La nuova chiesa armena di San Sarkis a Carrollton (Texas) progettata dal premiato architetto newyorkese David Hotson (membro dell’AIA, l’American Institute of Architects) è stata consacrata a fine aprile 2022. La chiesa ha celebrato la sua prima funzione domenicale il 24 aprile 2022, data in cui ogni anno la diaspora armena internazionale commemora gli 1,5 milioni di vittime del genocidio armeno del 1915.
Il nuovo edificio di culto è ispirato all’antica chiesa armena di Santa Ripsima, che si trova tuttora nei pressi di Erevan, l’odierna capitale dell’Armenia. Il rapporto del nuovo edificio di culto con questo antico prototipo fornisce un collegamento al retaggio dell’Armenia quale prima nazione cristiana al mondo (avendo adottato il cristianesimo nel 301 d.C.) e rispecchia la fede e la resistenza del popolo armeno lungo diciassette secoli di sfide e sconvolgimenti. La chiesa di Santa Ripsima è stata ultimata nel 618 d.C. e la prima pietra di San Sarkis è stata posata esattamente quattordici secoli più tardi, nel 2018. Lavorando con l’arch. Stepan Terzyan, suo storico collaboratore, Hotson ha elaborato un progetto che guarda al futuro come pure al passato, coniugando le antiche tradizioni architettoniche e artistiche dell’Armenia con tecnologie digitali di progettazione e fabbricazione contemporanee.

La più eclatante di queste innovazioni contemporanee è la facciata occidentale della chiesa, che svolge la funzione di discreto ma potente monumento commemorativo degli 1,5 milioni di vittime del genocidio armeno del 1915. La facciata rappresenta una croce tradizionale armena - o “albero della vita” - composta di motivi botanici e geometrici intrecciati tratti dall’arte armena. Man mano che il visitatore si avvicina alla facciata, il disegno complessivo si dissolve in 1,5 milioni di minuscole icone (o pixel) ispirate ai simboli circolari che ricorrono in tutta la tradizione artistica armena. I singoli pixel sono stati generati da uno schema al computer per renderli tutti unici. Come 1,5 milioni di fiocchi di neve, ogni singolo pixel rappresenta uno degli 1,5 milioni di individui che hanno perso la vita nel genocidio armeno del 1915, tra cui alcuni membri delle famiglie che appartengono alla comunità dei fedeli di San Sarkis. La successione delle singole icone che si estendono sull’intera facciata dell’edificio offre l’esperienza viscerale di misurarsi con la portata di questa atrocità della storia.

Per realizzare la facciata, Hotson ha collaborato a stretto contatto con Fiandre, la casa produttrice di superfici architettoniche che ha sviluppato il rivoluzionario sistema DYS, in grado di eseguire stampe personalizzate per esterni ad altissima definizione resistenti ai raggi UV sui materiali di rivestimento ceramici per facciate ventilate di grande formato di Fiandre. Fiandre, brand di Iris Ceramica Group, ha realizzato le lastre della facciata nel suo stabilimento italiano con le esatte unità di pixel richieste dalla facciata e ha stampato il complesso disegno mediante un processo brevettato che è stato interrotto a metà quando la pandemia di Covid-19 ha causato l’arresto totale dell’industria italiana prima che fosse possibile completare la produzione e far arrivare in Texas la facciata ultimata. A installarla è stata Graniti Vicentia Façades utilizzando il sistema di facciata ventilata brevettato di Granitech, la divisione di Iris Ceramica Group dedicata ai sistemi di facciata ventilata.
Si ritiene che questa facciata costituisca il primo caso d’impiego di tale tecnologia di stampa digitale ad altissima definizione per esterni per coinvolgere otticamente l’osservatore in una serie di scale visive annidate le une dentro le altre. Oltre alla facciata dell’edificio commemorativo, Fiandre ha fornito l’intera gamma di finiture ceramiche per intradossi, pareti e pavimenti interni ed esterni utilizzate in tutto il complesso di San Sarkis.

La massa totalmente grigia dell’esterno della chiesa, rinzaffata con materiali moderni, fa riferimento al carattere scultoreo monolitico delle antiche chiese armene, che erano costruite interamente in pietra. L’accostamento dell’architettura monocroma alla ricca e variopinta vegetazione, immaginata e realizzata dalla paesaggista Zepur Ohanian, richiama alla memoria la forte relazione fra architettura monolitica e paesaggio verdeggiante che è tipica degli antichi edifici di culto e complessi monastici ancora esistenti in tutta la madrepatria armena.

Subito dopo essere entrato in chiesa dalla facciata dell’edificio commemorativo, il visitatore si ritrova nel luminoso santuario, una composizione di volumi spaziali inondati di luce ispirata agli interni di Santa Ripsima. I luminosi archi concavi scolpiti verso l’esterno riflettono indirettamente nello spazio interno l’accecante luce solare texana, ottenendo come risultato un tipo di illuminazione etereo. Le volte intonacate ricurve che danno forma allo spazio interno sono state realizzate in gesso rinforzato in fibra di vetro direttamente dal modello al computer dell’architetto, mediante un processo innovativo sviluppato da Formglas, una casa produttrice con sede a Toronto. Le volte degli interni sono lisce e senza lamine, prive di evidenti impianti d’illuminazione, valvole di regolazione dell’aria condizionata o altri dettagli tecnici contemporanei a interrompere la luminosa figura spaziale, che conserva il ricordo del santuario di Santa Ripsima del XV secolo.
A riscaldare e raffrescare la chiesa è un sistema di climatizzazione a dislocamento, che utilizza impianti meccanici a distanza per immettere aria condizionata a bassa velocità attraverso valvole di tiraggio a pavimento situate sotto le panche. Ne risulta un interno silenzioso, privo di vibrazioni meccaniche o del rumore di fondo dei normali sistemi di condizionamento dell’aria ad alta velocità, che offre un ambiente silenzioso per l’acustica riverberante della musica corale armena tradizionale.