Lastre di fibrocemento e fibrobituminose

Autore testo e disegno: Laura Buonanno, Pietro Copani

Le coperture con lastre ondulate di fibrocemento o materiale fibrobituminose sono diffusamente impiegate nell'edilizia industriale a causa della loro relativamente facile messa in opera, dei loro costi contenuti e della loro versatilità riguardo all'ancoraggio alle strutture portanti. Le differenze tra le lastre fibrobituminose e quelle in fibrocemento stanno, oltre naturalmente al tipo di materiale impiegato, soprattutto nelle dimensioni dei prodotti, che sono in genere più variegate per le prime, a fronte di sostanziali similitudini riguardo alla morfologia, all'aspetto estetico, ai metodi di posa e di ancoraggio ed, infine, ai particolari pezzi speciali per le finiture del tetto.
Sarà quindi opportuno descrivere differenze ed analogie di questi prodotti elencandone separatamente caratteristiche e comportamenti.
 
Lastre di fibrocemento
Il fibrocemento è un materiale composto da (in percentuale):
40% legante (cemento Portland), 30% aria (pori), 12% acqua, 11% materiale additivo (polvere calcarea, fibrocemento in polvere), 5% fibre di processo (cellulosa), 2% fibre armate (sintetiche organiche, alcool polivinilico, poliacrilonitrile).
Se fino a qualche anno fa si usavano solo fibre d'amianto, oggi l'accertata nocività di questo materiale ha costretto la produzione ad utilizzare fibre plastiche come indicato; in Italia questo è obbligatorio dal 1995.
E' opportuno rivestire le lastre di fibrocemento con uno strato acrilico, passato successivamente ad una eventuale colorazione, a causa della estrema vulnerabilità di questo materiale rispetto ad alcuni attacchi chimici cui può essere sottoposto: questo materiale resiste infatti a funghi, batteri e termiti, e a brevi attacchi di liquidi e gas nocivi se pulito tempestivamente, ma certe soluzioni saline, seccando, possono determinare cristallizzazioni nocive alla struttura.
Le lastre ondulate vengono prodotte in tre configurazioni, dette configurazione 5, 6 e 8, in base al numero di 'onde' presenti sulla lastra; mentre la configurazione 8 ha una sezione simmetrica, le prime due hanno i bordi laterali con terminazioni opposte: la sovrapposizione di queste avviene mediante la giustapposizione di mezza 'onda', mentre per l'altra configurazione bisogna sovrapporre due lastre per una larghezza pari a una ondulazione. Questo naturalmente per quel che riguarda il giunto verticale, mentre in orizzontale le lastre di norma si sovrappongono per una lunghezza di 100-200 mm (minore è la pendenza del tetto e maggiore sarà la parte sovrapposta); la sovrapposizione viene effettuata in senso contrario al vento dominante, e necessita di un fondamentale accorgimento: quando si sovrappongono quattro lastre adiacenti, due di esse devono presentare un taglio obliquo dello spigolo, per evitare di avere spessori eccessivi che comporterebbero alterazioni all'uniformità del manto di copertura.
Per quel che riguarda gli aggetti, la sporgenza di colmo o di gronda viene limitata al massimo ad 1/4 della distanza massima di luce tollerata dalla struttura, mentre per le sporgenze laterali la lastra deve rimanere poggiata alla struttura portante fino all'ultima valle dell'ondulazione.
Le lastre vengono ancorate alle travi di copertura in almeno quattro punti, mentre nei casi di grande ventosità o di edifici di altezza maggiore di 20 m, e naturalmente con particolare riferimento ai bordi della copertura, il calcolo dei fori va rivisto a causa del risucchio del vento. I fori d'ancoraggio vanno effettuati sempre sulla cima dell'ondulazione, e perforature dal diametro di 11 mm; le varie tipologie di viti dipendono dalla struttura sottostante, ma tutte devono presentare guarnizioni tra ondulazione e ancoraggio con chiusure a ombrello in polietilene UV stabilizzato armato di lamiera.
Le due falde del tetto adiacenti su un colmo devono essere provviste di una serie di pezzi speciali da colmo per essere raccordate: nel caso di pezzo unico le due falde devono essere allineate, in modo che ad un'ondulazione ne corrisponda un'altra sulla falda adiacente; se invece si utilizzano calotte di colmo a due elementi questo allineamento non è necessario, in quanto la giunzione avviene lungo l'onda di colmo in senso longitudinale. La calotta di colmo può prevedere un sistema di areazione: in quel caso sarà composta da tre pezzi fondamentali (due raccordi ondulati per le falde e una calotta superiore), più una serie di supporti discontinui per permettere il passaggio dell'aria).
Nel caso di displuvio le due falde si accostano tra loro con difficoltà, ed è opportuno prevedere una calotta montata su un supporto fissato alla trave portante di displuvio; questa calotta sarà infine sigillata alle due falde con malta, oppure con una lamina di piombo o con guarnizioni polimeriche.
 
