Scandole bituminose

Autore testo: Laura Buonanno e Pietro Copani

Le scandole bituminose usate per la copertura dei tetti sono delle lastre multistrato composte di intelaiature di un derivato del petrolio, il bitume appunto. Questo, ottenuto per evaporazione e condensazione, è costituito da componenti oleose (malteni) e solide (asfalteni), ripartite finemente all'interno; il metodo di lavorazione e la concentrazione degli asfalteni ne individuano quattro tipi, tutti utilizzati nella produzione di scandole bituminose:
bitume di distillazione, morbido e di durezza media,
bitume di ossidazione, in cui gli asfalteni sono in maggiore concentrazione grazie al processo ossidante, che conferisce elasticità gommosa e scarsa modellabilità plastica,
bitume polimerico, che si ottiene facendo reagire bitume di distillazione e polimeri (in concentrazione di 12-30%), la cui presenza fornisce al prodotto elevata flessibilità e resistenza al deterioramento e agli agenti chimici,
bitume riempito, mediante l'inserimento di sostanze fibrose o granulose (come la lana di roccia), grazie ai quali migliorano la resistenza alle intemperie e ai colpi.
 
La produzione di scandole prevede la sovrapposizione di diversi strati:
struttura portante: composta di lana di vetro o di fibre artificiali, o ancora da cartone di feltro grezzo o pasta di legno; questo strato viene impregnata con bitume di distillazione,
rivestimento in bitume di ossidazione o polimerico, su tutti e due i lati della struttura portante,
strato superficiale, posto su una sola faccia della scandola, e costituito da scaglie di pietra o di granulato minerale o ceramico.
 
Mentre la fibra portante serve ad evitare che il bitume si spacchi ad elevate temperature, lo strato superficiale è decisivo per la buona efficienza a tenuta della copertura: deve infatti resistere alle intemperie e ai raggi UV (di solito i prodotti in commercio hanno una durata garantita di 15-25 anni, ma alcuni arrivano fino a 30 anni di garanzia). La superficie può essere composta di scaglie d'ardesia o di basalto, di sabbia di quarzo o granulato di ceramica; ed è disponibile in svariate tonalità di colore: la scelta di un colore chiaro è indicata nei climi caldi per la maggiore riflessione dei raggi solari, e la conseguente minore temperatura cui sono sottoposti gli strati di bitume.
La protezione degli strati bituminosi al calore è fondamentale perché il bitume è un materiale termoplastico; si riduce cioè la sua durezza all'aumentare della temperatura, passando infine dallo stato solido a quello liquido. Inoltre i materiali bituminosi reagiscono ad una pressione lieve in maniera elastica, ma se la pressione aumenta si possono formare delle impronte (ciò avviene anche all'aumentare della temperatura): si passa così da un comportamento elastico ad un prevalere delle deformazioni plastiche.
 
Taglio
Le scandole bituminose sono in genere tagliate in forma rettangolare, munite di due o tre tagli che le dividono in tre o quattro parti uguali (dette fogli di scandola) nella loro parte inferiore, mentre la parte superiore rimane intera per favorire la sovrapposizione delle lastre al momento della posa; sulla faccia superiore sono inoltre presenti punti o strisce di colla per l'incollaggio in opera, mentre sul lato inferiore uno strato di silicone impedisce che le lastre si attacchino tra loro durante lo stoccaggio in magazzino.
 
