Intervista – L'industria italiana deve giocare la sua partita del dopo crisi puntando sul design abbinato al rapporto qualità/prezzo

La notizia più recente è di una fornitura di cucine per sei milioni di euro che Snaidero, il primo gruppo italiano in Europa, ha terminato in Corea. Un risultato importante per l'azienda, che con il settore contract copre circa il 20% del fatturato del gruppo; è un avvio del 2010 molto positivo, dopo un anno difficile per tutta l'industria del settore. Eppure il successo di cui è più orgoglioso il presidente, Edi Snaidero, è stata la capacità di reagire al profondo cambiamento del mercato innescato dalla crisi. «Già dall'autunno 2008, il Gruppo ha riunito le proprie forze per ripensare in modo integrale il processo industriale», ha riassunto Snaidero nello spiegare ad Ambiente Cucina la nuova strategia dell'azienda.

La crisi è stata dunque il motore per uno sviluppo diverso dal passato?
Lo sforzo che l'azienda ha sostenuto ha cambiato in modo profondo la progettazione, la produzione, la vendita e la gestione in generale. Il risultato ha un nome: Orange. È un progetto che ci sta garantendo ottimi risultati di vendita e che oggi si presenta in tutte le finiture Snaidero e nella nuova versione di vetro, rivoluzionaria rispetto a quanto offre la concorrenza.

Orange è stato definito un progetto sostenibile. Qual è per voi il significato di una parola oggi molto di moda?
Sostenibilità per Snaidero è un concetto che si esprime in tutti i passaggi produttivi e Orange, come si è detto, è sostenibile oltre che nei materiali utilizzati e negli accessori di cui è dotata, anche nel processo. Siamo andati all'essenza eliminando il superfluo, senza derogare su una qualità che non può essere messa in discussione e che bisogna declinare con una nuova attenzione al prezzo, oggi una variabile molto importante. Il consumatore apprezza molto i valori tangibili di un prodotto ed è più attento a come investe i propri soldi. Si deve tornare a un rapporto qualità/prezzo corretto e percepibile. Più che su una creatività visionaria, l'industria italiana si gioca la partita dell'innovazione sulla sua capacità di fornire risposte concrete e flessibili.

Le novità proposte a Eurocucina riflettono questo bisogno di concretezza?
Premetto che a Milano presentiamo solo progetti pronti per il mercato; la nostra azienda non sperimenta prototipi, con tutti i costi che ne derivano, ma investe solo su progetti in cui crede fermamente. Parlando di modelli specifici, proseguiamo il lavoro svolto con Orange attraverso Code, una proposta fresca che segue le stesse logiche produttive di Orange pur rivolgendosi a un target diverso ma complementare, grazie a un'immagine giovane sottolineata dall'uso del colore e del legno. Continua anche la collaborazione con designer di fama internazionale che hanno consacrato il successo del nostro marchio nel mondo. Pininfarina e Massimo Iosa Ghini firmano, infatti, gli altri due progetti mostrati a Milano.

A proposito di mercati esteri, è vero che bisogna guardare a Est per parlare di ripresa?
In questo momento i paesi asiatici sono sicuramente quelli a maggior tasso di crescita; per stili di vita e cultura sono anche quelli che possiedono una sensibilità maggiore per il valore aggiunto rappresentato dalla tradizione del design italiano. Non è un caso che sia in Corea il nostro contract recente più importante, come non è assolutamente un caso che sia stato affidato a un'azienda come la nostra, che è presente in quel paese da oltre venti anni, dimostrando la sua affidabilità. Anche in America, che fino al 2008 era il nostro mercato più importante per il contract, stanno ripartendo dei progetti importanti dopo la brusca frenata del 2009. Ancora una volta, Snaidero può contare sul percorso compiuto fino ad oggi.