Lastre fibrobituminose
Questo tipo di lastre è costituito da bitume di distillazione (in percentuale dal 40 al 60%), e da fibra di cellulosa ricavata da carta riciclata. La fibra viene impregnata di bitume e successivamente munita di una protezione superficiale in funzione della colorazione e della protezione ai raggi UV, come una mano di vernice o l'immersione in colori di resina a base acrilica. Il prodotto finito è costituito da lastre ondulate di diverse dimensioni, con uno spessore variabile da 2,5 a 4,5 mm.
Gli attacchi degli acidi o dei gas industriali sono ben sopportati da questo materiale, che invece viene corroso almeno in parte da alcali e ammoniaca, o da soluzioni alcaline organiche e solventi organici, che possono innescare la corrosione dello zinco o del ferro; riguardo alla resistenza al fuoco invece, queste lastre rimangono infiammabili a meno che non vengano cosparse di granulato (schegge d'ardesia) che le rende resistenti tanto al fuoco sospinto dal vento quanto alle irradiazioni di calore.
Le lastre fibrobituminose sono prodotte in dimensioni variabili (900 e 1050 mm di larghezza, 66 o 200 cm di lunghezza), con uno spessore compreso tra 2,5 e 4,5 mm; possono presentare inoltre due configurazione di ondulazioni, a 9 o a 13 onde. Come quelle in fibrocemento vengono posate con l'asse di ondulazione parallelo alla linea di pendenza del tetto; per evitare invece i tagli degli angoli sono di norma posate in formazione sfalsata e sempre nella direzione contraria al vento.
La sovrapposizione delle fila di lastre dipende naturalmente dall'inclinazione del tetto, e varia da 14 a 20 mm; avendo sezione simmetrica, la sovrapposizione verticale avviene sempre giustapponendo un'intera ondulazione di una lastra su quella sottostante. L'ancoraggio avviene esclusivamente con chiodi di PVC o chiodi con dischi di guarnizione; la vite (posta sempre sulla parte superiore dell'ondulazione) non ha bisogno di perforatura e si pone perpendicolarmente alla pendenza del tetto per non far deformare le lastre, molto più soggette a questi comportamenti rispetto a quelle in fibrocemento.
Le soluzioni di colmo e displuvio prima descritte andrebbero sostanzialmente riproposte per questo tipo di lastre, essendo presenti simili pezzi speciali come la calotta di colmo o quella di displuvio.
Eventuali piccoli danni alla superficie della lastra possono essere risarciti, rimpiazzando il granulato e - ove non sia prevista questa soluzione - usando soltanto colla di bitume e riverniciando in seguito. La loro relativa deformabilità rende opportuno piazzare dei tavolati per permettere la manutenzione, e se sono previsti interventi all'ordine del giorno (per esempio se ci sono areatori o comignoli) questi passaggi devono essere fissi.

Fonte testo e disegno:
AA. VV., Grande Atlante di Architettura-Atlante dei Tetti, vol. 4, Torino 1998.