energia24 – Da anni i professionisti del settore si stanno preparando alle nuove normative. Ma sul traguardo finale degli zero energy building prevale la perplessità.

Gli obblighi sulle rinnovabili in edilizia riguardano tutti noi che lavoriamo e viviamo all'interno di palazzi e costruzioni di varia natura. Ma l'interesse per queste norme delle categorie professionali che curano la realizzazione degli edifici, ossia ingegneri e architetti, è, senza dubbio, decisamente superiore. A differenza di quanto spesso capita con l'imposizione di leggi e vincoli, i professionisti delle costruzioni sembrano soddisfatti dell'entrata in vigore di queste disposizioni.

«Ovviamente il nostro giudizio sull'introduzione delle rinnovabili in edlizia è positivo - spiega Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri - perché si tratta di un fattore che può, oltre che dare un segnale positivo sul fronte dell'energia, stimolare la qualità della progettazione. Sicuramente perseguire questi obblighi ci costerà un aggravio di fatica ma, d'altronde, quello che deve fare un buon progettista è individuare le norme, conoscerle e applicarle nel modo migliore, anche da un punto di vista dei costi economici. L'importante è che i Comuni facciano la loro parte, attrezzandosi per delle verifiche a campione in fase di realizzazione delle opere, altrimenti rischiamo di trovarci di fronte a degli annunci più teorici che concreti. Si tratta di un aspetto che, purtroppo, è stato sinora spesso trascurato».

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Alessandro Marata, presidente del Dipartimento ambiente e sostenibilità del Consiglio nazionale Architetti: «Per gli architetti il mercato che si è venuto a creare grazie al grande sviluppo della green economy è sicuramente una grande opportunità, sia di lavoro che di accrescimento delle proprie qualità progettuali e delle conoscenze tecnologiche. C'è però da dire che, se non fosse stato per l'applicazione cogente dovuta alle leggi, la comunità dei progettisti, dei committenti e degli utenti sarebbe ancora molto impreparata e insensibile ai problemi dello sviluppo sostenibile, delle energie rinnovabili e del riciclo dei materiali». I professionisti del settore, comunque, non sono impreparati di fronte alle normative sull'edilizia sostenibile: «Per esperienza posso dire che gli Ordini regionali sono ormai da una quindicina d'anni che stanno organizzando corsi di aggiornamento su questa materia, tra l'altro sono tra i più seguiti in assoluto, quindi credo che ci sia una forte volontà da parte della nostra categoria di conoscere e impegnarsi su questi temi. Quando questo tipo di norme diventeranno ancora più stringenti ci sarà una necessità maggiore di restare aggiornati» puntualizza Zambrano.

Ingegneri e architetti sembrano avere le idee chiare anche su quali fonti pulite utilizzare per adempiere agli obblighi in vigore: «Premettendo che la miglior forma di energia è quella risparmiata - evidenzia il consigliere dell'Ordine degli Architetti - e anche che non ci sono fonti rinnovabili migliori o peggiori (perché  dipende dal luogo e dalla condizione nella quale ci si trova a operare) le tecnologie legate al fotovoltaico sono quelle di più facile applicazione, perlomeno in Italia. Il micro-eolico sconta la scarsità di vento, il geo-scambio a bassa entalpia richiede spesso tempi di ammortamento più lunghi e quindi è preso poco in considerazione dagli investitori e dai committenti, che guardano più alla sostenibilità economica che a quella ambientale, come è del resto comprensibile. Naturalmente per fotovoltaico intendo quello integrato alle costruzioni (sulle coperture o in facciata) e non le centrali di produzione che niente hanno a che fare con l'architettura».

Anche per il responsabile degli ingegneri «il fotovoltaico è sicuramente la tecnologia che più viene adottata in questa fase in edilizia, in combinazione con il solare termico. C'è stato un momento in cui molti colleghi avevano manifestato interesse anche per l'eolico, ma attualmente l'entusiasmo per questa fonte mi sembra scemato». Sulla strada della sostenibilità in edilizia c'è però il caos normativo provocato dalle normative regionali differenti. Anche in questo caso il giudizio delle due categorie è netto: «Personalmente - commenta Marata - ritengo che sia estremamente sbagliato che ogni Regione possa legiferare in modo autonomo su questo argomento. Le regole sono differenti tra una Regione e l'altra e non vi è alcuna ragione che lo siano. Sono differenti quindi anche i corsi di formazione e la preparazione richiesta, a livello di titoli di studio, per diventare certificatori. Questa iper-legificazione comporta confusione normativa, un inutile aggravio di costi per le pubbliche amministrazioni, i progettisti e i clienti e maggiore probabilità che, in buona o cattiva fede, le procedure per la certificazione vengano condotte con minore qualità». 

«Siamo abbastanza insoddisfatti di come sta funzionando la normativa sulla certificazione energetica, perché aspiriamo ad avere una legislazione unica, senza distinzioni a seconda delle Regioni, che spesso si sono avventurate su percorsi di dubbia attendibilità. Anche per individuare le caratteristiche dei certificatori occorrerebbe più uniformità» aggiunge Zambrano.

Anche per questo motivo l'obiettivo finale di arrivare entro il 2020 ai famosi zero energy building prospettati dalla Ue appare ancora in salita: «Non sono molto ottimista in questo senso - conclude Marata la cultura delle amministrazioni pubbliche italiane e delle imprese di costruzione, fatti salvi i casi di eccellenza che pure ci sono, non è certo all'altezza di quelle europee, in generale. Comunque, con la crisi economica nella quale ci troviamo a operare, che ha spostato la maggior parte del lavoro sul patrimonio edilizio esistente, i nuovi edifici a energia quasi zero saranno percentualmente molto pochi, perché poco si costruirà di nuovo nei prossimi anni in Italia. Progettisti, imprese di costruzione e aziende produttrici di componenti e materiali per l'edilizia svilupperanno il loro lavoro nell'efficientamento degli immobili esistenti, sia a livello termico, che acustico, che, in seguito al recente terremoto in Emilia, anche strutturale».