Testo di Alessandra Coppa

KENGO KUMA. SELECTED WORK 1994-2004
Fino al 27 marzo 2007
Como
   Testo di Alessandra Coppa

"Sono onorato di presentare le mie opere nella Casa del fascio di Terragni perché questa architettura non è una semplice 'box'. Terragni concepisce lo spazio come lo penso io: attraverso la complessa sovrapposizione dei materiali, l'uso della trasparenza, e l'intelligente inserimento dell'edificio nella natura e nel contesto che lo circonda".
In questo modo, Kengo Kuma, architetto giapponese della nuova generazione, ha esordito nella sua conferenza sulle sue opere recenti realizzate tra il Giappone e la Cina in mostra al Salone San Francesco a Como fino al 27 marzo.
Kuma predilige i materiali naturali pietra, terra, legno, vetro, bambù, carta, plastica rifiutando l'applicazione banale della tecnica del cemento armato, reinterpretandoli tuttavia attraverso infiniti tagli, ricuciture, piegature, sovrapposizioni. Sempre però nel rispetto della natura ritenuta dall'architetto un modello, un'inesauribile fonte d'ispirazione per l'architettura d'oggi. La sua ricerca compositiva si concentra sui materiali, elementi costitutivi della fabbrica: "Perché voglio sminuzzare i materiali e ridurli in frammenti minuti? Perché voglio scomporre la pietra, il bambù e la carta giapponese in particelle simili a lamelle? Perché voglio praticare in tutti i materiali una infinità di fori?. Se sbriciolo i materiali e li suddivido in frammenti non è perché li odio, né perché trovo sgradevoli le loro qualità tattili; è, anzi, proprio per la ragione contraria: perché li amo".
Attraverso l'aggregazione di pochi elementi, in sintonia con l'estetica zen, Kuma definisce spazi di pura contemplazione. Spazi fluidi in cui il vuoto si manifesta come presenza e non come assenza: il vuoto come spazio primario, spazio germinale.
La mostra Kengo Kuma. Selected work 1994 - 2004 giunge a Como, dopo una serie di tappe iniziate a Siracusa nel 2005 e a Stoccolma. È curata da Luigi Alini, architetto e ricercatore presso la Facoltà di Architettura di Siracusa e autore della monografia Kengo Kuma (Electa). Alini ha pensato una mostra volutamente antiretorica dove il pensiero dietro l'architettura rende visibile il non visto: dove si può capire il lavoro sulla materia fatto da Kuma (e prima ancora la sua attenta osservazione della materia) per farla diventare costruzione, in un continuo e dialettico rapporto tra materia e forma.
Il lavoro di Kuma è indagato attraverso alcuni selezionati esempi di intervento compiuti tra 2000 e 2004 in Giappone e Cina: il Museum of Hiroshige Ando, Batou, Nasu-gun, Tochigi; il Takayanagi Community Center, Takayanagi, Kariwa-gun, Niigata; il Nasu History Museum, Nasu, Tochigi; il Great Bamboo Wall, Pechino; la Plastic House, Meguro, Tokyo; l' Adobe Museum for Wooden Buddha, Toyoura, Yamaguchi.
L'allestimento della mostra, progettato dallo stesso Kuma, è costituito da sei box, che fungono sia da strutture espositive sia da 'contenitori' per il trasferimento della mostra nelle altre sedi. I box, tutti diversi tra loro, sono realizzati con gli stessi materiali impiegati nella costruzione delle opere esposte. Questa scelta è tesa a rendere ancor più evidente, anche dal punto di vista tattile, il 'principio generativo' delle opere. Le architetture sono presentate in relazione ad alcuni 'temi radice', che costituiscono delle "invarianti" nell'opera di Kengo Kuma: natura/artificio; luce/ombra, semplice/com-plesso, opaco/trasparente, provvisorio/permanente, massivo/leggero, superficie/profondità, univoco/mol-teplice, trama/ordito, continuo/discontinuo, ripetizione/variazione, alto/basso. Ricorrendo ad una sorta di 'sistema retorico', Kuma annulla ogni contraddizione: la costruzione si fa narrazione e l'unità è generata dalla ripetizione della parte. Un modo di operare assimilabile proprio alla natura retorica del linguaggio, inteso come luogo della 'molteplicità interrogativa', luogo delle differenze a confronto. I box sono composti di parti fisse e parti mobili: aprendo cassetti, facendo scorrere e ribaltando piani è possibile 'svelare' ciò che essi contengono: grafici di progetto, plastici di studio, schizzi, foto delle fasi costruttive. La mostra è completata dalla presenza di un prototipo in scala 1:1 del Padiglione Oribe, recente opera del maestro Kuma realizzata interamente in policarbonato alveolare. La costruzione del Padiglione, significativo esempio di "architettura effimera", è il risultato di una sperimentazione condotta in ambito didattico dal curatore della mostra.

Como, Salone San Francesco
fino al 27 marzo 2007
orario: 11-20 - chiuso lunedì

Nasu History Museum, Nasu, Giappone 1999-2000 Takayanagi Community Center, Takayanagi, Giappone 1998-2000 Takayanagi Community Center, Takayanagi, Giappone 1998-2000 Atami, prefettura di Shizuoka, Giappone 1992-95
Ishinomaki, prefettura di Miyagi, Giappone 1996-99 Nasu, prefettura di Tochigi, Giappone 1996-2000 Nasu, prefettura di Tochigi, Giappone 1996-2000 Toyoura, prefettura di Yamaguchi, Giappone 2001-02 Minato-ku, Tokyo, Giappone 2000-03