Impianti ospedalieri

L'evoluzione delle terapie e della diagnostica ha introdotto nell'ospedale una componente tecnologica, costituita da apparecchiature di servizio, che il progettista deve conoscere, anche se in modo non specialistico, per una corretta progettazione degli spazi.
Se si analizzano infatti gli impianti presenti in un ospedale, ci si trova di fronte a un'enorme quantità di tipologie per ognuna delle quali sarebbe necessario fornire dati e criteri di progettazione.
A sua volta l'architettura può essere condizionata da vincoli che gli impianti impongono sia nella fase di realizzazione che nel successivo periodo di esercizio, in termini di spazi, flessibilità, gestione e manutenzione.
Si deve infatti tener presente che l'ospedale è un organismo caratterizzato da una continua evoluzione, legato allo sviluppo della tecnologia medica e alle possibili variazioni delle esigenze dell'utenza.
Questo comporta che all'interno dell'ospedale si abbia un frequente adeguamento delle destinazioni d'uso degli spazi interni e conseguentemente delle dotazioni impiantistiche. Inoltre, essendo un organismo in continua attività, assume notevole importanza la facilità di intervento sugli impianti, per modifiche e soprattutto per manutenzione, e la possibilità di ridurre al minimo le interferenze con l'attività medica.
Oltre ai requisiti e alle prestazioni che l'impiantistica generale deve assicurare alla configurazione base dell'ospedale, si devono affrontare quelli legati a una possibile variazione degli stessi nel tempo.
Nella fase progettuale è quindi indispensabile definire i limiti e i vincoli imposti dagli impianti e che influenzano l'architettura e dall'altra la loro incidenza sui costi di realizzazione e gestione.
I principali aspetti che devono essere presi in esame sono identificabili in:
correlazione, trasporti e movimenti tra i diversi reparti;
flessibilità dell'organismo ospedaliero nel corso del tempo e adattabilità alle future esigenze;
economicità e rapidità nella realizzazione.
Ai fini dell'impostazione del progetto impiantistico è possibile evidenziare le principali problematiche correlate alle tipologie edilizie che trovano oggi più applicazione:
ospedale a sviluppo orizzontale, costituito da una serie di edifici separati, collegati da un percorso principale indipendente;
ospedale a sviluppo orizzontale costituito da più blocchi collegati da un percorso principale in stretta correlazione con i blocchi stessi;
ospedale a sviluppo verticale, costituito da un monoblocco pluripiano con piastra servizi.

Tipologia a blocchi separati
Consente di identificare in modo univoco le destinazioni dei diversi padiglioni specializzando le dotazioni impiantistiche e, per i reparti di diagnosi e cura, di prevedere soluzioni architettoniche e strutturali differenziate (interpiano, correlazione dei vani tecnici con i reparti), consentendo possibili economie dove le esigenze degli impianti sono minori.
Si pone però il problema della realizzazione delle reti di distribuzione orizzontali e delle sottocentrali di scambio con il singolo edificio.

Tipologia monoblocco
Consente di ridurre il percorso delle reti di distribuzione con minori perdite energetiche. È possibile collegare locali con la medesima destinazione d'uso alla stessa tipologia impiantistica con eliminazione di duplicati.
È più semplici garantire l'accessibilità degli impianti in quanto la maggior parte dei percorsi avviene all'interno di cavedi verticali e di controsoffitti o spazi tecnici.
Gli ingombri degli impianti richiedono la creazione di cavedi verticali di notevoli dimensioni, inoltre i percorsi orizzontali sono necessariamente vincolati alle dimensioni degli impianti destinati ai reparti con maggiori esigenze e quindi, a meno di differenziare l'interpiano, ci si può trovare con volumi tecnici non sempre utilizzati completamente.

VOLUMI TECNICI

Qualsiasi dotazione impiantistica implica la necessità di volumi per la collocazione delle centrali tecnologiche principali, dei sistemi di distribuzione primari, delle eventuali sottocentrali locali e infine delle reti di distribuzione secondaria.
Le centrali tecnologiche
Le centrali tecnologiche, in particolare per gli impianti termici e di condizionamento, elettrici, gas medicali e antincendio, hanno alcune peculiari caratteristiche:
occupano spazi non trascurabili;
sono possibili fonti di inquinamento ambientale per l'emissione gassose in atmosfera, rumore, scarichi.;
sono caratterizzate da elevati carichi statici;
devono essere facilmente accessibili per motivi di gestione e manutenzione;
sono sottoposti a vincoli normativi che impongono distanze per motivi di sicurezza dagli edifici;
necessitano di una correlazione con l'esterno per motivi funzionali, quali areazione, smaltimento di calore...
La tendenza è quindi quella di destinare aree specifiche ottimizzando la distanza dalle stesse dall'edificio principale, in relazione ai costi di trasporto, e destinare alle centrali fabbricati con caratteristiche compatibili con le dimensioni, pesi e requisiti delle apparecchiature in essi contenute.

Le reti primarie
Le soluzioni proponibili possono essere di tipo distribuito, con l'installazione delle reti all'interno di interpiani tecnici o concentrate con percorsi principali.
Le caratteristiche principali dei percorsi principali di distribuzione sono:
l'accessibilità che comporta un altezza minima di 2,5 m con una larghezza che può oscillare tra i 2 e i 3,5 m.;
la necessità di collegamento con i vani destinati alle sottocentrali;
la possibilità di accedere dall'esterno per effettuare operazioni di manutenzione;
la necessità di avere aperture e vie di fuga direttamente sull'esterno quando si abbiano percorsi chiusi con lunghezza superiore a 50 - 60 metri.

