Testo di Carlotta Eco

SIEEB - Sino Italian Ecological and Energy Efficient
Testo di Carlotta Eco

SCHEDA PROGETTO

Luogo: Pechino, Cina
Committenza:
IMET (Ministero Italiano dell'Ambiente e del Territorio),
MOST (Ministero della scienza e delle tecnologie della Cina),
Tsinghua University - Beijing China
Progetto macchina energetica: Dipartimento BEST del Politecnico di Milano (Project Leader Prof. Federico Butera)
Progettista Architettonico: MCA Mario Cucinella Architects
Progetto strutture speciali, Ingegneria delle facciate e Project Management: Favero & Milan Ingegneria (Team: Sandro Favero, Federico Zaggia, Luca Nicolini, Marina Tosetto)
Site architect: CAG China Architecture Design & Research Group
Construction Management: Impregilo Edilizia e Servizi spa
Tempi progetto: 2003 - 2004
Tempi di realizzazione: 2005 - 2006
Superficie costruita: 20.000 mq
Volume costruito mc: -
Costo complessivo: Euro 20.000.000
Fotografie: Favero & Milan Archives

Cina, Luglio 2006: all'interno del campus della Tsinghua University è stato inaugurato a Pechino il Sieeb, Sino Italian Ecological and Energy Efficient Building: un edificio a basso consumo energetico frutto di un progetto di collaborazione fra il governo Italiano e quello Cinese.
Si tratta di un progetto pilota nell'ambito del CDM (Clean Development Mechanism) un programma previsto dal "Protocollo di Kyoto" per sostenere imprese e progetti di paesi che hanno aderito al protocollo e che investono nelle aree in via di sviluppo o emergenti, come la Cina.
Il programma prevede il sostegno economico del governo italiano, che si è tradotto in un sistema di gare d'appalto in grado di coinvolgere imprese cinesi come anche italiane. Il che si è tradotto in un'importante occasione per molte di queste aziende per aprirsi al mercato cinese. L'edificio stesso costituisce, grazie alle scelte architettoniche, una vetrina per le tecnologie più avanzate del sistema industriale del nostro Paese: dalle facciate ventilate ai pannelli fotovoltaici sui terrazzamenti, sino alla presenza di uno spazio espositivo interno dedicato espressamente alla esibizione delle tecnologie italiane.
La complessità tecnologica e le prestazioni di questo edificio - "foglia", come è stato definito grazie alle sue capacità di trasformare l'energia solare, è sicuramente l'aspetto più importante. Tuttavia non sarebbe stato possibile realizzarlo senza le opportune condizioni di cooperazione fra Italia e Cina. Proprio questo è l'aspetto che ci interessa approfondire in questa sede.
Lo Studio Favero&Milan che si è occupato del progetto delle strutture speciali e dell'ingegnerizzazione delle facciate, ha sovrinteso la direzione lavori e alcuni aspetti più propriamente manageriali e progettuali della costruzione. Come ha sottolineato l'ingegner Federico Zaggia della Favero & Milan (che ci ha raccontato la sua esperienza professionale a Pechino), il lavoro è stato di tale rilevanza che, per l'occasione, lo Studio ha impiantato un ufficio tecnico nella capitale cinese.

Il "cantiere fucina".
Il cantiere che i progettisti italiani hanno visto crescere nel corso dei giorni si è rivelato come una sorta di "cantiere fucina", cioè una piccola cittadella dove vivono dai 150 ai 400 operai - i cosiddetti migrant workers - che alloggiano in appositi dormitori, si servono delle mense e lavorano nelle officine stesse del cantiere i materiali semilavorati: si tratta di un sistema di produzione realizzato e organizzato in cantiere dalle imprese di costruzione.
In Cina, la forza lavoro proviene per lo più dalle campagne e viene attirata nelle città dal boom edilizio: si tratta di una vera e propria migrazione creata da un settore, quello dell'edilizia, che nel corso di dieci anni ha prodotto ben 5 miliardi di metri quadrati di costruzioni. Gli operai edili provengono da ogni zona del Paese, e vengono avviati al lavoro e diretti dalle imprese secondo un'organizzazione del lavoro molto rigida che, il più delle volte, porta a condizioni di vita molto dure. Insieme ai lavoratori spesso si spostano le famiglie i cui componenti trovano, a loro volta, impieghi all'interno della "macchina" del cantiere. Proprio queste forme di organizzazione del lavoro permettono eccezionali tempi di realizzazione degli edifici. Il Sieeb è stato realizzato in soli 15 mesi ma questo anche grazie all'apporto di un'organizzazione basata su un articolato organigramma delle responsabilità, inoltre la visibilità internazionale del progetto ha probabilmente influito sulla presenza di migliori condizioni di lavoro degli operai edili.
Tornando al cantiere-fucina, va rilevato come sia sul posto che si realizzano le tavole per i casseri, si piegano i ferri per le armature, si costruiscono le tubazioni per l'aria condizionata, si saldano in opera le connessioni e addirittura i bulloni delle travi in ferro; inoltre, si costruiscono anche utensili e strumenti per tutti i giorni come scale in legno, picconi e tutta una serie di attrezzature che, in un cantiere di questo taglio, in Occidente arrivano già pronte e preassemblate.
Insomma il cantiere cinese funziona, per certi versi, ancora con modalità di tipo artigianale con tutti i vantaggi e svantaggi che ne derivano: una capacità e un'attitudine a risolvere comunque e sempre i problemi durante la costruzione contro una mancanza di centralità del progetto.

