Architettura di pietra

Testo di Giorgio Blanco

Fra tutti i materiali la Pietra ha svolto il ruolo più importante nei processi costruttivi. Ciò soprattutto nell'Architettura occidentale che, per sua genesi e storia, è stata fondata sulla Pietra e, alla Pietra, è strettamente connessa. L'Architettura ancora oggi, nella sua accezione comune, è identificata con il 'costruire in Pietra'. 'Non è rimasta pietra su pietra' è espressione corrente per indicare la distruzione del costruito.
'Architettura di Pietra' è una locuzione ormai consueta per indicare un modo di concepire l'Architettura attraverso l'impiego dei materiali lapidei. Un modo che non appartiene ad una precisa tendenza, anzi, la sua caratteristica è proprio quella di essere trasversale e non classificabile in un particolare linguaggio. Leon Battista Alberti, nel secondo libro del Re aedificatoria dedicato ai materiali, ha trattato le pietre collegandole ai due concetti di varietas e admiratio.
Al concetto di varietas è connessa la notevole molteplicità della natura delle pietre (quindi delle loro caratteristiche e proprietà) e la conseguente loro adattabilità ai più svariati impieghi in Architettura. Al concetto di admiratio è connesso lo stupore per l'impiego, la conoscenza e, talvolta, il grande pregio estetico delle pietre. Ambedue i concetti ben esprimono, nella descrizione albertiana, le diverse fasi di passaggio dalla 'materia', al 'materiale', fino al 'prodotto'.
Questa recente riscoperta dei materiali naturali in genere, e della Pietra in particolare, obbliga a recuperare dall'oblio una nomenclatura che è in parte in via di estinzione perfino nel lessico specialistico. Denominazioni scorrette, improprie (o anche assenza di denominazioni) delle pietre (delle loro lavorazioni e dei significati connessi) sono a testimoniare un processo di eclissamento in atto di questi materiali, e di ciò che essi rappresentano in termini culturali, avvenuto soprattutto negli ultimi decenni. Dimenticare un nome significa anche dimenticare il materiale a cui è riferito con il conseguente impoverimento del grande retaggio di esperienza, di sapienza, di lavoro, di diversità, pervenutoci attraverso i millenni.
Un retaggio espresso concretamente non solo dalle realizzazioni del passato (più o meno remoto) ma anche dall'inestimabile patrimonio, tuttora vivo, costituito da quel profondo e diffuso 'saper fare', 'saper apprezzare', 'saper conoscere' (e dunque 'saper nominare'). Un sapere complessivo che può essere sinteticamente definito come 'cultura della Pietra' (e del Marmo) che tanta parte ha avuto nella creazione della nostra civiltà occidentale e, in particolare, mediterranea.
Persino nei mirabolanti 'materiali nuovi' dell'ultima generazione che ci si propongono moltiplicati nei riflessi di moltitudini di realtà virtuali, la sottile maschera di Pietra ha conservato il suo significato-identificazione con i luoghi di solido e sicuro rifugio da un ambiente esterno non sempre amichevole.
O, per altri versi, di luoghi di celebrazione di riti collettivi in grado di evocare sicurezze e contrastare paure ancestrali. In questo senso acquistano significato molti attuali edifici intesi come grandi cattedrali senza dio, nei quali si svolgono i nuovi riti dell'inizio di questo terzo millennio. Riti e comportamenti che, sempre più, stanno determinando una mutazione (più che un mutamento) del genere umano e del suo rapportarsi con il molteplice naturale e artificiale. Traguardi tecnologici sempre più avanzati, inimmaginabili, profonde modificazioni dello stesso modo di essere degli individui e delle culture, del loro abitare il pianeta (e non solo) in modo contraddittorio, inusuale e sempre più spaesante, sono alcuni degli aspetti di questa mutazione. Nel grande sistema di omologazione planetario che tutto comprende e trasforma a velocità impressionante, molto scarsi sono i riferimenti che, ancora, rimangono certi, diffusi e radicati nel tempo. Tra questi riferimenti, sicuramente, vi è la Pietra nel suo significato simbolico-tettonico non solo in rapporto al costruito artificiale (ovvero nella sua condizione di 'materiale'), ma anche in rapporto alla sua primordialità, al suo essere la materia-base della costruzione del pianeta e degli altri corpi celesti. Dunque, la Pietra non solo intesa nella sua immagine relazionata all'artificio costruttivo, ma anche nel suo significato più misterioso: di materia inorganica che sempre è stata e sempre sarà. Prima e oltre l'uomo e gli altri viventi, negli abissi inconoscibili dei tempi geologici.
La Pietra, nel remoto immaginario collettivo, ha una duplice genesi e condizione: ctonia (dal sottosuolo, dai vulcani) e celeste (dalle meteoriti); ciò con tutti i conseguenti significati sottesi da questi luoghi posti oltre l'orizzonte dei viventi e che tanta parte hanno avuto nelle mitologie e nelle religioni. Da sempre affascina il paradosso del cristallo costituito da bruta materia inorganica eppure, contemporaneamente, forma geometrica assolutamente perfetta nei suoi baluginanti riflessi e nelle sue incredibili trasparenze: che si stenta a credere inerte e priva di forme di vitalità. Dunque la Pietra è una 'materia' che, prima di divenire 'materiale' e 'prodotto', entrando in relazione con il progetto umano (e con la conseguente sua concreta trasformazione stereotomica), è in relazione con il trascendente, con l'inspiegabile e quindi con il mistero che nessuna ricerca scientifica è in grado di svelare.
La scienza lascia il campo alla poesia, ovvero all'Architettura (e ad altri settori come quello del design). E l'Architettura può solo tentare di porre la questione proponendo l'attuale umana condizione di spaesamento proseguendo nella ricerca di codici necessari alla creazione di nuovi linguaggi.

Tempio a pozzo di Paulilàtino

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Tumulo di Newgrange

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Stonehenge

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