieste BIM negli appalti pubblici e stanno creando normative apposite. E' chiaro che lavorare in questi paesi non sarà fattibile per chi non ha determinati requisiti di partenza.

Lavorare in Bim vuol dire conoscere dettagliatamente e integralmente il progetto. Il piccolo studio associato, magari specializzato solo su alcuni aspetti della progettazione, come potrà lavorare in modo sinergico con i propri partner?

Direi finalmente! La risposta è nella domanda, il progettista deve conoscere dettagliatamente e integralmente il progetto. Il piccolo studio associato continuerà a lavorare in proprio, come ha sempre fatto, ma porterà le proprie informazioni nel database centrale del modello BIM e ne estrarrà quelle necessarie a portare avanti la propria disciplina di competenza. Tutto questo avverrà grazie alla tecnologia, al cloud ed all'innovazione del processo. Chiaramente il tipo di ingaggio tra i vari studi sarà fatto in modo diverso e seguendo dei "dettami" di collaborazione e stretta integrazione delle informazioni, quindi cambieranno anche le forme contrattuali e le richieste di materiale.

I grandi studi di architettura che lavorano a livello internazionale, utilizzano e padroneggiano questo tipo di tecnologia? Oppure non è necessaria una grossa competenza in merito per emergere all'estero?

I grandi studi di Architettura, spontaneamente o meno, hanno iniziato da qualche anno ad iniziare questo tipo di approccio metodologico e oggi possiamo dire che padroneggiano la tecnologia, anzi ne chiedono continuamente di nuova. Personalmente penso che per emergere all'estero il BIM sia una condizione essenziale, ma poi deve venir fuori la qualità del progetto e del progettista. L'unione di Persone, Processi e Tecnologie genera innovazione, e gli studi italiani non hanno nulla da invidiare a grandi firme straniere, e lo dimostrano ogni giorno firmando progetti prestigiosi dovunque. Si tratta solo di tornare ad innovare la filiera, che è l'unica grande mancanza che vedo nel nostro modus operandi.

Dalla semplice linea del 2D al metadato delle tecnologie evolute. Quali sono le opportunità che il BIM offre alle aziende produttrici di materiali per l'archiettura?

Diciamo che dopo anni di vettori con pochi attributi stiamo passando ad oggetti sempre più intelligenti, oggi la tecnologia permette ad un oggetto di libreria (di qualunque genere) di poter relazionarsi con il progetto stesso, di adattarsi, di cambiare in pochi secondi materiale e geometrie. É una straordinaria occasione quella che viene fornita alle aziende produttrici di materiali perchè possono veramente impattare la fase progettuale con i loro elementi e la loro unicità. Il proliferare di siti internet che offrono oggetti BIM intelligenti sia gratuitamente che a pagamento è la conferma di quello che affermo. Ci sono aziende illuminate che pubblicano più materiale possibile ed altre che si fanno aiutare da portali esterni. La possibilità che la progettazione con elementi intelligenti possa portare ad una vendita di questi materiali nella realtà è sempre più concreta.

Il Bim ha l'obiettivo ambizioso di cercare di modificare radicalmente il metodo di progettazione dei professionisti. Un segnale in questo senso non dovrebbe arrivare direttamente dalle istituzioni competenti in materia? Magari anche in termini di legislazione?

