Ice Hotel  

Località 98191 Jukkasjärvi, Svezia
Progetto Icehotel AB / Ã…ke Larsson (project architects)
Apertura Dicembre/Aprile
Superficie totale 6.000 m2
Superfici servizi 300 m2 (lobby/ice gallery); 100 m2 (restaurant/barroom); 600 m2 (theatre); 1.500 m2 (bedrooms)
Camere 60 (35 + 23 suites + 2 suites deluxe)
Costo di costruzione Euro 900.000

Precarietà. Scultura. Temporaneità. Meteorologia. Vita primitiva, primaria. Effimero. Tutte queste caratteristiche difficilmente appartengono al mondo dell'architettura.
O, almeno, normalmente riteniamo difficile che possano divenirne componenti caratterizzanti.
Ma qui siamo di fronte a un caso sperimentale di edificio per l'ospitalità, dove l'effimero diventa punto di forza e di eccezionalità.
L'Ice Hotel è un edificio che viene costruito  da ottobre a dicembre, e dura fino ad aprile.
Così per ogni stagione.
L'ideazione delle forme avviene durante l'estate. Da ottobre, la costruzione si articola in tre fasi: una prima fase, pesante, è quella della costruzione degli elementi strutturali in acciaio, una sorta di centine che costituiscono l'ossatura di tutto il complesso. Subito dopo, a novembre, vengono "prodotti" i mattoni di ghiaccio che serviranno per costituire le pareti: estratti dal fiume, segati e trasportati in loco. La terza fase è quella in cui intervengono artisti e scultori che lavorano sul ghiaccio per creare forme, oggetti, elementi di arredo.
L'impianto dell'edificio è costante: una croce formata da due corridoi che distribuiscono stanze e spazi comuni.
Il primo percorso, quello sull'ingresso, è caratterizzato dalla presenza di colonne di ghiaccio che collaborano alla struttura in acciaio (non visibile, perché coperta, aggredita, rivestita da ghiaccio e neve). Queste possenti colonne, con le leggere deformazioni dei tronchi d'albero, in una terra dove non ne esistono per chilometri, mettono poeticamente in relazione e confronto leggerezza e gravità, rappresentando così l'essenza dell'edificio. Percorsi secondari conducono alle camere, non più di sessanta, caratterizzate da una vita quasi comunitaria (sono poche le camere singole e doppie).
Ogni camera ha un solo elemento estraneo al mondo del ghiaccio: le pelli di renna sulle quali e dentro le quali si dorme. È evidente il rapporto con un mondo primitivo e composto di elementi estremi: ghiaccio, caccia, luce diffusa. La temperatura all'interno delle camere si assesta intorno ai cinque gradi sottozero, accettabile, quindi, rispetto a quella esterna. Tutti gli altri oggetti dentro le camere - letti, comodini, tavolini e sedie - sono in ghiaccio, quello scolpito dagli artisti fra novembre e dicembre.
Il secondo percorso, ortogonale e a croce rispetto al primo, distribuisce gli spazi comuni e pubblici: lobby, Absolut Bar, teatro, chiesa e zona espositiva.
Se osserviamo il prospetto principale, notiamo una forte vicinanza alle architetture islamiche delle origini; così come, se osserviamo la pianta, è evidente l'affinità con le architetture ipogee, anch'esse delle origini. È l'Absolut Bar il luogo più noto e architettonicamente caratterizzato: la cupola, l'apertura iconica a forma di bottiglia che raffigura lo sponsor, lo rendono l'unica struttura che abbia un rimando al mondo internazionalizzato, e non a quello naturale e atavico.
La sensazione di vita primitiva ed estrema ha attirato, nei primi anni di esistenza ciclica e differenziata di questo albergo, circa 14.000 ospiti e quasi 33.000 visitatori. L'edificio è costituito da 3000 tonnellate di ghiaccio e 30.000 metri cubi di neve.
Come già detto, la temporaneità e l'essenza effimera dell'edificio contrastano in modo esaltante con la forza atavica dell'esperienza di ospitalità: ad aprile l'edificio comincia a trasformarsi in acqua, e solo pochi elementi strutturali e decorativi restano sul luogo per poter essere riutilizzati. A parte, un enorme congelatore permette ai visitatori fuori stagione di potere utilizzare parti dell'edificio anche in primavera, su una superficie di circa 1500 metri quadrati. Ma perché rinunciare alla sensazione del primitivo effimero?

Testo di Gianluca Peluffo
Estratto da: Hotel. Architetture 1990-2005, Milano, 2003

Veduta assonometrica di studio
Pianta della zona permanente Pianta dell'hotel e della zona permanente