Allestimenti – L'esposizione dedicata alla storia della corte sabauda coinvolge il visitatore con luci, specchi e pedane rialzate

L'allestimento della mostra “Arte, magnificenza e storia di una corte europea”, che illustra fino al 30 marzo 2008 la quasi millenaria storia dei Savoia, è stato progettato dall'architetto Giorgio Lombardi e dallo studio Glass Architettura Urbanistica di Venezia, all'interno della reggia torinese di Venaria Reale.
Il progetto si inserisce in un più ampio programma di restauro che, a partire dal 1997, interessa l'intero complesso delle Residenze Reali, e che terminerà soltanto nel 2011 con un investimento pubblico previsto di 260 milioni di euro.

La mostra, che presenta 450 opere d'arte provenienti dai musei internazionali, italiani e dalle principali residenze sabaude, si snoda lungo una superficie che si estende per un chilometro. Si divide fra una parte sotterranea - una galleria illuminata solo artificialmente, dove l'allestimento assume toni scenografici - e una parte al piano terra, nel cuore di Venaria, dentro la Galleria Grande, detta di Diana. Opera barocca di Filippo Juvarra, la Galleria di Diana è dominata dalla luce naturale che entra da ben due lati - est e ovest - dall'alba al tramonto. L'allestimento diventa più discreto e si fa quasi trasparente ai piani superiori, dove il ruolo di protagonista è lasciato all'architettura della reggia.

La galleria sotterranea
La mostra si apre nella sala-corridoio di 80 metri (sotto la galleria), con una volta a mattoni che è stata oggetto di un significativo intervento di restauro. Il luogo, originariamente pensato per il ricovero invernale di essenze da giardino, era illuminato grazie a finestre a bocca di lupo, pertugi profondi dai sei ai sette metri, che portavano la luce nel sotterraneo. Il progetto d'allestimento, invece, rinuncia all'illuminazione naturale per una sapiente scenografia con fari e faretti. Così, quelle che anticamente erano le finestre, sono adesso investite dalla luce colorata di videoproiezioni, su schermi alloggiati a filo delle nicchie. Il profondo articolarsi dei corridoi che compongono il sottogalleria, ha permesso di utilizzare la tecnica della retroproiezione, nascondendo luci e apparecchiature e creando un effetto magico.

Giochi di specchi
Pur nel pregio della costruzione in mattoni, prima dell'intervento lo spazio della galleria risultava dalla forma schiacciata; era evidente che esso andava ampliato con uno stratagemma. L'idea vincente dei progettisti veneziani è stata quella di inserire specchi a pavimento: due fasce laterali di superfici specchianti, come corridoi disposti a diretto contatto con le pareti ricurve in mattone, che riflettono lo spazio, duplicandolo. La volta superiore si trasforma così in uno spazio dalla forma cilindrica che, con un effetto caleidoscopico, offre al visitatore l'impressione di trovarsi quasi all'interno di una fusoliera. La scelta del materiale non è stata facile: uno specchio di vetro stratificato, in grado di offrire una riflessione netta e chiara, o uno di materiale plastico, per riflettere le immagini in modo più sfumato. Alla fine si è optato per la prima soluzione.

La pedana nera
Una pedana centrale, rialzata di circa venti centimetri dal suolo e rivestita in metallo nero, amplifica l'effetto straniante degli specchi laterali. Il visitatore, quando si trova in piedi sulla passerella, al centro della galleria, non percepisce l'esistenza della superficie laterale. Sotto la pedana sono inoltre alloggiate le luci, che aumentano il distacco percettivo dal suolo. Questo percorso rialzato, largo sei metri e lungo 60, è interamente rivestito con una lamiera grezza, ossidata e trattata a cera. Spiccano, sul pavimento nero, solamente le cifre giganti color bianco (disegnate dello studio di grafica Tapiro), che segnano le tappe più importanti della storia dei Savoia, trasformando la pedana in una sorta di cronografo. Alle due estremità del percorso, una rampa riporta dolcemente a quota zero il livello di calpestio, introducendo due sale a forma di esedra: la prima con i quadri dei fondatori della dinastia; la seconda incentrata sul declino sabaudo con l'arrivo di Napoleone.

Una rete cangiante
Gli elementi espositivi che maggiormente caratterizzano l'allestimento del piano interrato sono i telai di ferro, rivestiti con rete industriale metallica: il materiale richiama uno dei temi principali dell'esposizione, armi e armature. Una parte dei pannelli si piega nella parte terminale, per assecondare la curva della volta e sostenere, oltre alle opere, il sistema di faretti.
La rete metallica scelta è quella comunemente usata per i nastri trasportatori, a filo ramato, adatta per le caratteristiche di trasparenza (che permette di lasciare a vista l'architettura retrostante, pur sostenendo le opere d'arte) e rigidità. Un'altra particolarità di questa rete industriale è l'unicità di ogni pannello: gli elementi si differenziano tutti per tessitura e colore. L'effetto finale è unico e molteplice insieme. La rete è trasparente, se vista in modo frontale, opaca se osservata di taglio; dal colore ramato se posizionata in ombra, diviene scintillante se illuminata direttamente. Il terminale curvo dei pannelli svolge proprio questa funzione: allontana la guida elettrificata di alloggiamento dei faretti, per ottenere l'incidenza ottimale della luce e offrendo un sistema molto flessibile.