Il potere dell'impresa e i dettagli esecutivi.
Le imprese edili in Cina hanno un grande potere, infatti è l'impresa la prima responsabile, prima ancora del progettista, della riuscita della costruzione. Questo trasferimento di responsabilità influisce fortemente sul ruolo del progetto e, soprattutto, sulla qualità dell'esecuzione. Come ha sottolineato l'ingegner Zaggia, sta all'impresa prendere decisioni sulle tecniche realizzative da adottare e, di conseguenza, è molto difficile farle eseguire i dettagli esecutivi secondo disegno (se non dopo numerose discussioni). Per questo, il progetto non ha il ruolo centrale necessario a determinare le tecniche costruttive.

Lo scavo perfetto.
La realizzazione dello scavo e delle fondazioni hanno rappresentato, per la direzione lavori italiana, un'occasione di utile scambio sulle tecniche realizzative. A Pechino, infatti, si usa realizzare gli scavi a cielo aperto: si tratta di grandi "vasche" all'interno delle quali realizzare l'edificio, senza l'utilizzo di diaframmi (i muri costruiti nel sottosuolo che poi diventano elemento di fondazione), ma rinforzando direttamente le pareti perimetrali in terra con reti tiranti e getti di calcestruzzo. Questa tecnica rende più agevoli i lavori, in particolare l'impermeabilizzazione delle pareti dell'edificio dall'esterno. Questo è stato possibile anche grazie alla buona composizione del terreno ed alla profondità della falda acquifera. La prima parte dei lavori al grezzo è stata realizzata dalle imprese cinesi con estrema precisione e velocità.

La suddivisione degli appalti: una divisione operata fra opere al grezzo, finiture e impianti tecnologici.
Lo studio Favero & Milan, insieme ai rappresentanti dell'università di Tsinghua, ha elaborato un sistema di divisione degli appalti in lotti in modo da consentire un'equa distribuzione fra le imprese dei due paesi e, al contempo, garantire la qualità finale dell'edificio. Ne è risultata una divisione operata fra opere al grezzo da un lato e finiture e impianti tecnologici dall'altro.
Gli appalti per le imprese cinesi erano per le parti strutturali, per i calcestruzzi e per parte degli impianti; mentre quelli rivolti a quelle italiane, pubblicati su Internet con un bando pubblico, riguardavano tutte le finiture a vista interne ed esterne (pavimenti sopraelevati, facciate esterne) oltre agli impianti tecnologici (fotovoltaico, controsoffitti radianti, impianti di raffreddamento, pompe idrauliche e boiler a condensazione). Fra le aziende italiane principalmente coinvolte figurano: IGuzzini per la sola fornitura degli apparecchi illuminanti, Permasteelisa Group per le facciate, la Merlonitermosanitari Group per gli impianti, la Graniti Fiandre per i pavimenti sopraelevati (15.000 mq), la Proter Imex per i controsoffitti radianti. Altre aziende coinvolte sono state Siemens, Climaveneta e Glaverbel.

Qualità delle finiture e valore aggiunto italiano.
In generale in Cina la qualità delle finiture e, quindi, il concetto di esecuzione a regola d'arte, è molto diverso che da quello che intendiamo noi. Il progetto del dettaglio viene considerato superfluo: non a caso nell'edilizia diffusa, le finiture di un edificio hanno una vita media di 5 anni, dopodichè sono da rinnovare.
Una concezione della qualità del lavoro che, se da un lato ha comportato non poche difficoltà per i nostri progettisti, dall'altro ha sicuramente permesso di far emergere la qualità italiana come valore aggiunto nella realizzazione dell'opera.

Links
www.favero-milan.com/sieeb
www.mcarchitects.it/ita/progetti.htm

Aprile 2005: scavo Giugno 2005: armatura Agosto 2005: piano terra Dicembre 2005 lo scheletro Maggio 2006: le facciate
Finito Disegno di sezione Le squadre di lavoro I controllori