Le tinte e le pitture

La realizzazione di questa pelle esteriore dell'edificio applicata come finitura, serve anche per proteggere il supporto sottostante. Nel caso di interventi di restauro non deve cancellare le tracce stratigrafiche delle diverse coloriture che si sono succedute nel tempo.
I prodotti di coloritura su intonaco si distinguono in:
tinte: quando il prodotto essiccando forma una pellicola e svolge solo una funzione decorativa
pitture: quando il prodotto essiccando forma una pellicola e svolge una duplice funzione decorativa e protettiva
Le tinte, le pitture e i prodotti vernicianti in genere sono formati da cinque tipi di componenti, i leganti, i pigmenti, le cariche, i solventi, i diluenti e gli additivi, che, mescolati in rapporti diversi, conferiscono alle tinte e alle pitture determinate caratteristiche atte a soddisfare le molteplici esigenze del costruire. Per ciascun tipo di componente vengono di seguito indicate le caratteristiche principali.
leganti: sono i componenti che assicurano la coesione della miscela poiché, essiccando, danno origine allo strato superficiale che aderisce al supporto e costituisce una pellicola continua, caratteristica essenziale e indispensabile di ogni prodotto pittorico. Questa pellicola si forma per "filiazione fisica", per evaporazione cioè del solvente o diluente (senza che il legante subisca trasformazioni chimiche), o per "filiazione chimica", per reazione chimica del legante dopo l'evaporazione del solvente (favorita o meno dal calore). I leganti si distinguono in naturali e sintetici.
pigmenti: i pigmenti, inorganici e organici, sono sostanze solide in polvere, insolubili nelle resine e nei solventi, che concorrono a proteggere il supporto degli agenti atmosferici e collaborano alla saturazione delle irregolarità presenti nel supporto.
cariche: sono composti solidi di varia granulometria (dal millesimo di millimetro a due millimetri) normalmente senza potere e colorante, che hanno la funzione di dare più consistenza al prodotto incrementandone la resistenza chimica e meccanica e riducendone il costo. Le cariche più usate sono il carbonato di calcio, il talco, la silice e la birite.
solventi e diluenti: sono liquidi volatili che servono per ridurre e controllare la viscosità della miscela al fine di renderne più facile l'applicazione.
additivi: sono sostanze che vengono aggiunte in quantità piccolissime (nella misura massima dell'1% del prodotto finito) per migliorare e/o caratterizzare determinate proprietà del prodotto. A seconda delle proprietà che conferiscono sono classificati in: plastificanti, essiccanti, acceleranti, antipelle, dilatanti, antisedimentanti. Le tinte e le pitture per esterni sono scelte per l'effetto estetico che creano e per il tipo di protezione che offrono al supporto, oltre che per le altre funzioni che svolgono ritenute più o meno importanti in ragione del tipo di intervento. Le tinte (non pellicolanti) hanno solo funzione decorativa, le pitture (pellicolanti) proteggono il supporto sottostante e nel contempo lo rifiniscono. Nella prima categoria rientrano le tinte a base di calce, buona parte di quelle a tempera e quelle ai silicati senza aggiunta di resine, mentre appartengono alla seconda categoria le pitture a base di calce additivata, di resina, di silicati di potassio e di cemento.

Intonaci
Questa pelle, votata al decadimento e a una condizione perenne di precarietà, è però riproponibile a distanza di secoli con tecnologie sempre simili, diversamente da altri rivestimenti che periodicamente devono essere rivisti nei processi di lavorazione e nelle modalità di applicazione. Grazie alla facilità, alla rapidità e ai costi relativamente contenuti di produzione, l'intonaco, pur essendo meno resistente e duraturo di altri materiali di superficie, è ancora oggi il rivestimento murale più usato. La stratificazione ottimale di un intonaco di tipo tradizionale rimane quella a molti strati (più di tre); il sistema a tre strati risulta comunque una soluzione soddisfacente sia dal punto di vista prestazionale che economico. In questo sistema, il primo strato (detto rinzaffo, fondo, aggrappo, rabboccatura, strato grasso o di aderenza) spesso 5 mm e costituito da inerti di una certa granulometria (ghiaia, pietrame, mattoni spezzati ecc.). Il secondo strato (chiamato arriccio, arricciato, arricciatura o corpo), spesso 15/20 mm e formato da inerti di granulometria più fine (3/5 mm), ha la funzione di assorbire i movimenti della muratura provocati dall'essiccazione dello strato sottostante. Il terzo strato (detto finitura, velo, intonaco civile, strato di stabilitura o malta fine) spesso 5/10 mm e costituito da sabbie o polveri molto fini, ha la funzione di rifinire la superficie e di proteggere lo strato intermedio.

Tratto da "La pelle degli edifici", supplemento di AREA n. 64, Federico Motta Editore