spazi polifunzionali – Il progetto per il nuovo Centro di Promozione della D.O.C. Ribera del Duero a Roa, nella provincia di Burgos in Spagna, è stato disegnato dallo studio EBV, fondato a Barcellona nel 2004 dall'italiano Fabrizio Barozzi e dallo spagnolo Alberto Veiga.

Vincitore del concorso nel 2006, il progetto ha visto la sua realizzazione ultimarsi negli scorsi mesi. L'intervento copre una superficie di circa 3.500mq e prevede la conversione e la ristrutturazione di alcune preesistenze, tra cui l'Ospedale di San Juan
del XVI secolo, oltre all'ampliamento e all'edificazione di nuovi corpi di fabbrica destinati ad accogliere gli spazi amministrativi del Centro. Il progetto, che nasce sul limite della città in prossimità delle antiche mura medievali di Roa, è stato apprezzato e insignito recentemente del Premio internazionale di Architettura Barbara Capocchin 2011. La critica gli ha riconosciuto più di ogni altro il merito di una raffinata capacità di sintesi e di semplicità nel risolvere il connubio tra città e paesaggio, tra storia del luogo e contemporaneità del linguaggio architettonico.
Il punto di forza del progetto consiste proprio nell'aver concepito l'intervento come un elemento di transizione, di unione e di ricomposizione
del contesto: l'architettura si pone in questo caso a ricucire le distanze tra la piccola e la grande scala, tra il paesaggio urbano e quello naturale, ma anche e soprattutto tra le tracce storiche esistenti e la necessità di una nuova spinta interpretativa del luogo e del presente.

Tutto questo è stato progettato senza trascurare gli aspetti estetici, funzionali e sostenibili propri del linguaggio compositivo dell'architettura contemporanea.
Sorgendo al limite della città, l'edificio si trova
a chiudere l'ultimo lembo di territorio urbanizzato e fa spazio, aprendo lo sguardo come un cannocchiale, al paesaggio naturale che ha
di fronte. La posizione peculiare e il patrimonio storico e paesaggistico di cui è innervato questo sito hanno fatto prediligere la scelta di soluzioni progettuali ipogee che lasciano visibili solo poche emergenze: il blocco preesistente dell'Ospedale, la torre verticale e la piazza; la disposizione dei locali di rappresentanza, gli auditorium e gli uffici è demandata per la maggior parte ai due piani interrati in cui si articola il progetto.
Il volume della torre si eleva con i suoi sei piani come una chiara emergenza sullo skyline
del paesaggio (come facevano le torri di vedetta
nel medioevo) e "struttura" così il dialogo con
la monumentalità dell'orizzonte, ovvero identifica la torre stessa con un monolite senza tempo, chiuso all'esterno, come una rocca inespugnabile, ma dotata d'altra parte di un carattere innovativo
e di una chiave di lettura contemporanea che attira lo sguardo e apre il dialogo con l'oggi.

La scelta di impiegare il materiale lapideo locale in facciata pone l'accento sulla durezza visiva e rende ancora più marcatamente esplicito il segno di appartenenza al luogo. Si offrono così, oltre
alla suggestione percettiva sensoriale, anche un chiaro riferimento materico al paesaggio
e alla storia degli edifici che lo caratterizzano prendendo spunto iconografico dal tema
della rovina, della roccia o del dirupo. Se da un lato sono recuperate le relazioni con l'intorno
e la storia locale, dall'altro il disegno delle aperture, che sulla torre, così come sul pavimento della piazza, si distribuiscono in maniera irregolare e diffusa, fa spazio alle differenze stilistiche
e formali e colloca repentinamente il progetto
in una dimensione contemporanea, assolutamente innovativa, autonoma e prorompente. Il cerchio,
la bolla o forse la bollicina… diventano un marchio nuovo sul paesaggio, semplice, chiaro ed efficace.
I segni e il disegno compositivo di queste aperture, pur rompendo linguisticamente
il ritmo dei fronti dell'intorno, riescono tuttavia a conservare il forte impatto e la chiusura monolitica del volume dall''esterno.

 All'interno d'altra parte, attraverso la luce che da esse filtra, si definisce uno spazio dotato di una grande capacità suggestiva, assolutamente inusuale
e imprevisto, con una forte qualità estetica.
Di nuovo l'elemento architettonico riconnette passato e presente, di nuovo diventa qui il valore aggiunto sull'esistente senza scardinare il tessuto: reinterpretando i topoi degli elementi locali si recuperano e si traducono con un linguaggio nuovo le tracce storiche e culturali che rendono unico
e irripetibile un luogo.


scheda progetto

Luogo: Roa, Burgos, Spain

Committente: Consejo Regulador de la D.O.Ribera del Duero, Itacyl

Progettista: Estudio Barozzi Veiga

Progetto strutture: Boma

Fotografo: Mariela Apollonio

Tempi progetto: 2006

Tempi di realizzazione: 2008-2011

Superficie costruita mq: 740