Sistemi antintrusione

Autore testo: Serena Groppo

La necessità di protezione ha reso necessaria la progettazione di impianti antitrusione sempre più sofisticati che possono essere di due tipi: con fili (cablati) e senza fili.
I primi sono quelli tradizionali e sono predisposti con un sistema di cavi collegati all'impianto elettrico; i secondi funzionano a onde elettromagnetiche.
Per la scelta bisogna valutare la tipologia della casa, la spesa e i lavori da affrontare per l'installazione. Se la casa è in costruzione, o deve essere ristrutturata, conviene predisporre un impianto con i cavi sotto traccia (all'interno della muratura) e collegato all'impianto elettrico.
Se invece non sono previste opere murarie, si può intrervenire in due modi: con l'impianto a fili, che corrono in canaline esterne o negli appositi battiscopa, o con gli antifurti senza fili.

I componenti

La centrale di allarme: è la parte più importante del sistema. All'interno della scatola metallica si trovano i componenti elettronici ed è provvista di una batteria di accumulatori per garantire il funzionamento dell'impianto anche quando manca la corrente.
I sensori: esistono diversi tipi funzionanti in modi diversi, lo scopo è sempre quello d'intercettare la presenza dell'intruso. I volumetrici si predispongono negli ambienti da proteggere e possono essere di tipo attivo (emettono microonde e rivelano il movimento) o passivo (a infrarossi, sono sensibili al calore emanato dal corpo).
I nuovi rivelatori sono a doppia tecnologia, cioè con sensori sensibili sia al calore del corpo sia al movimento, aumentano il grado di protezione e consentono di evitare i falsi allarmi.
I dispositivi di allarme (sirene, combinatori telefonici): Quando i sensori rilevano una presenza, la centralina fa attivare i dispositivi di allarme che emettono segnali sonori e luminosi. Oltre alla sirena è opportuno aggiungere il combinatore telefonico che è in grado di inviare un messaggio vocale (preregistrato) a dei numeri di telefono memorizzati.

I senza filo
A differenza degli impianti tradizionali utilizzano onde radio per il trasporto delle segnalazioni trasmesse dai rivelatori.
Ogni rivelatore ha un piccolo trasmettitore radio a bassa potenza e comunica alla centrale sia la situazione di pericolo sia la carica della batteria. Per evitare radiodisturbi i dispositivi hanno un loro codice che viene programmato in fase d'installazione.
La batteria contenuta nei vari dispositivi ha una durata che può variare da uno a dieci anni, secondo i modelli.
Al fine di garantire la piena funzionalità, tutti i dispositivi di rivelazione, concentrazione, segnalazione locale/remota (teletrasmissione), nonché di controllo (accessi, televisione a circuito chiuso), dovranno rispondere alle norme CEI 79-2, 79-3 e 79-4.

Fonte testo:
www.enel.it
www.giordano.it