Temple de l'amour II  

Località Burgundy, Francia
Committente Dr. Wolters
Architetto Dirk Jan Postel, Kraaijvanger * Urbis, Rotterdam
Arredamento d'interni Ineke Hans, Amsterdam
Strutture Rob Nijsse, ABT, Velp
Direzione lavori Cabinet Allain S.A.R.L., l'Isle sur Serein
Impresa di costruzione Cabinet Allain S.A.R.L., l'Isle sur Serein
Progetto novembre 2000 - febbraio 2001
Realizzazione maggio 2001 - gennaio 2002
Superficie padiglione 76,20 m2
Superficie piano terra 60,96 m2
Costo di costruzione Euro 46.000

Francia. Regione della Borgogna. Un'area triangolare, immersa nella vegetazione. Ad est una strada, ad ovest binari ferroviari abbandonati, a sud un corso d'acqua. All'interno "Le Temple d'Amour", un edificio del XVIII secolo, a pianta ottagonale, antico luogo d'incontri tra una principessa d'Orange e il proprio amante. Oggi residenza estiva privata. Il rinfianco di un ponte ferroviario demolito che un tempo attraversava il fiume. La scoperta di una volta in una spalla costruita come camera di esplosione per distruggere il ponte in tempo di guerra. Da questo contesto, l'architetto Dirk Jan Postel, ha l'intuizione di costruire un belvedere al livello rialzato dell'ex-ponte ferroviario. Con non poche difficoltà è stato creato un accesso al fiume, attraverso la demolizione di circa 2,5 metri di pietra calcarea, ed è stato ottenuto un varco in grado di aprire una suggestiva vista sul paesaggio circostante, locus amoenus, appartato e straordinario. Il progetto che ne è scaturito crea un dialogo semplice e diretto con il paesaggio, annulla ogni tipo di ostacolo alla percezione visiva attraverso l'uso di un continuum vetrato, che quasi smaterializza l'edificio. Nasce una singolarissima definizione dei rapporti spaziali, che oltrepassa la divisione tra chiuso ed aperto e che riesce a generare uno spazio potenzialmente infinito, direttamente connesso al mondo esterno. Il tetto che fluttua nell'aria è la caratteristica che più definisce il progetto, sia dal punto di vista strutturale che semantico, e che rende il linguaggio dell'intervento sottile e singolare nelle relazioni spaziali e temporali. Importante è il rapporto che riesce a stabilire tra antico e moderno: mantiene l'identità individuale, senza nascondere le differenze, e stabilisce, tramite una raffinata contrapposizione, un meccanismo di relazioni che porta ad un'esaltazione reciproca. È un intervento fatto da pochi segni, minimale. Nella stessa concezione di semplicità si inseriscono gli arredi, pochi e dalle forme lineari. La concezione strutturale, trova nel vetro un elemento di straordinaria potenzialità: è assicurata al tempo stesso la sicurezza e la trasparenza tramite l'uso due pannelli in vetro float stratificato posti su due lati, a sostenere il carico. La stabilità laterale è ottenuta attraverso l'uso di pannelli in vetro stratificato temperato a tutta altezza che ancorano la struttura direttamente al terreno. La stabilità alla rotazione è garantita da 4 pannelli laterali, più piccoli. Il vetro temperato si ritrova nelle quattro porte di accesso che consentono anche la ventilazione del padiglione, e in un'apertura che illumina la stanza sottostante. Anche il procedimento temporale di costruzione dell'edificio ha una sua particolarità: il tetto è stato costruito per primo, quindi puntellato e poi, dopo che sono state costruite le pareti in vetro, vi è stato posato in modo da distribuire il carico in maniera uniforme. Dopo il completamento della struttura in vetro, il rinfianco è stato restaurato utilizzando pietra locale ed il pavimento in calcestruzzo e la terrazza sono stati verniciati con colori simili alla pietra. La luce, fondamentale nel campo della percezione, coinvolge l'edificio nel suo complesso e, durante l'arco del giorno, lo definisce in modi mutevoli, creando rapporti sempre nuovi con il contesto ed anche con gli arredi: il tavolo di vetro posto sulla terrazza, con i suoi toni verdi, riflette la luce e talvolta crea rifrazioni simili all'acqua di uno stagno permeando il padiglione di nuove suggestioni. Alla sera, quando la luce separa definitivamente il tetto dal suo supporto, incorniciato dalla scura sagoma degli alberi, il padiglione diventa il centro di un luogo incantato.

Testo di Pietro Carlo Pellegrini
Estratto da Materia n. 41

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