Progettare la luce

La luce crea ombre e plasticità, influenza notevolmente la composizione di uno spazio; è uno dei fattori che garantisce il comfort ambientale, sapere come controllarla è fondamentale nel progettare e in qualsiasi intervento atto a migliorare gli spazi interni ed esterni. È un elemento di progettazione estremamente ricco e versatile, grazie alla sua capacità di modificare senza ostruire. La facile flessibilità della luce permette infatti di disegnare spazi, definire funzioni anche senza intervenire sulla struttura architettonica. L'intrinseca intangibilità dell'effetto luce può offrire un'alternativa alla composizione tradizionale di un'architettura, creando una progettazione non volumetrica ma interpretativa, capace di generare nuovi equilibri, nuove relazioni e di scoprire valori latenti nel già costruito. Progettare con la luce significa anche intendere la costruzione dello spazio oltre la fissità materiale e temporale. La luce come quarta dimensione dell'architettura interpreta gli spazi, li rende percettibili, visibili. Questo quaderno tratta l'effetto luminoso aldilà dell'illuminotecnica (intesa come scienza quantitativa) anche nel suo aspetto di conformatore spaziale. Si è cercato di sottolineare le differenze qualitative del fenomeno luminoso, nel tentativo di fare affiorare le potenzialità della modulazione progettuale della luce.Perché la luce sia di qualità occorre studiarne la direzionabilità dei fasci, la dinamica degli scenari visivi. Il fine di un buon progetto d'illuminazione deve essere quello di produrre paesaggi luminosi corretti, non solo dal punto di vista dell'esecuzione dei compiti visivi, ma anche delle concrete aspettative dei destinatari finali.Il peso relativo attribuito alle informazioni che riceviamo visivamente è enorme e supera di gran lunga l'importanza dei dati che percepiamo con gli altri mezzi sensoriali. Per la sua capacità di plasmare superfici, modellare volumi, strutturare e delimitare gli spazi, la luce assume un potere che va molto oltre alla sua capacità di rivestire e avvolgere l'oggetto; essa diventa in realtà un mezzo costruttivo, efficace e incidente.Insieme a una valenza fisica la luce ha però anche un potere emotivo. Essa genera sensazioni spaziali con una forte influenza fisiologica e psicologica tanto da rendere legittima la definizione di "linguaggio luminoso", una definizione che comprende i fenomeni ottico-visivi capaci di determinare un rapporto comunicativo fra spazio e intelletto, attraverso la percezione visiva stessa. Nell'ambito dell'architettura il confronto fra psiche e fisicità avviene anche attraverso il colore. Infatti ognuno di noi concorderà con la constatazione che la luminosità di un ambiente non è indipendente dai suoi colori e dalle sue superfici.La luce riflessa dalle superfici e quella emessa dalle sorgenti luminose interagiscono nel produrre lo spettro che viene percepito dall'occhio.Poiché colori e superfici influenzano in modo determinante l'illuminazione di uno spazio, una buona illuminazione non può venire progettata senza considerare le caratteristiche dell'ambiente stesso e soprattutto i colori in esso presenti. Tuttavia ridurre questa realtà a una pura legge fisica è impossibile; i fenomeni fisici del colore, la pigmentazione e la luminosità, possono essere studiati e razionalizzati. Ma è molto più difficile trovare le leggi generali che spieghino il riflesso emotivo che individui diversi hanno di fronte alla stessa realtà visiva oppure rispetto a diversi aspetti cromatici.

