(© Toshiko Mori Architects)

Nato dall’incrocio fra il lavoro instancabile del dottor Magueye Ba, la generosa partecipazione della fondazione statunitense Josef and Anni Albers e l’appassionata ricerca architettonica di Toshiko Mori, nella sperduta regione di Tambacounda, in Senegal, Thread è un progetto di sviluppo per una regione difficile, climaticamente inospitale, ma ricca di civiltà e tradizioni diverse (si contano oltre 12 tribù differenti nell’area).

(© Toshiko Mori Architects)

Thread raccoglie il lavoro del medico Ba, che a Sinthian avviò 15 anni fa un progetto per un centro medico locale in parallelo a una scuola elementare per i piccoli abitanti della zona, ampliandolo fino a diventare un incubatore di arte e tradizioni locali per questi popoli rispetto al resto del mondo. In questo senso, la Fondazione Albers e l’intervento diretto dell’architetto Toshiko Mori, conoscitori del patrimonio artistico e naturale dei luoghi, sono stati di grande ispirazione: il progetto è un centro culturale che offre residenze ad artisti stranieri per favorire lo scambio fra i popoli, fra le diverse forme d’arte, ma è prima di tutto un centro al servizio di tutti gli abitanti della zona, spesso in difficoltà pratiche legate all’approvvigionamento idrico ed energetico.

Il manufatto è pensato come uno spazio a doppia corte, dove il dentro e il fuori si intrecciano, proprio come le attività che il centro ospita: insieme a due alloggi disponibili per artisti stranieri, infatti, l’ambiente può comodamente accogliere anche performances di danza per uno staff di oltre 300 ballerini e si tengono anche corsi di agricoltura e sviluppo sostenibile per i residenti, affinché migliori la produzione locale legata alla terra e al bestiame.
Nella stessa area di progetto, inoltre, è stato installato un campo di pannelli solari a sostegno del fabbisogno dell’intorno, la clinica voluta dal dottor Ba e alcune residenze.
Realizzato unicamente con materiali e tecniche locali, come bambù e mattoni di terra cruda, il manufatto è fortemente caratterizzato dal suo tetto spiovente di oltre 1000 m2 di superficie costruito con un doppio strato di paglia: la sua forma sinuosa deriva da una curva parametrica che, opportunamente orientata e modellata, consente di trattenere e raccogliere acqua piovana sufficiente per il sostentamento della popolazione e delle attività agricole lì insediate; la copertura è in grado di raccogliere, durante la stagione piovosa, da 159.000 a 559.000 litri di acque meteoriche. La pioggia, infatti, viene convogliata dalle pendenze inverse del tetto e, successivamente, dalle inclinate del pavimento dentro canali che corrono lungo il perimetro fino a cisterne di raccolta.

Nello specifico, il tetto è realizzato da artigiani del luogo intrecciando insieme tre livelli di struttura di bambù. L’architetto Toshiko Mori ha importato per l’occasione interessanti soluzioni di giunzione in uso nelle dimore tradizionali del suo Giappone, combinando, ancora una volta, valori locali e globali. Gli strati di paglia impiegata in copertura, a chilometro zero, sono un’ottima superficie di scorrimento dell’acqua piovana.
I divisori interni e perimetrali sono stati realizzati con mattoni crudi modellati e posati dalla popolazione del luogo secondo una tessitura tradizionale a traforo per favorire, insieme con lo sporto del tetto, ventilazione e giochi d’ombra in ogni ambiente e lungo il perimetro. Concepire un progetto flessibile, sostenibile e dalle forme sinuose che potesse, al tempo stesso, essere costruito con tecniche locali dalla popolazione stessa ha ingenerato negli abitanti un forte senso di appartenenza e ha semplificato moltissimo ogni intervento di manutenzione.

(© Toshiko Mori Architects)

L’imperativo dello spazio Thread è senz’altro l’adattabilità dei suoi spazi a tutte le attività previste, legate alle varie stagioni: nei mesi di siccità il centro prepara le nuove leve all’agricoltura con tecniche innovative e si tengono workshop d’arte, mentre, stabilmente, trovano spazio una biblioteca pubblica, una palestra gioco per i bambini e un punto di ricarica per cellulari a disposizione dei villaggi. La sovrapposizione di tutte queste attività, che altrove sarebbe potuta essere motivo di confusione fra spazi, desta qui interesse e vivida partecipazione da parte della popolazione.
Il “contenitore”, in questo caso, è così strettamente legato al contenuto e alla missione per cui è nato, che l’arte e l’architettura sono in egual misura infrastrutture per la comunità e per il suo scambio con il resto del mondo. Il messaggio che questo spazio veicola è di grande portata: l’arte, l’architettura, al pari dell’agricoltura e della medicina, non possono che essere un diritto e un patrimonio di tutti, condiviso e ricco dei contributi reciproci delle discipline e di chi le sviluppa.
In Thread tutto questo succede davvero.