Io non mi fermerei al metodo di progettazione, la vera sfida è il cambiamento radicale dei processi interni, la ridefinizione dei ruoli dei progettisti. Chiaramente se ci fosse una spinta dettata dalle istituzioni saremmo qui a commentare il BIM già pronto per l'Italia, ma abbiamo un ritardo di almeno 3-5 anni rispetto al mondo anglosassone. Per il momento si sta lavorando su embrioni che spero possano portare presto a dei risultati importanti. Mi riferisco ad Innovance, che rappresenta l'incubatore del BIM per l'Italia, sperando che una volta dimostrata la sua utilità possa essere adottato per gli appalti pubblici. Mi riferisco anche al mondo delle Università, delle Associazioni di categoria e degli enti preposti, uno su tutti il Cresme, sperando che i loro appelli e studi possano aumentare la sensibilità dei governi su questo argomento. Va anche chiarito che la modifica della nostra legislazione non è mai una cosa facile ed anche il cambio dei contratti e delle relative normative è un processo lungo. Uno dei pochi esperimenti di appalto BIM in Italia, un ospedale progettato da una illuminata committenza a Genova, è partito con tanto entusiasmo sul BIM ma poi ha rallentato proprio in virtù di legislazioni non proprio chiare.

La tecnologia BIM potrebbe aiutare a riavviare il settore della progettazione in Italia soprattutto tenendo conto che nei prossimi anni si parlerà principalmente di recupero dell'esistente?

Parlare di nuovo o di recupero dell'esistente non è problema per chi decide di utilizzare il processo BIM, esistono molti vantaggi per qualunque tipo di ambito edilizio. Oggi le tecnologie ci permettono di catturare le condizioni attuali di un edificio e di creare delle opzioni di modifica dello stesso, analizzare le risposte dal punto di vista della performance energetica e comfort interno, del suo impatto ambientale, dei costi dell'opera, della progettazione del cantiere e successiva viabilità (se in centri storici) fino alla gestione dell'opera. Queste operazioni hanno subito, proprio grazie alle tecnologie innovative, una decisa accelerazione e soprattutto permettono delle analisi importanti già con i primi rilievi di fase concettuale. Continuare ad utilizzare il vecchio metodo non aiutare certo i progettisti a dare risposte alle committenze su questi argomenti e nemmeno a vincere più progetti.

Quali sono i tempi di implementazione del BIM e quali i costi più importanti?

Le aspettative sul BIM sono molteplici, molte aziende sono convinte di averlo comprato in un software, altre hanno paura di usarlo perchè temono di perdere produttività per i prossimi due anni. Il BIM ha dei tempi di implementazione che sono strettamente correlati a quanto è importante l'implementazione stessa per gli obiettivi di business dell'azienda stessa. Il passaggio al BIM non viene quasi mai fatto in modo indolore o in modo tranquillo (anche perchè ha dei costi che devono produrre in qualche modo dei risultati). I tempi possono variare da 3-6 mesi per rispondere a bandi di gara ed iniziare a lavorare sui progetti fino a 12-18 mesi per essere operativi al 100%. Sono molteplici le attività da intraprendere quando si passa al BIM. Solo per citarne alcune: l'obbligo dell'azienda di progettazione di assumere (sia esso interno o esterno) una figura di BIM Manager; rivedere la struttura di commessa a livello di personale; creare un proprio standard di ingresso; un ambiente di lavoro; imparare al meglio i software ed inserire sistemi di Data Management per gestire al meglio i dati senza perderli. Per velocizzare i tempi si possono assumere consulenti esterni per formare il BIM Manager, non è consigliato invece il lavoro di service per progetti (costa troppo ed il know how rimane fuori dall'azienda). Per quanto riguarda i costi vivi, chiaramente i software e le giornate di consulenza di esterni sono la parte viva maggiore; ma permettimi di dire che i costi reali sono nascosti nella struttura che deve modificare il proprio modo di operare: più alta sarà la resistenza al cambiamento e maggiore sarà il costo nascosto di questo passaggio, che si determina in perdita di produttività per lunghi periodi e tipicamente in battaglie interne. Riassumendo in un pensiero, le aziende passino al BIM se hanno veramente intenzione di usarlo in produzione, comprare un software come se fosse un nuovo gadget non ha senso, pensare che con le stesse risorse ed in pochissimo tempo si sarà operativi è sbagliato, invece bisogna farsi aiutare da chi ne sa di più almeno nelle prime fasi.