a cura di Carlotta Eco




Un giardino a bordo dello yacht Nina J
a cura di Carlotta Eco

SCHEDA PROGETTO

Titolo: Nina J
Luogo: mare
Progetto navale: Rodriquez Engineerig
Interior design: Ivana Porfiri - Porfiristudio
Exterior design: Tommaso Spadolini
Costruzione: Cantieri Navali Baglietto
Allestitiore: Cantù Contract
Dimensioni: lunghezza, fuori tutto 42,00 mt larghezza, max 8,00 mt
dislocamento a mezzo carico 185 tonnes, dislocamento a pieno carico 200 tonnes
immersione a pieno carico (sotto chiglia) 1,50 mt
Motori principali: 2xMTU 16V4000 M90, potenza 100% MCR KW 2.720 at 2.100 rpm
Propulsione: 2 Waterjet Kamewa SII 80, riduttore ZF 7550
rapporto di riduzione 2,241
Velocità: velocità massima a mezzo carico nodi 35, velocità di crociera a pieno carico nodi 30, autonomia a 24 nodi NM 600, combustibile lt. 30.000, acqua dolce lt. 5.000, certificato di classe RINA Maltese Cross 100-A-1.1-"Y" PNVC Confort Class, cabine ospiti 5, equipaggio 9
Realizzazione: 2006
Fotografie: Andrea Ferrari (AF), Giovanni Malgarini (GM), archivio PorfiriStudio (AP)

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Un progetto su misura

"Nina J" è il nome di uno yacht di 42 metri in alluminio, a carena planante e realizzato nei cantieri "Baglietto" di la Spezia. Lo scafo esterno è firmato Tommaso Spadolini, mentre gli interni sono opera della progettista Ivana Porfiri. Il cantiere è stato una sorta di laboratorio nel quale scoprire le potenzialità di materie prime e nuove tecniche costruttive sulla base delle quali sono stati costruiti i singoli elementi dello spazio; esso è quindi concepito come un abito, cioè un luogo "su misura" per il suo committente. Ogni soluzione adottata è frutto di una accurata ricerca formale e costruttiva. I risultati sono sempre fuori standard perché ricercati e trovati per esprimere e riflettere la personalità dell'armatore, il personale stile di vita: mai come in questo caso la progettista, la cui presenza in cantiere è stata per forza di cose continua e attiva, svolge un ruolo di analisi e di conoscenza profonda e personale del cliente, delle sue abitudini e dei suoi desideri di autorappresentazione. Si tratta di un processo che non puo' avere luogo senza una forte empatia fra progettista e committente, che viene di continuo sollecitato a partecipare al progetto.

salone principale (1,2-AF) piante e profilo (3) vista giardino verticale 
dalla scala (4-GM) 

salone principale (1-GM) intonaco civile nella cabina ospiti (2-AF)
studio dell'armatore (3-AF) cabina ospiti con parete a zebrano (4-GM) 

La barca e la casa

Lo scafo è costruito secondo il principio del "wide body", cioè si eliminano i passaggi laterali sul ponte esterno per dare più volume e spazio alla zona giorno interna.
L' ampio ponte principale è illuminato a giorno da ambo i lati dalle aperture continue e lineari che tagliano longitudinalmente la murata dell'intera imbarcazione. Sempre all'interno della barca, si sono create una serie di aree e zone separate senza partizioni con l'utilizzo di molti materiali diversi fra loro.
Con il suo intervento di allestimento, Porfiri è riuscita a mescolare due concezioni spaziali tipiche degli interni navali e farle convivere una accanto all'altra. Infatti, se verso l'esterno della murata, lungo i corridoi laterali, scopre e lascia a nudo la forma e le curve dello scafo - utilizzando superfici lisce, le gradazioni del bianco e l'acciaio lucido dei telai delle aperture - al centro, invece, costruisce un'involucro, che pare essere aggiunto quasi come una scatola (aperta sui lati), che contiene tutti gli elementi di un mondo tipicamente appartenente alla terraferma.

viste del salone (1-AP,2-GM) cabina armatore (2- AF) cabina ospiti (4-AF)

Il parco dei sensi

L'interno si compone e si scompone in una serie di superfici di materiali diversi. Troviamo il legno massiccio zebrano, utilizzato in tavole scelte una ad una, accanto al tappeto tessuto a mano con cotone, seta grezza e juta, che pare crine di cavallo sparpagliato per terra; le superfici chiare sono pietre montate su pannelli alleggeriti oppure intonaco bianco steso sul compensato marino; alle pareti troviamo il cuoio, il vetro acidato delle porte e a soffitto le decorazioni a foglia di palladio. Primo fra tutti questi materiali risalta il giardino verticale che colpisce ogni visitatore. Accanto ai materiali naturali si inserisce l'alta tecnologia, mai troppo invasiva, degli schermi video posti a parete e a pavimento. Nel suo insieme, si tratta di una composizione atta a stimolare in continuazione i sensi (uno degli obbiettivi del progetto) con colori, luci, odori e materiali sempre diversi.