Le sottocentrali
Sono il punto di collegamento tra i sistemi principali di distribuzione (fluidi, elettricità, comunicazione) e le diverse zone dell'ospedale e di fatto rappresentano il punto in cui gli impianti vengono caratterizzati rispetto alle esigenze del reparto. Esempio sono le sottocentrali di condizionamento dove, in funzione delle esigenze di temperatura e umidità del reparto servito, vengono installate unità che trattano localmente l'aria.
Requisito comune, è la correlazione con i percorsi principali e, soprattutto per le unità di trattamento aria, la comunicazione con l'ambiente esterno per il prelievo e l'espulsione dell'aria.
Le soluzioni più adottate per l'ubicazione delle varie sottocentrali sono:
_per le unità di trattamento aria e le sottocentrali termiche le coperture o i piani terra e interrati;
_per le cabine di trasformazione i piani terra e interrati se è possibile con l'accesso a cielo libero;
_per i quadri di reparto spazi ai piani interrati o ai diversi piani in adiacenza ai percorsi distributivi verticali.

La distribuzione secondaria
È costituita da tutte le reti che raggiungono la singola utenza. In termini dimensionali l'impianto che richiede maggiori spazi è sicuramente quello di climatizzazione e ventilazione.
Le soluzioni per installare le reti di distribuzione secondarie sono essenzialmente due:
_ubicazione degli impianti nel piano di pertinenza, all'interno di controsoffittature o a vista;
_installazione degli impianti di interpiani tecnici con altezza variabile tra 2 e 2,5 m.
La prima soluzione, più tradizionale anche perché utilizzata nella quasi totalità dell'edilizia ad uso terziario, è quella che prevede il passaggio degli impianti nei controsoffitti e, in parte, in pavimenti sopraelevati.

Distribuzione in controsoffitto
La soluzione del controsoffitto, se estesa sia ai corridoi che ai locali serviti (distribuzione diffusa), consente di realizzare distribuzioni ai locali sottostanti e a quelli sovrastanti. In tal caso le controsoffittature devono avere un'altezza costante pari a 1,5 m e influiscono quindi in modo sensibile sulla volumetria globale.
Tale soluzione ha il vantaggio di un discreto livello di flessibilità in quanto è possibile raggiungere con gli impianti tutta la superficie sottostante e sovrastante.

Distribuzione a vista
Sebbene non sia necessariamente più economica, in quanto richiede un buon livello di finitura, la soluzione con l'impiantistica a vista consente alcuni vantaggi diretti e indiretti che la rendono auspicabile per molte applicazioni:
_facilità di manutenzione e soprattutto immediatezza dell'individuaizone di un guasto;
_visibilità dello stato generale dell'impiantistica che porta necessariamente a più frequenti interventi di pulizia e manutenzione.
Considerando un'utenza quale un ospedale, dove il mantenimento delle condizioni igieniche è fondamentale, si dovrebbe consentire in modo agevole ogni intervento atto a mantenere a un livello accettabile tale requisito.

Interpiano tecnico
La terza soluzione, l'interpiano tecnico, è quella che dal punto di vista impiantistico ha il maggior livello di flessibilità e accessibilità.
L'interpiano tecnico consiste, come accennato, nel prevedere tra due piani dell'ospedale un vano praticabile dove è possibile installare oltre alle reti di distribuzione secondarie, apparecchiature a servizio del piano sovrastante e sottostante e ricavare gli spazi necessari alle sottocentrali.
I vantaggi dell'interpiano sono chiaramente:
maggiore accessibilità agli impianti;
maggiore flessibilità;
completa separazione tra attività mediche e attività di servizio.

Collegamenti verticali
Relativamente ai cavedi le loro dimensioni e frequenza dipendono:
_dalla tipologia costruttiva e dal numero di piani dell'ospedale;
_dagli impianti presenti nei reparti serviti dal cavedio;
_dall'ubicazione delle centrali e sottocentrali  di trattamento aria.
Se le unità di trattamento sono installate ai piani interrati, all'interno dei cavedi verticali devono essere installate anche le canalizzazioni di presa di aria esterna.
I cavedi verticali devono essere ispezionabili, dotati di porte di apertura e di solai tecnici per ogni piano, realizzati con grigliati per consentire al personale di accedere per effettuare operazioni di manutenzione.
Il cavedio non deve essere cioè un elemento strutturale chiuso, bensì deve avere almeno una parete aperta.

<b>Rafael Moneo</b> - ospedale materno-pediatrico della Comunità di Madrid, 
Madrid, Spagna 2000-2004

Rafael Moneo - ospedale materno-pediatrico della Comunità di Madrid,
Madrid, Spagna 2000-2004

<b>Domenique Vigier</b> - tre padiglioni ospedalieri, Saint-Etienne, Francia 2003

Domenique Vigier - tre padiglioni ospedalieri, Saint-Etienne, Francia 2003

<b>Devanthéry & Lamunière</b> - Ospedale Psichiatrico, Losanna, Svizzera 2000 - 2002

Devanthéry & Lamunière - Ospedale Psichiatrico, Losanna, Svizzera 2000 - 2002

<b>Silvia Gmur e Livio Vacchini</b> - Ospedale cantonale, Coira, Svizzera

Silvia Gmur e Livio Vacchini - Ospedale cantonale, Coira, Svizzera

<b>Jensen & Brynildsen</b> - Ospedale dei lebbrosi, Maharashtra, India

Jensen & Brynildsen - Ospedale dei lebbrosi, Maharashtra, India

<b>Herzog & de Meuron</b> - REHAB center, Basilea (1998)

Herzog & de Meuron - REHAB center, Basilea (1998)