testo a cura di Davide Cattaneo

Ampliamento del cimitero di Borgaretto
testo a cura di Davide Cattaneo

Località: frazione Borgaretto, Beinasco
(TO)
Committente: Comune di Beinasco

Progettista: Elastico (Stefano Pujatti, Simone Carena,
Alberto Del Maschio)
Responsabile di progetto: S. Pujatti

Collaboratori: Cristina Negri, Ester Musso, D. Musmeci, G.
Tironi, L. Macrì, M. Luis y Garcia, C. Curti, I. Martini, R. Cauz

Progettazione strutturale: ing. Gianni Vercelli

Ingegnerizzazione e contabilità: A. Del
Maschio
Direzione lavori: S. Pujatti

Responsabile di cantiere: Geom. P. Muratore

Impresa di costruzione: S.IN.CO
Data di
realizzzione
: 2002-2005
Costo complesivo: 1.900.000
euro
Fotografie: Betta Crovato

Vedi la SCHEDA
ARCHITETTO

Il contesto

Integrare ed ampliare una struttura esistente nel rispetto delle
caratteristiche di un sito dalla forte valenza ambientale: lo Studio Elastico è
stato chiamato a progettare l'ampliamento del cimitero di Borgaretto una
frazione di Beinasco, collocato all'interno del parco del Sangone. Il pogetto
del parco fluviale del Sangone completa insieme a quello del Po, della Dora e
della Stura, un vasto piano di riqualificazione dei corsi d'acqua che
interessano la città di Torino e la sua provincia. Tutte le nuove strutture
tengono conto di questa condizione, sia per quanto riguarda le altezze
(ridottissime) e l'impatto visivo dei volumi costruiti, sia per i materiali
impiegati. Il risultato è un intervento che nella semplicità e linearità delle
soluzioni proposte si integra perfettamente nell'ambiente naturale, assove la
propria funzione con discrezione, con rispetto, quasi in punta di piedi.

Il "nuovo" cimitero

L'ampliamento si caratterizza per un impianto planimetrico nel complesso
regolare; il sedime ha una forma rettangolare con i lati corti inclinati. Le
peculiarità del suolo e le differenze altimetriche del terreno diventano
elemento progettale forte e vengono esaltate per differenziare le diverse aree
del complesso: il piano di campagna, l'altipiano centrale a quota +2.40 metri,
il camminamento perimetrale a quota +1.20 metri.
I dislivelli oltre ad
offrire molteplici spunti progettuali consentono di definire scorci prospettici
di grande effetto e garantiscono una visuale panoramica a 360° sul parco
circostante. Il muro di cinta è infatti una sorta di bastione realizzato con
grandi pietre da scogliera che convivono con la vegetazione a formare una sorta
di "muro verde".
La parte centrale dell'intervento diventa fulcro dell'intero
impianto progettuale. Vi sono collocati i nuovi sepolcri realizzati in
calcestruzzo armato che diventano essi stesi struttura di sostegno per il
livello superiore, a quota +2.40 metri. Una sorta di grande piattaforma alla
quale si accede tramite una serie di rampe di scale che collegano i due
livelli.
Al livello superiore piccoli affossamenti identificano la presenza
delle sepolture, e sono evidenziati da pavimento di grigliato metallico che
permette di vedere la collocazione dei loculi sottostanti. Le lapidi, poste in
orizzontale, definiscono il perimetro di quest'area ribassata, nel mezzo della
quale è collocato un'albero.
Per raggiungere la parte del complesso
interessata dall'ampliamento è necessario percorrere un ponte pedonale al quale
si accede immediatamente dopo l'ingresso esistente e consente di sorvolare il
vecchio cimitero e una parte di bosco. Si tratta di una struttura completamente
metallica con pavimentazione in grigliato e lamiera i cui riflessi argentei si
confrontano con le sponde del ponte tinte con un evidente colore rosso
intenso.
Interessante anche la soluzione del cancello di ingresso con la
struttura completamente metallica e la grande lastra bicromatica in pietra
"bucata" dai caratteri sobri ed essenziali della scritta "Exit". È solo uno
degli episodi che evidenzia la grande attenzione al dettaglio e all'uso dei
materiali che è il filo conduttore di tutto il progetto.

I materiali

Tutto l'ampliamento è concepito come un unico grande blocco di materia
scolpito, scavato e modellato secondo linee rette e forme pulite. I materiali
impiegati rimandano in maniera esplicita a tutto ciò che si può trovare nei
pressi o dentro un letto fluviale, a tutto ciò che si può ricavare dalle vecchie
cave, presenti nella zona: ghiaia e pietrame con granulometrie diverse. La
ghiaia molto fine è stata utilizzata in tutte le zone percorribili, il pietrame
più grossolano ha permesso di costruire le scarpate, mentre con getti di ghiaino
lavato sono state realizzate le panche, le scale e le rampe. La ghiaia e la
pietra dunque come elementi di conessione tra il contesto e il costruito, tra
artificiale e naturale, memoria di un luogo che è esso stesso per definizione
luogo della memoria.

Il progetto ha ricevuto il Premio Nazionale In/Arch - Ance nel 2006