Posa in opera
La posa delle scandole è indipendente dal fondo su cui si applicano o dalla pendenza del tetto, se non per alcuni accorgimenti nel fissaggio delle lastre: infatti, in virtù delle loro caratteristiche morfologiche le scandole si adattano a qualsiasi tipo di fondo e le eventuali imperfezioni o piccole gobbe presenti sul fondo non ne alterano l'efficienza o l'estetica. Gli accorgimenti durante la posa si limitano a distanziare le scandole tra loro in orizzontale di 1 o 2 mm per rispettare la dilatazione dovuta all'escursione termica; a posare il primo strato capovolto in corrispondenza della gronda, incollandone sopra uno nel giusto verso (con i tagli rivolti verso la gronda stessa); infine a sfalsare gli strati successivi di mezza scandola per rendere l'effetto desiderato di lastre sovrapposte e sfalsate di mezzo foglio.
Per il fissaggio delle lastre si usano chiodi a testa larga o graffe (queste hanno maggiore resistenza) anticorrosione e di lunghezza 25-30 mm; nel caso di pendenze superiori a 60° è necessaria un'ulteriore graffatura sugli angoli superiori della lastra. Nel caso di coperture in calcestruzzo leggero o pomice si usano dei chiodi conici speciali, adatti a questi tipi di materiale.
La colla presente sulla faccia superiore della lastra permette alle scandole di incollarsi con il tempo, grazie unicamente al peso proprio e al calore durante il giorno; se però la posa avviene in stagioni poco assolate occorre favorirne l'incollaggio con fonti di calore artificiali come un piccolo bruciatore a mano.
 
Pezzi speciali
Sui bordi delle falde le scandole si adattano ad essere tagliate per ottenere dei pezzi speciali, col solo uso di un coltello o di forbici; inoltre è facile piegarle e adattarle alla forma del giunto da coprire, facendo in ogni caso attenzione all'incollaggio delle lastre: soprattutto in climi freddi è preferibile scaldare le scandole per piegarle meglio, e poi scaldarle ancora per favorirne l'incollaggio. Le scandole vengono così posate in corrispondenza delle varie sezioni del tetto:
colmo: le scandole vengono tagliate in corrispondenza dei tagli già presenti in tre o quattro parti uguali, piegate e posate uniformemente sui due lati del colmo, girate di 90° rispetto a quelle che coprono le falde e in direzione contraria a quella del vento dominante;
displuvio: la copertura avviene come per il colmo;
gronda: la prima fila di lastre viene incollata su uno strato sottostante rigirato, posato su una lamiera di gronda trattata con degli anticorrosivi; il bordo delle lastre deve essere distanziato di 10 mm dal bordo della lastra di gronda;
compluvio: tagliando le scandole si ottengono dei pezzi che assecondano l'inclinazione fra le falde, facendo attenzione a che le scandole stesse siano ben sovrapposte; se l'inclinazione è eccessiva la piegatura delle lastre può provocare delle fessure sulle stesse, per cui è consigliabile l'attenuazione dell'angolo mediante l'inserimento di un listello a cuneo sul compluvio: su questo cuneo saranno poi fissate le scandole;
connessione al muro: le scandole vengono rigirate sul muro per un'altezza di 100-150 mm, sottoponendo un cuneo a sezione triangolare; le lastre sono poi fissate con una lamiera avvitata alla parete, munita di gocciolatoio e distanziata dalle scandole mediante una guarnizione;
estremità della falda: viene posto un listello a cuneo (di altezza non inferiore a 30 mm) sul bordo della falda, con la punta rivolta verso l'interno della falda stessa: si rialzano così le scandole in corrispondenza della terminazione del tetto, poi rigirate e ricoperte da un bordo costituito da lastre tagliate come per il colmo, e posate dal basso verso l'alto per un'ovvia facilità di deflusso dell'acqua; se si prevede la presenza di un listello o piccola parete verticale si rigirano le lastre (vedi connessione al muro) e si fissano con una scossalina metallica.
 
Manutenzione
La manutenzione della copertura con scandole bituminose è ridotta all'eliminazione di foglie per prevenire la formazione di humus e l'occlusione degli impianti di svuotamento dell'acqua; inoltre tutte le parti metalliche vanno trattate con una mano di vernice anticorrosione sulla superficie del manto di copertura del tetto.

Fonte testo e disegno:
AA. VV., Grande Atlante di Architettura - Atlante dei Tetti, vol. 4, Torino 1998.