La costruzione dello scafo

La struttura della barca è stata realizzata in alluminio - materiale usato spesso nella costruzione degli yacht, in sostituzione del più pesante ferro e in alternativa alla vetroresina, meno costosa ma anche molto meno robusta. I singoli pezzi vengono prima sagomati e tagliati con macchine a controllo numerico (la tecnica del  nesting) e poi montati e saldati manualmente fra loro. I pezzi assemblati costituiscono i singoli bagli, le "ossature" trasversali che unite in senso longitudinale dalle "anguille" compongono lo scheletro dell'intera struttura. Una volta completato il rivestimento esterno (con il fasciame) il nuovo mezzo di trasporto può essere varato e entrare in contatto per la prima volta con l'acqua.

fasi di montaggio e saldatura dello scafo (1,2,3-AP) varo (4-AP) 

Il montaggio delle parti interne
 
In genere la conformazione della struttura di uno scafo è tale che si rende necessario costruire una seconda struttura, una sorta di seconda "pelle" interna, per creare gli spazi degli interni e rendere abitabile la barca. All'interno delle linee curve dello scafo si inseriscono i piani ortogonali necessari per costruire i pavimenti, le pareti i soffitti dei nuovi ambienti. Tra questi due strati viaggiano tutti gli impianti necessari. La particolarità della forma continua delle aperture laterali della Nina J, unita alla volontà della progettista di mantenerle visivamente tali, ha imposto ai costruttori di far viaggiare tutte le condutture lungo nave da poppa a prua.

montaggio delle parti interne (1-AP) passaggio impianti a murata (3-AP)
interno cabine (3-AP) mock-up per la finitura a intonaco 

Un giardino verticale

Un giardino verticale separa il salone dalla cabina dell' armatore. La designer ha voluto coinvolgere nel suo "laboratorio navale" il botanico francese Patrick Blanc, già noto per aver rivestito intere facciate di edifici sia interne sia esterne - fra cui il Museo di Quai Branly di Jean Nouvel a Parigi. I suoi giardini verticali, perché di veri e propri giardini si tratta data la varietà di essenze e la maestria che riesce a proporre nella composizione, si basano sul principio della coltura idroponica: le piante vivono e crescono senza terra, semplicemente inserite in sacche di feltro e ricevendo le sostanze nutrienti dall'acqua. Con l'ausilio di lampade fluorescenti si attiva, poi, la loro fotosintesi. Il giardino verticale è qui costituito semplicemente da un pannello portante in PVC sul quale sono stati fissati i tubi dell'impianto di irrigazione poi coperto da uno strato di feltro. Le piante sono state alloggiate e "graffettate" alll'interno di tasche ottenute nella parete di fibra lanosa. Infine il sistema di irrigazione, regolato da un semplice computer da balcone, innaffia il materiale di supporto nutrendo le piante. Felci, capelvenere, Hoya bella, ben quindici differenti specie vegetali di sottobosco respirano l'aria interna dello yacht, attutiscono i suoni interni per mezzo della la loro massa fisica e offrono una  scenografia che varia di continuo. Il giardino verticale vive e si trasforma in continuazione: a seconda della rotta della barca, della posizione del sole, la luce che la colpisce, cambia orientamento e di intensità, mentre di notte la luce artificiale l'illumina con colori differenti.

il progetto di Patrick Blanc (1-AP) montaggio feltro e irrigazione(3,4-AP)  

inserimento delle piante nelle tasche in feltro (1,2-AP) vasca di
raccoglimento acque (3-AP) illuminazione notturna giardino (4-GM)

Il palladio fra tecnologia e tradizione

Il palladio è un metallo raro, di aspetto bianco-argenteo appartenente al gruppo del platino, che viene utilizzato prevalentemente nell'industria (come catalizzatore) oppure nel settore dei gioielli.
Sulla Nina J è stato scelto come trattamento superficiale nei soffitti del salone e della cabina dell'armatore per il suo aspetto e la capacità di catturare al meglio la luce esterna e i colori del mare. La lucentezza si accompagna a un aspetto fortemente materico risultato della tecnica artigianale di applicazione. La foglia di palladio è infatti stata stesa manualmente con un metodo simile a quello della tecnica della "foglia d'oro". L'argilla sciolta in acqua e applicata a pannello sul supporto rigido del soffitto funge da sostanza d'attacco per il metallo steso, a sua volta, in sottilissime lamine da pochi micron di spessore. Si tratta di una tecnica di antica tradizione che, oltre a garantire un aspetto di pregio, è stata scelta perché non si ossida all'aria ma - come tutti i materiali scelti dalla progettista - cambia mutando il suo aspetto con il tempo.

applicazione del palladio a soffitto (1,2-AP) palladio e zebrano (3-AP)
soffitto salone a "foglia di palladio" (4-AF)

Intonaco a bordo

L'utilizzo dell'intonaco civile a bordo di una barca è, a dir poco, una scelta poco convenzionale. Le "pareti" di murata e alcune parti di pavimento della Nina J sono proprio state trattate a intonaco civile, poi tinteggiato e protetto con un impregnante di protezione all'acqua. E, contrariamente a quanto si potrebbe pensare visto l'utilizzo di un materiale di finitura da "terraferma" esso, opportunamente trattato, non è stato soggetto a crepe. Le sagome in compensato marino, che costruiscono gli ambienti interni, sono state intonacate sopra un fondo garzato. Questi pannelli, in alcuni casi forgiati in forma di scocca curva, sono legati alla struttura della barca in modo elastico e non comportano movimenti di superficie. Sono queste sagome a costituire gli elementi rigidi e, quindi, non soggetti a deformazioni.  Inoltre, come in un'abitazione di terra le "pareti" possono in caso di manutenzione (cosa che negli yacht avviene quasi annualmente) essere "rinfrescate" con una nuova tinteggiatura.