L'illuminazione artificiale non deve semplicemente garantire la corretta visione, ma deve anche essere in grado di creare ambienti in cui la modulazione della radiazione luminosa, il chiaroscuro e l'ombra, qualifichino lo spazio.Una buona illuminazione deve assicurare efficienza funzionale e comfort: essa non può limitarsi a dare una sufficiente quantità di luce sugli oggetti che il destinatario è chiamato a percepire, ma deve contribuire a creare le condizioni ambientali più adatte per lo svolgimento di quel determinato compito. Che si tratti di luce naturale o artificiale , le sorgenti luminose - nel primo caso le finestre e i lucernari - devono essere posizionate, attrezzate, o avere caratteristiche tali da non procurare abbagliamento, né diretto (per effetto delle sorgenti stesse), né indiretto (per effetto di riflessi delle sorgenti sulle superfici più ravvicinate alla direzione d'osservazione, e in particolare sulla superficie su cui si svolge il campo visivo).
Inoltre, la distribuzione della luce sulle superfici comprese nel campo visivo deve assicurare una gerarchia degli illuminanti, con livelli più alti sulle superfici da osservare e più bassi sulle superfici che fanno da sfondo alle prime. Si favorisce in tal modo la concentrazione dell'osservatore sull'oggetto illuminato. Questa gerarchia degli illuminanti deve peraltro essere equilibrata: occorre che le superfici che fanno da sfondo agli oggetti da osservare siano meno illuminate dei secondi, ma ricevano una quantità di luce necessaria a creare uno scenario luminoso equilibrato. Nel caso particolare di illuminazione artificiale, occorre poi che la luce sia tale da far apparire naturali i colori degli oggetti illuminati e abbia tonalità adatta all'ambiente o al genere di attività da svolgersi.Quando la luce è chiamata ad assicurare effetti luminosi di richiamo, le avvertenze sopra ricordate possono essere disattese o addirittura rovesciate. La luce è dunque un potente materiale da costruzione per allestire "ambienti" interni ed esterni. Il suo ruolo nel concorrere a determinare l'immagine di un ambiente o di un sito la rende parte integrante di quell'ambiente o di quel sito: la sua progettazione dovrebbe pertanto aver luogo congiuntamente a quell'opera architettonica, affinché tanto le esigenze visive dei destinatari dell'opera, quanto l'immagine che il suo ideatore desidera conferirle, possano influenzarne in modo coordinato con tutti gli altri requisiti cui l'opera deve rispondere.Progettare l'illuminazione significa innanzi tutto occuparsi di quella naturale - come insegnano i maestri da Le Corbusier a Louis Kahn, da Carlo Scarpa a Tadao Ando - concorrendo a definire la configurazione di finestre e lucernari, serramenti e schermature, finiture delle superfici interne.

Nel Kimbell Art Museum di Kahn, infatti, le volte cicloidali che coprono il museo integrano i dispositivi d'illuminazione e distribuiscono omogeneamente la luce all'interno dell'edificio. Il museo è illuminato con luce proveniente dalle volte della copertura al cui interno sono alloggiati sia gli elementi di controllo della luce naturale che i dispositivi per l'illuminazione artificiale, mentre le volte argentate agiscono come riflettori diffondendo la luce che penetra attraverso i lucernari. Per quanto riguarda l'illuminazione artificiale, occorre concorrere a determinare il tipo dei sottoplafoni, gli eventuali incavi, le canalizzazioni, i vani tecnici necessari per i vari componenti dell'impianto. Mentre la combinazione della luce naturale con quella artificiale - già affrontata nella biblioteca di Viipuri di Alvar Aalto dove l'illuminazione naturale e quella artificiale vengono risolte con una soluzione capace di realizzare una analogia fra le due situazioni - si configura come un nuovo scenario di invenzione progettuale nonostante le reticenze di affermati architetti contemporanei come Mario Botta. Il progetto dell'illuminazione deve quindi essere considerato come uno degli aspetti della progettazione complessiva di un'opera. Non si dovrebbe più quindi confinare l'illuminazione fra le opere di "arredamento".

Tratto da "Qualità e uso della luce", supplemento di AREA n. 63, Federico Motta Editore

Biblioteca civica di Viipuri, di Alvar Aalto

Biblioteca civica di Viipuri, di Alvar Aalto

Kimbell Art Museum, di Louis Kahn

Kimbell Art Museum, di Louis Kahn