Sottofondazioni con micropali

Autore testo: Giuseppina Clausi

L'impiego di micropali, detti anche pali radice, è un a tecnica abbastanza recente (il primo intervento risale al 1952 ad opera dell'ing. F. Lizzi) che ha avuto una grande diffusione per via dei molteplici vantaggi.
Si tratta dell'utilizzo di pali dalla sezione molto ridotta, che presentano una grande facilità di messa in opera, non turbano l'equilibrio del terreno in cui si vanno ad inserire e, soprattutto, possono anche attraversare le strutture fondali preesistenti al fine di renderle solidali col terreno su cui si appoggiano.
Può essere definita una tecnica di intervento passivo, ossia i micropali non si vanno a sostituire alle strutture di fondazione, ma ne aumentano la capacità di portata nel caso si dovessero verificare dei cedimenti, si può quindi dire che non alteri l'equilibrio funzionale della struttura.
Per la messa in opera dei micropali andranno prima realizzati dei fori di dimensioni dai 10 ai 14 cm (si può arrivare fino a 25), verticali ma più spesso inclinati, eseguiti tramite carotatici a rotazione, iniettando contemporaneamente una miscela di aria ed acqua che faciliti l'eliminazione dei detriti.
All'interno dei fori andranno poi inserite le armature, preferibilmente in acciaio inossidabile per evitare la corrosione, ed infine un getto di conglomerato cementizio che, mancando la cassaforma, si spande nel terreno, formando una superficie rugosa che permette al palo di resistere prevalentemente per attrito laterale.
In alcuni casi il micropalo può essere costituito da un tubo in acciaio che viene cementato nel terreno iniettando a pressione dall'interno, grazie ad un controtubo, una miscela di cemento e acqua, che si espande poi nel terreno attraverso delle valvole poste lungo il tubo.
Bisogna però tener presente che lo spessore di malta che va a rivestire il tubo sarà abbastanza ridotto; può quindi non risultare sufficiente per proteggere il tubo stesso dalla corrosione, e darà luogo inoltre ad un'aderenza col terreno minore che nel caso dei pali radice.
Per contro questo tipo di micropalo presenta una sezione più resistente e quindi un maggiore portanza alla punta, fattori che rendono consigliabile il suo utilizzo nei casi in cui si riesca a raggiungere uno strato di terreno consistente.

Fonte testo e foto:
A. Del Bufalo, C. Benedetto, a cura di, Conservazione edilizia e tecnologia del Restauro, Roma 1992.
C. Feiffer, Il progetto di conservazione, Milano 1989.