Two single family houses  

Località Quinta de Anquião, Ponte de Lima,
Portogallo
Cliente Engo. Miguel Cerquinho; Engo. Rui
Branco
Progettista Eduardo Souto de
Moura
Collaboratori Jorge Domingues, Joana Mira Corrêa, Ana
Isabel, Joana Gaspar
Consulenze Lello & Associados (structures);
Rodrigues Gomes & Associados (electrics); Ventarco, Lda
(mechanics)
Impresa di costruzione Coelho
Construtores
Progetto 2001
Realizzazione
2001 > 2002

Ponte de Lima è una località a Nord del Portogallo, non molto distante dalla
città di Porto. Le due case sono state progettate e costruite in un luogo in cui
c'è una presenza molto forte del paesaggio: grandi movimenti altimetrici del
terreno, fitta vegetazione di alberi di eucalipto, luce bianca. Il progetto
nasce dalla volontà di una committenza privata: due fratelli chiedono la
consulenza ad Eduardo Souto de Moura per una casa di vacanza. Ad una stessa
richiesta seguono due risposte progettuali differenti, una per ogni fratello,
perché differente è il corredo di esigenze che i due committenti portano con
loro. L'obiettivo del progettista è dunque risolvere una particolare richiesta
abitativa. La prima condizione al contorno è che il terreno di costruzione, di
una bellezza rilassante, è il punto più alto di una collina che traguarda un
grande campo da golf. Il punto più alto è il luogo dove è necessario prendere
una decisione: restare fermi per continuare a prendere il privilegio di
quell'altezza, o assecondare la discesa per raggiungere il punto più basso. Le
due case testimoniano, attraverso il linguaggio dell'architettura, questo
duplice atteggiamento: fermarsi per catturare l'altezza, la casa orizzontale, o
camminare per annullarla, la casa inclinata. La casa orizzontale ha una
composizione forse più riuscita dal punto di vista della distribuzione in
pianta: l'ingresso dà accesso direttamente alla zona giorno, illuminata
frontalmente da una vetrata che inquadra il paesaggio. I servizi, cucina, bagni,
guardaroba, sono tutti collocati nella fascia più esterna, mentre le camere sono
disposte nella parte opposta all'ingresso, con la possibilità di affaccio sul
parco, anche questo inquadrato da una grande vetrata continua. Infine una scala
esterna, in granito, accompagna la casa fino a raggiungere la piscina in basso.
Alla semplicità distributiva, che non è sinonimo di banalità funzionale, si
contrappone il coraggioso aggetto strutturale, che permette alla casa di
sporgersi, fino a sfiorare l'innaturale, sulla pendenza del terreno, tanto da
creare un'importante ombra sulla sottostante piscina. L'aggetto è stato
possibile facendo lavorare il solaio non semplicemente a mensola, ma inserendolo
in un equilibrio di forze a cui partecipa anche la soletta armata inclinata che
accompagna il declivio. La casa inclinata ha una disposizione degli spazi
abitativi più complessa: si entra in quota, dove sono collocati tutti gli spazi
di servizio alla zona giorno e da dove è possibile raggiungere, con una scala in
granito, il piano inferiore destinato al salone e alle stanze della zona notte,
con i loro rispettivi servizi, tutti distribuiti e ordinati nella fascia più
interna. La scala in granito del salone è delimitata da un grande muro in pietra
a vista. Il linguaggio dei materiali è uguale per entrambe le soluzioni: cemento
armato usato in modo uniforme per tutti gli elementi costruttivi, dalle pareti
ai solai, alle coperture. Nella seconda soluzione il solaio in cemento armato è
utilizzato anche in sostituzione del classico tetto a falda, esplicitamente
richiesto dalla committenza, diventando in questo modo pura rievocazione
funzionale, perché, come lo stesso Souto dice "io credo sia insensato e
anacronistico progettare, oggi, una casa con le tegole, sarebbe come passeggiare
in smoking o viaggiare a cavallo" (E.S.D.M., G. Leoni, A. Esposito,
Conversazione con Eduardo Souto de Moura, in "Casabella", 721, aprile, 2004,
pag. 50). Il risultato formale che ne consegue è un edifico che dà l'impressione
di piegarsi alla gravità, mentre il risultato tipologico rimane fedele allo
schema di una casa con due piani sfalsati, disposta su una forte pendenza. Per
assecondare una forma, si sono resi necessari alcuni compromessi strutturali che
hanno costretto il blocco, ad una infelice soluzione nella parte antistante,
dove per mantenere a tutti i costi fede ad una figuratività promessa si sono
inseriti due grandi profili metallici ad H con la conseguente complicazione dei
nodi costruttivi, tutto per fare in modo che la veletta inclinata reggesse
semplicemente se stessa. La seconda casa, di fatto, è quella che più
impressiona, perché fa rivivere allo spettatore, una esperienza ludica, uno
spettacolo illusionistico della costruzione che ha combattuto contro un
equilibrio precario e che è caduta su se stessa. Ma chi vive i due spazi è
probabile che accordi la sua preferenza alla prima casa, molto più razionale in
termini di organizzazione spaziale, e molto più adatta a godere degli elementi
che il paesaggio esterno concede quali la luce e le inquadrature. La sensazione
generale visitando il posto è che ci si trova di fronte ad un enorme modellino
in scala reale, diventando i protagonisti di un gioco di "cambio scala". E
questa progettazione fatta per modelli la si percepisce dalla volontà molto
forte di rendere asettici i due edifici a qualsiasi differenziazione
strutturale. Tutto è pensato, infatti, perché i volumi acquistino materia
durante la costruzione, ma la perdano nel momento esatto in cui la costruzione
finisce, riproponendo l'antica utopia del volume puro, che vince sulla
"manifesta" materia. Per realizzare questa utopia bisogna che si attribuisca al
volume quello che più gli è congeniale: non la matericità ma il movimento, anche
se sospeso nell'attimo in cui si tenta di sconfiggere l'equilibrio.

Testo di Raffaella Maddaluno
Estratto da Materia n. 46

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costruttivi della copertura

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costruttivi delle fondazioni

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Planimetria generale
Sezione longitudinale della prima casa		Pianta della prima casa Sezione longitudinale della seconda casa Pianta della seconda casa