Il progetto chiamato “Quarto Savona Quindici” è un Giardino della Memoria situato sull’Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. Progettato dagli architetti Valentina Careri, Fabrizio Cassibba e Michele Giletto, dello Studio A2pa, nasce dalla volontà di ridare vita e importanza a un’area che è stata teatro di un avvenimento drammatico nella storia del nostro Paese. L’intento è di trasformare un luogo in cui si sono spente brutalmente delle vite in un nuovo simbolo di rinascita, riqualificandolo e donandogli una funzione specifica: quella del perenne ricordo e della celebrazione degli eroi che quel giorno furono uccisi.

Il giardino, volutamente allegorico, si articola in una serie di aree a verde e aree di sosta con panche, connesse tra loro da una passerella in legno che rappresenta la spina dorsale del progetto: questo infatti riprende nelle forme di una retta spezzata, il percorso autostradale compiuto dalle auto coinvolte nella strage del 23 maggio 1992.
Lungo questa “passeggiata” - quasi un percorso simbolico della legalità -  portali in legno (quindici in quattro blocchi, a ricordare il nome “Quarto Savona Quindici”) definiscono zone di ombra, cangiante nell’arco della giornata, che, insieme agli elementi della recinzione, sottolineano il mutare del tempo in un movimento dinamico e continuo che ogni giorno si rigenera con il sorgere del sole, a richiamare proprio la vita attraverso il movimento.

Al termine del percorso in legno ci si immette in un’area che si apre come il delta di un fiume e che ricorda una piazza, sulla quale insiste un sistema di gradoni sui quali sono posizionate delle panche che, insieme alla piazza, formano una sorta di teatro, con il paesaggio retrostante a fare da quinta scenica. Qui si è scelto di scrivere sulle piazzole i nomi dei caduti del 23 maggio 1992, a perenne ricordo. Questo spazio si presta a ogni tipo di manifestazione o spettacolo e apre alla possibilità di allestire un palco. Da questa zona si accede infine alla parte più riservata del giardino, con la presenza, all’interno di una fitta vegetazione, di una teca in vetro che ospiterà i resti di una delle auto esplose nel 1992. La teca è protetta da un padiglione aperto su tutti i lati e completato da una tettoia con la struttura ben visibile che quasi si “scompone” verso l’esterno. Anche quest’area si presta ad eventuali mostre temporanee.


Le aree di sosta sono volutamente in cemento grigio, sottolineate da fasce bianche, e richiamano una struttura a “ragnatela”, volendo rappresentare da un lato la frammentazione dell’autostrada in seguito all’esplosione, dall’altro la trama della mafia, intricata, appunto, come una ragnatela.
Gli alberi e le piante, già presenti da tempo nel luogo, sono stati tutti mantenuti e la pavimentazione è stata attentamente pianificata affinché nessun albero rischiasse di essere spostato o rimosso. In alcuni tratti, infatti, si nota come le piazzole girino intorno agli alberi e li evitino scrupolosamente.

Sono riconoscibili tutti gli elementi simbolici del giardino: la terra con la sua vegetazione, che è paesaggio comune in Sicilia; la trama a tela di ragno (in cemento per enfatizzare un punto di rottura e di pathos) che rappresenta lo scempio del 23 maggio 1992, che ospita un totale di 15 sedute disegnate su misura per questi spazi; la passeggiata in legno che taglia e si sovrappone alla trama in cemento, quasi a voler simboleggiare un percorso di rinascita e speranza che si impone con forza sul passato di violenza e criminalità; i portali in legno, che rappresentano la scorta Quarto Savona Quindici e che, ad un certo punto della passerella, avvolgono con la loro presenza ed enfatizzano il gioco delle ombre, creando un momento di rottura col resto del giardino; gli elementi della recinzione in acciaio cor-ten, che, con le loro forme spigolose disegnano ombre sul terreno, mentre proteggono il giardino dall’ingresso delle automobili, non impedendo, tuttavia, l’ingresso pedonale; la zona a teatro, dopo la passeggiata in legno, che si presta ai momenti di riflessione, grazie alla presenza delle sedute, e permette di apprezzare la vegetazione del luogo, aprendosi con un cono prospettico verso la teca e, oltre, verso la casetta bianca con la scritta “no mafia”, dalla quale partì la detonazione dell’esplosivo; la teca in vetro e acciaio (volutamente scarna ed essenziale, realizzata con strutture a vista che si scompongono verso l’esterno) pensata per ospitare i resti dell’automobile esplosa, immersa nella vegetazione e visibile da tutti i lati, a ricordare ai visitatori, con candida brutalità, l’efferatezza della strage e l’importanza di tenere sempre vivo il ricordo.

La struttura può anche essere utilizzata per ospitare mostre fotografiche e per dare riparo in caso di pioggia. Avendo appreso la simbologia di quanto progettato e realizzato, il visitatore è quindi volutamente esposto a diversi stadi emozionali: l’angoscia e la rabbia per la ferocia umana; il sommo rispetto per gli ideali degli Uomini che hanno sacrificato le loro vite; il dolore nel vedere di presenza i resti della macchina, prova tangibile della sofferenza e del sacrificio; la pace della natura che, infine, trova sempre un modo per rinascere.

Lo Studio A2pa ha voluto al contempo riqualificare un’area a lungo trascurata, offrire alla popolazione un nuovo spazio funzionale e ridare nuova vita a un luogo tragicamente noto eleggendolo a simbolo di rinascita.

Scheda progetto
Architetti: Valentina Careri, Fabrizio Cassibba, Michele Giletto
Intervento: Riqualificazione urbana
Data ultimazione lavori: 2017
Luogo: Isola delle Femmine (Palermo | Italia)
Superficie: 6.298 mq
Stazione Appaltante: ANAS s.p.a.
Ditta Esecutrice: Maitec s.r.l.
Materiali: Legno, Acciaio, Acciaio Cor-ten, Vetro, Cemento a Spolvero, Resina
Fotografia: arch. Michele Giletto, arch. Fabrizio Cassibba