Dominus Winery  

Località Yountville, Napa Valley, California, USA
Committente Christian e Cherise Moueix, Libourne, Francia
Progettazione Jean-Frédéric Lüscher, Jacques Herzog, Pierre de Meuron, Harry Gugger, Christine Binswanger
Collaboratori Uly Ackva, Ines Huber, Nathalie Kury e Mario Meier (design facciata)
Direzione dei lavori Valley Architects
Ingegneria strutturale Zucco Fagent Associates
Tempi progetto 1995
Tempi di realizzazione 1996-1998
Superficie 3.400 mq
Volume 26.400 mc
Costo globale 7,8 milioni CHF

Cosa c'è di più antico di un muro di pietra a secco? Un muro - verrebbe da dire - è solo un muro. Cioè in fondo quanto di più prosaico immaginare da quando l'architettura esiste. In principio - verrebbe da dire, parafrasando Kahn - fu il muro, il muro andava bene per l'uomo, con il suo spessore e la sua forza ne proteggeva l'integrità... Ma da quando la tecnologia consente di sovvertire i principi classici del costruire, un muro può essere trattato alla maniera stessa in cui viene trattato il vetro. Può essere cioè muro nel senso dell'immagine, della rappresentazione, ma non esserlo invece nel senso della funzione. Può dividere, delimitare un territorio o uno spazio, ma può anche unire, incorniciare un paesaggio. Un muro può addirittura essere, a suo modo, trasparente. O luminoso, sempre alla sua maniera. Massiccio ed esile al tempo stesso. Pesante e leggero. Antico e moderno. Ambiguo o esplicito nella sua identità. Può insomma essere una cosa e un'altra insieme. Così è il muro di pietre ingabbiate in una struttura metallica che trasforma una banale cantina se guardiamo alla funzione, un banale parallelepipedo quanto alla forma, in un'interessante architettura, nella campagna californiana di Napa Valley. Ma il muro, questo muro, in realtà è solo la pelle se non addirittura il recinto dell'edificio, un riparo dal sole e dalla violenza degli sbalzi termici, che unisce i vari ambienti dell'azienda vinicola Dominus, realizzata dagli svizzeri Herzog e de Meuron a Yountville, in California. Un muro così smaterializzato, al di là della sua massiccia imponenza, da apparire di filigrana. Posto al centro del vigneto si inserisce nel paesaggio in mezzo alla regolarità geometrica delle piantumazioni che si fondono con i colori del basalto locale che varia dal verde scuro al nero. Il muro è interrotto da due grandi varchi in corrispondenza degli attraversamenti che disimpegnano la semplice funzionalità del sistema. Il più grande incornicia i vigneti al di là e costituisce un vero e proprio portale d'ingresso all'azienda. Il secondo, più piccolo, serve da ingresso di servizio per gli autocarri. Le due aperture, insieme ad un taglio orizzontale a mezza altezza che scherma una balconata, rendono dinamica la composizione. L'edificio vero e proprio, stretto e lungo (100 metri per 25, alto 9), è dietro il muro, costruito in calcestruzzo e acciaio, è rivestito da uno spessore di pietre di basalto, semplicemente "catturate" in gabbie metalliche ancorate alla struttura principale. Le stesse usate lungo gli argini dei fiumi o lungo le strade di montagna. Questa sorta di involucro riveste il tutto, passando indifferentemente davanti al pieno in calcestruzzo (delle pareti dei magazzini, degli ambienti dei serbatoi o delle cantine), davanti alla trasparenza (dei vetri di alcune finestre o del nastro aperto nella parte superiore del deposito dei serbatoi), o infine davanti ai vuoti (come la serra, una parte della loggia o i ballatoi che corrono nascosti all'interno, sopra al varco principale). La differenza è nella dimensione delle pietre e nell'effetto della luce naturale che passa tra queste. Le pietre pesanti e grosse sono in alto e quelle piccole in basso, al contrario del bugnato degli edifici storici.

Testo di Maria Argenti
Estratto da Materia n. 31

Pianta del piano terra e del piano superiore