Zintek

Il "castello dalle torri brunite", che da sempre domina il canale della Giudecca di Venezia, ha riaperto i battenti, dopo un'imponente opera di restauro conservativo. Il Molino Stucky, grande esempio di architettura industriale dell'Ottocento, ha alle spalle una lunga storia da raccontare, fatta di esordi trionfali, periodi bui e lenta rinascita, e davanti a sé un luminoso futuro da condividere con i cittadini veneziani, e soprattutto quelli giudecchini, che negli ultimi due secoli non hanno mai smesso di seguire le sorti di quello che iniziò come "il sogno del Cavalier Giovanni".
Nato in Italia da padre di origine svizzera, cresciuto viaggiando per l'Europa ad affinare le proprie doti di meccanico, progettista e visionario, Giovanni Stucky si stabilì in età adulta a Venezia, dove acquistò prima un mulino nel sestriere di Cannaregio, e quindi aprì un ufficio commerciale per l'importazione e l'esportazione di cereali. L'avventura che doveva renderlo celebre ebbe inizio però solo nel 1882, anno nel quale presero il via i lavori per la costruzione di un grandioso mulino sull'isola della Giudecca, da edificare sui resti di un antico convento. La felice intuizione secondo cui il grano si poteva trasportare più facilmente via mare che via terra, e la volontà di fare della propria città d'adozione la "Manchester italiana", si tradussero grazie a Giovanni Stucky, meglio noto come il Cavalier Giovanni, in un affare di proporzioni colossali. Il Molino che ne porta il nome visse infatti mezzo secolo di splendore macinando, è il caso di dirlo, numeri e primati: attività continua 24 ore su 24; oltre 1.500 operai addetti ogni giorno alla produzione di 2.500 quintali di farina, pasta e biscotti; primo stabilimento a dotarsi di energia elettrica e macchinari all'avanguardia, grazie anche alla collaborazione di Max Emil Wurt, ingegnere equamente diviso tra la conoscenza dei segreti di ogni farina e l'invenzione di nuovi sistemi idraulici e meccanici. Il primo mulino fu una costruzione a semplice pianta rettangolare, utile e funzionale certo, ma non sufficiente a incarnare le idee di grandezza del Cavalier Giovanni. Negli anni immediatamente successivi si resero quindi necessari sostanziali interventi di ampliamento, che inglobassero la struttura esistente in una più nuova e magnificente.
A questo scopo venne interpellato l’'architetto tedesco Ernst Wullekopf, divenuto amico di Giovanni Stucky nel corso di uno dei numerosi viaggi all’'estero di quest'’ultimo. Pur non essendo esperto di architetture industriali, lavorando a stretto contatto con il Cavalier Giovanni, le cui idee erano quantomai chiare, Wullekopf progettò una struttura in grado di fondere l’insieme dello stabilimento, comprese le aggiunte dei nuovi corpi, in un'unica maestosa mole. Il progetto, inizialmente osteggiato dall’'autorità municipale per la sua sfacciata diversità rispetto alle altre costruzioni veneziane, ottenne finalmente l’'approvazione nel 1895, e i lavori presero il via, per terminare l’'anno successivo.

Partendo dalle suggestioni della cosiddetta Scuola di Hannover, il cui capostipide può essere riconosciuto in Conrad Hase, l’'architetto utilizzò elementi gotici come gli archi a sesto acuto e le paraste allineate per i nove piani del silos per comporre un insieme armonico che si unisse alla grande torre di dieci piani. Il risultato fu tanto riuscito da divenire a sua volta modello per realizzazioni successive, come dimostra il caso della colossale fabbrica König & Ebhardt di Hannover, molto simile al Molino Stucky. Il declino del Molino fu lento, ma inesorabile: iniziato nel 1910 con l'’assassinio di Stucky stesso per mano di un suo dipendente, si concluse nel 1955 con la chiusura dell’'intero complesso. Condannato a divenire rifugio per ogni specie di piante selvatiche –che arrivarono a nascondere alla vista perfino il busto dedicato a Giovanni Stucky che troneggiava al centro del giardino–, minacciato di demolizione, interessato da progetti di recupero naufragati in partenza, il Molino deve la sua salvezza a due fattori: la decisione della soprintendenza di destinare l'’edificio a uso alberghiero, ponendolo al contempo sotto vincolo monumentale, e il suo acquisto da parte della società dell’'Acqua Pia Antica Marcia, nel 2002. La decisione di conservare la struttura originaria e l’'aspetto esterno del complesso Molino Stucky, dettata dal vincolo della soprintendenza, ha consentito di mantenere inalterati il suo profilo imponente, con tutti gli elementi di decoro, le merlature, i pinnacoli, le torri, e l'’impostazione tutto sommato semplice delle facciate ritmate dalle molte finestre che richiamano, nel disegno, quello delle bifore.

