Conversioni – A Dusseldorf la collezionista Julia Stoschek ha commissionato un'originale galleria d'arte nella sua abitazione in un vecchio edificio industriale

A giugno 2007 è stato inaugurato a Düsseldorf un edificio ristrutturato appositamente per una collezionista d’arte contemporanea: Julia Stoschek. L’edificio è pensato sia come spazio espositivo delle opere sia come abitazione privata. Lo stabile esistente, che quest’anno compie cento anni, nasce come officina per la costruzione di scenografie teatrali; ha cambiato più volte funzione nel corso del secolo e ora è sotto la tutela dei beni architettonici come esempio di archeologia industriale.

I vincoli architettonici hanno imposto ai progettisti di mantenere invariata la struttura esterna ad eccezione di un intervento, molto significativo, sulla copertura: un volume vetrato con un tetto piano a terrazza, che si incastra sulla falda del tetto. Il nuovo volume, che prende il posto dell’originario logo della fabbrica, non solo ha scardinato la geometria preesistente, presentandosi come una scatola vetrata che rende manifesta all’esterno, soprattutto quando illuminata, la trasformazione interna.

Una galleria di videoarte
Lo studio d’architettura italo-tedesco, Kuehn Malvezzi, che spesso si occupa di luoghi per l’arte (ad esempio la Documenta 11 di Kassel e l’ampliamento del museo d’arte contemporanea Hamburger Bahnhof di Berlino) ha reinterpretato lo spazio della fabbrica, creando 1500 metri quadri di sale espositive all’interno dello stabile.
I primi due piani sono stati svuotati e adibiti a open space, per poter essere suddivisi con allestimenti temporanei a ogni cambio di collezione. Grazie allo sfondamento della soletta, fra il primo e il secondo livello, è stato creato uno spazio verticale a doppia altezza che collega i due piani e permette di accogliere sculture di grandi dimensioni come, in questo momento, l’opera fatta di specchi, alta otto metri, di Olafur Eliasson. Il tema del museo, incentrato sulla videoarte, ha stimolato alcune invenzioni dei progettisti per creare spazi di supporto agli schermi. Un esempio significativo è la sala posta al centro del secondo piano, concepita per l’esposizione di numerosi schermi e segnata da una lunga panca che permette l’osservazione puntuale di diverse opere di videoartisti.

Spazi cuscinetto
Le numerose stanze e sale degli allestimenti temporanei sono rivestite con pareti in cartongesso ad alta prestazione acustica, tagliate su misura per questa raccolta d’arte multimediale: circa 40 opere (installazioni, video e fotografie), appartenenti a un’estesa collezione contenuta nei magazzini e composta da più di 300 pezzi. Per ogni sala, i progettisti hanno creato uno “spazio cuscinetto”, cioè una sorta di piccola anticamera con una doppia funzione: preservare le condizioni ottimali di acustica e illuminazione necessarie a ogni singolo ambiente espositivo, e offrire al visitatore un istante di pausa, libero da sollecitazioni sensoriali, nel passaggio da un ambiente all’altro.

Il sottotetto e la scatola di vetro
L’ampio sottotetto, lasciato in gran parte a tutta altezza, è caratterizzato dalla preesistenza della capriata in ferro e da una passerella sospesa, originariamente utilizzata come piattaforma di manovra, e che ora sembra essere sorretta, come fosse un trampolino, dall’unico volume chiuso contenente la cucina. Per la zona notte è stato costruito un piano intermedio suddiviso in ambienti più piccoli. In corrispondenza del colmo del tetto, si apre il volume vetrato coperto da 200 mq di terrazza concepita, a sua volta, come spazio espositivo. Al momento si può visitare la scultura pedonabile di Dan Graham “2-way mirror power” che, con la sua superficie specchiante ricurva, esprime al meglio le potenzialità di questo nuovo spazio: grazie alla posizione “nei cieli” riflette la città di Düsseldorf.

Nuove aperture
Il volume della terrazza ha portato alla creazione di nuove aperture, dalla forma trapezoidale, derivanti dai setti di sostegno inclinati da cui si possono intravedere scorci di città.
Grazie alla posizione dei serramenti vetrati che rivestono i setti portanti, lasciandoli intravedere in trasparenza, il volume vuoto che sostiene la terrazza sortisce l’effetto di una scatola di vetro. L’effetto è poi rafforzato dal parapetto in vetro a coronamento della terrazza. Nell’ampio spazio del sottotetto domina totalmente il colore bianco: capriate in ferro, lamiere di copertura, passerella, serramenti e scale di risalita. Grazie al colore unico, elementi così diversi si compongono in uno spazio unitario.