Isolato residenziale  
Progettista: Aurelio Cortesi
Collaboratori: Giovanni e Italo Borrini
I fase del progetto: Aurelio Cortesi, Giovanni e Italo Borrini, F. Calzolari, S. Maestri II fase del progetto: Aurelio Cortesi, Giovanni e Italo Borrini
Committente: Immobiliare Bodoni
Costruzione: 1997 - 1999
Superficie: 4.500 mq
Costo: Lit. 5.550.000.000
Materiali: edificio intonacato, balaustre e cornicioni in cemento prefabbricato, colonna in granito

Architettura e città: cioè laddove la comunità avrebbe dovuto riconoscere regole e rappresentarsi civilmente. Il lavoro di Cortesi è tutto compreso in un'interpretazione di questo rapporto. Lo fa da Parma, dove è più forte la tradizione, dove lo spessore dei legami fisici tra àntico e nuovo (nei materiali come nelle tecniche di costruzione) rende possibili ancora citazioni dirette. Lo aveva fatto magistralmente a Langhirano, dove il carattere del castello (del Castello di Torrechiara) veniva evocato nel tipo della villa a svolgere un compito di presidio sul paesaggio naturale circostante non poi così dissimile dall'illustre predecessore. La pietra verde della cassa muraria, la geort~etria elementare della composizione della pianta, la merlatura dell'attacco delle coperture, costituivano traslazioni dirette da una lingua comune che si voleva parlata nel Ducato parmense fin dall'epoca dei Farnese. Un dialogo sottile e ironico con elementi della tradizione costruttiva (una tradizione, propria, specifica, locale) Cortesi lo ha praticato lungo tutta la propria carriera professionale, dando una personale declinazione dì una tema introdotto criticamente da Ernesto Rogers, di cui è stato apprezzato allievo. Ma tutto questo non basta. Non basta per comprendere questa ultima, recente, opera: un edificio che sembra uscire, sbandare, dal solco di una ricerca che aveva ormai argini alti e sicuri. La verticalità inattesa, il decoro eccessivo, la distorsione degli elementi simbolici, costituiscono mosse spaesanti nel gioco composto dell'Architettura delta città.
L'edificio di via Rondani sorge immediatamente fuori dal margine murato della città di Parma, fuori ' verrebbe da pensare ' dalla città e dalle sue riconosciute regole, e questa potrebbe essere, forse, una prima ragione di quell'allentamento dei nessi con la lezione dell'antico che altrimenti lo avrebbero vincolato. L'edificio c'era già prima dell'intervento di Cortesi: un prisma compatto progettato negli anni Venti, solcato verticalmente da partiture finestrate delimitate superiormente da un alto cornicione. L'incarico di ristrutturazione, con l'occasione di un ritrovamento dei resti di un bastione d'epoca farnesiana, si tramuta in un ridisegno complessivo, capace di ridiscutere le modalità di appartenenza di uno specifico edificio alla storia della sua città, a ricontrattare la legittimità delle proprie radici.
Il punto di partenza per tutte le scelte progettuali è l'occasione individuale del sito, e l'interlocutore implicito è l'edificio preesistente, di cui l'autore, nella relazione di progetto, sottolinea 'le intenzionalità di un intervento civile ed appropriato (rimasto però) solo enunciato e fissato esclusivamente nel suo frontespizio' e incapace di ricomporre una rete qualitativa di relazioni con il circostante. Una incapacità che 'nell'occasione di una rinnovata richiesta di qualità ne ha decretato la fine.
A partire quindi dagli errori del vecchio edificio Cortesi dispiega la propria personale strategia costruttiva: interruzione della parte basamentale classica, che recinge il profilo inferiore del fabbricato esistente, mediante la continua proposizione dei tagli finestrati da terra al tetto; dematerializzazione della cassa muraria lasciando a ogni partitura la presunzione di una possibile trasparenza; variazione della tessitura parietale per rinviare ad un 'Ordine gigante' necessario a dare gerarchia spaziale di luogo.
Il tutto è mantenuto nella compattezza del prisma preesistente, alla cui sobrietà funzionale del disegno è opposta una esplosione semantica in cui apparati decorativi classici vengono citati, evocati per essere spudoratamente oltraggiati in un affastellamento dal ritmo impossibile, in una frantumazione (vedi il cornicione) perfida.
Si potrebbe supporre che il Post Modem sia 'tardivamente ' arrivato in provincia. Non è così. Se la ritmica impazzita delle lesene della Wing Collection della National Gallery di Robert Venturi si riflette in questo edificio fuori mura di Cortesi, è a partire da una riflessione - da una cura - sulla individualità di uno specifico luogo, non di una convenzione a priori. Un edificio con radici, di nuovo.
(Giovanni Durbiano in' Area' n° 51 Luglio/Agosto 2000, pag 68/77 Federico Motta Editore)

esterno particolare facciata prospetto ovest planimetria generale