Completamente nuova invece la vita al suo interno: il posto di macine e magazzini infatti è stato occupato dalla struttura del Molino Stucky Hilton Venice, spettacolare albergo a cinque stelle che comprende sei tra bar e ristoranti aperti a tutti, skyline bar esclusivo per gli ospiti, centro benessere con bagno turco e 380 stanze, tra cui una suite presidenziale di due piani per 300 mq complessivi e vista a 360 gradi sulla città. Grazie alla sua struttura composta di diversi blocchi, il progetto di riutilizzo del Molino ha potuto contare su ambienti già predefiniti per le varie funzioni: gli edifici alti e stretti lungo il canale della Giudecca e il rio di San Biagio sono stati destinati all’hotel; quelli un tempo adibiti al deposito dei grani ospitano un residence, mentre il vecchio pastificio accoglie il centro congressi da 1.500 posti e la zona commerciale. Il processo di restauro conservativo messo in atto è uno dei più imponenti mai realizzati a Venezia. La sfida principale è stata, per ogni struttura, quella di agire soltanto negli spazi interni, lasciando immutati gli esterni e soprattutto la facciata in mattoni rossi ideata da Wullekopf. Numerosi i problemi che gli architetti Francesco Amendolagine, Giuseppe Boccanegra e i collaboratori dello Studio CRR di Venezia hanno dovuto affrontare nella stesura del progetto. Se infatti il mantenimento delle strutture originali significava conservare forme e colori, le norme oggi in vigore impedivano di replicare alcune delle soluzioni originarie, come i serramenti in ferro delle finestre o i vetri non isolanti fissati a stucco, e imponevano la messa in sicurezza di alcune parti, come le due coperture del pastificio convertito in centro congressi, che sono state sostenute dall’'alto per mezzo di un ponte soprastante. Anche ricreare l’'effetto cromatico delle facciate è stato complesso: al termine di accurati lavori di valutazione, nuovi mattoni sono stati prodotti recuperando i tre colori fondamentali, ossia il rosso, il rosa e il giallo, con un'’aggiunta di mattoni color marrone bruciato. Un altro tema delicato, quello delle coperture presenti in larga misura su tutto il complesso del Molino, è stato studiato attraverso un’'attenta ricerca filologica: sono stati presi in considerazione sia i materiali, sia le tecniche costruttive caratteristici dell’'architettura veneziana. Si è così scoperto che, fin dagli inizi del Novecento, lo zinco puro era molto usato in città per la realizzazione di grondaie ed elementi decorativi, come anche nel caso del Molino Stucky.
La volontà di recuperare questa tradizione servendosi, allo stesso tempo, di un materiale moderno, ha portato alla scelta del laminato in zinco-titanio zintek®, che può essere considerato a buon diritto un legittimo erede dello zinco: stessa sfumatura di grigio, perfetta nell’'abbinamento con il colore dei caratteristici mattoni del Molino Stucky, stessa malleabilità e nuova, potenziata resistenza. La sua estrema facilità di lavorazione, che gli consente di adattarsi a qualsiasi esigenza progettuale, ha consentito di impiegare lo zintek® sia per il rifacimento delle coperture che per elementi più articolati, come la cuspide della Torre B2 del Molino. Quest'’ultima, in particolare, risultava assai degradata all’'inizio dei lavori: realizzata in un materiale cementizio che non poteva essere riutilizzato sia per la sua scarsa resistenza, sia per il carico eccessivo in termini di peso, la guglia necessitava di un rivestimento che riprendesse l'’effetto cromatico iniziale e garantisse al contempo leggerezza e lunga durata. La scelta di utilizzare il laminato zintek® ha permesso di rispondere a entrambe le esigenze, restituendo alla torre il ruolo di rappresentanza che da sempre le dà il mosaico dorato che ne decora la base, simbolo, con la sua figura del mugnaio con il sacco di farina, della storia del Molino. Affinché l’'effetto finale fosse quanto più possibile omogeneo, sono poi state realizzate in zintek® anche tutte le lattonerie. Delle due tonalità disponibili, naturale e prepatinata, sottoposta cioè a un trattamento di decapaggio che le conferisce un aspetto preinvecchiato, per gli interventi sul Molino Stucky è stata utilizzata la prima, con posa ad aggraffatura doppia e realizzazione dell’'apposita intercapedine di aerazione per quanto riguarda la copertura. Essendo privo di ferro, zintek® non arrugginisce, e il naturale processo di ossidazione non fa che aumentare la sua già ottima resistenza all’'aggressione degli agenti atmosferici, qualità fondamentale per il restauro di un edificio affacciato sull’'acqua. Una volta posato, poi, non necessita di trattamenti protettivi o cure, a differenza della semplice guaina bituminosa che originariamente rivestiva alcune coperture, soggetta a frequenti interventi di conservazione: in questo zintek® si è rivelato una scelta particolarmente economica, poiché ha permesso di abbattere l’'onere della manutenzione, con risparmio di denaro e guadagno in comodità e sicurezza.
Lo zintek® è inoltre un materiale naturale, non verniciato e totalmente riciclabile, perfettamente inserito nell’'ottica di un’'architettura biocompatibile che si va diffondendo in tutti i settori, anche in quello del restauro. Nel complesso i lavori per il recupero del Molino Stucky sono durati cinque anni e hanno coinvolto centinaia di professionisti. Tra questi, i tecnici di Zintek srl hanno assicurato la propria presenza lungo tutto il percorso dell’'opera, dal progetto alla preventivazione, fino all’'assistenza diretta in cantiere durante la posa dei diversi elementi, eseguita dalla qualificata e certificata manodopera dell’'azienda Mariotti srl di Teor (UD). Questo grazie al cosiddetto “servizio chiavi in mano” di Zintek srl, pensato per offrire a tutti i professionisti del settore un sostegno puntuale e concreto in ogni fase di lavorazione, in grado di agire in sinergia con tutte le parti in campo. E il nuovo Molino Stucky è un simbolo eccellente di come la collaborazione tra forze e competenze differenti ma finalizzate a un obiettivo comune possa riportare la vita laddove si temeva fosse scomparsa per sempre.