europarlamento24 – I commenti dei parlamentari europei italiani sul "no" di Strasburgo all'aumento di prezzi per le quote CO2.

Il Parlamento europeo ha respinto la proposta di modifica delle norme sullo scambio delle emissioni di CO2 che aveva lo scopo di congelare temporaneamente permessi per 900 milioni di tonnellate di Co2 con l'obiettivo di farne rialzare il prezzo (o almeno di contenerne la discesa).
Ossia, ha votato contro la relazione "Disposizioni sulla tempistica delle aste di quote di gas a effetto serra" presentata da Matthias Groote.

«Questa volta l'appello delle nostre industrie ha smosso la coscienza dell'Aula» ha osservato Oreste Rossi, che nel video ha risposto alla questione che Europarlamento24 gli ha posto sulle motivazioni del voto odierno.

La bocciatura da parte della plenaria di Strasburgo del provvedimento sul cosiddetto backloading, nell'ambito della proposta di modifica dello Schema europeo per le emissioni Ets, è avvenuta con 334 voti, contro i 315 di chi la voleva e 63 astenuti.

«Il backloading - ha dichiarato Rossi- avrebbe portato alla chiusura o alla delocalizzazione, fuori dalla Ue, delle nostre imprese energivore, in quanto a stabilire il prezzo minimo delle quote di CO2, prima delle aste, sarebbe stata la Commissione europea, e non il mercato, com'è stato finora».

Scongiurati aumenti fino al 500%
Se fosse passata la misura, ha sottolineato Rossi, «le nostre aziende sarebbero andate incontro ad un aumento del costo delle quote fino al 500% in più rispetto a quello attuale».

«Con i livelli di disoccupazione che abbiamo raggiunto in Europa - ha continuato Rossi- non possiamo permetterci di abbandonare le nostre imprese al loro destino fuori dall'Unione o, peggio ancora, in quei Paesi terzi in cui il sistema Ets non viene nemmeno applicato».

Zanoni: hanno vinto gli interessi a corto raggio

Per Andrea Zanoni, favorevole al backloading, invece si tratta di «un'occasione mancata. Tutti vogliono la lotta contro i cambiamenti climatici ma quando c'è da prendersi le responsabilità ci si tira indietro».

Secondo Zanoni «hanno prevalso gli interessi a corto raggio del mondo di quell'industria, non tutta per fortuna, che non vuole cambiare e che non ha alcun interesse a tutelare l'ambiente».

La proposta della Commissione europea bocciata oggi dal Parlamento europeo sarà adesso rinviata alle Commissioni parlamentari competenti per ulteriori discussioni.

De Angelis: così non si sonda la green economy

«Per molti versi incomprensibile» la posizione espressa oggi dal Parlamento europeo secondo Francesco De Angelis, membro della Commissione Industria, Ricerca ed Energia.

«Il Parlamento europeo ha prima rigettato la proposta della Commissione europea sulla revisione del calendario delle aste Ets salvo poco dopo rinviare in commissione Ambiente la discussione sulla proposta poco prima rigettata». Non sfugge, per De Angelis «che il perseguimento degli ambiziosi obiettivi climatici non può prescindere da una meticolosa revisione strutturale del sistema di attribuzione delle quote di Ets».

Anche per De Angelis «la posizione assunta da una parte del comparto industriale italiano sulla revisione delle scadenze per le aste Ets è figlia di interessi settoriali di respiro cortissimo. Invece di sondare le enormi potenzialità della green economy a cui tutti i mercati industriali europei di punta si stanno rivolgendo, alcune grandi realtà industriali italiane sono sembrate più inclini a preservare un modello produttivo miope perché scarsamente competitivo non solo in Europa, ma nel rapporto con i più evoluti mercati statunitensi e asiatici».

Pirillo: a rischio le rinnovabili

«Con il voto negativo di oggi e il ritorno della proposta di backloading per le quote di emissione in commissione Ambiente, vengono messe a repentaglio le azioni avviate in questi anni per investire di più nelle tecnologie a basso tenore di carbonio a vantaggio delle energie rinnovabili» è il parere di Mario Pirillo, della commissione Ambiente.

La crisi economica, per Pirillo, «rischia di minare la politica climatica europea e, di conseguenza, gli investimenti nelle tecnologie per la riduzione della CO2 potrebbero subire una battuta d'arresto».

Toia: bisogna essere oggettivi

Per Patrizia Toia, «rigettando la proposta di backloading, e facendola tornare in commissione Ambiente, il Parlamento ha voluto dimostrare che il tema va ancora approfondito e che la misura va resa compatibile con le oggettive difficoltà che l'industria sta vivendo in molti Paesi d'Europa».

La posizione «va letta alla luce del buon senso e dell'attenzione non a interessi settoriali, ma alla necessità di non aggravare ulteriormente i costi dell'energia per aziende che ne devono consumare molta».

Per Toia, «il sistema Ets a detta di tutti deve essere riformato, e non é una momentanea azione di ritiro di quote disponibili che lo aiuta a decollare. In secondo luogo, una misura come quella del backloading, se si colloca in un momento di recessione economica, può aggravare la situazione del mondo del lavoro e dell'impresa».

Se lo scopo dell'Ets é di spingere le aziende a investire in tecnologie ambientali per migliorare il proprio sistema di emissioni, secondo Toia l'obiettivo va continuato, «ma dobbiamo calibrare le azioni con attenzione agli effetti sull'industria e sul lavoro».