Uffici

Testo di Fabio Fabbrizzi

Lo spazio dell'ufficio, modernamente inteso come il luogo dove si compiono
contemporaneamente l'azione dello studio e l'azione della pratica. Queste due
componenti di azione e meditazione erano di fatto tenute rigorosamente distinte
dando origine da un lato all'idea di un luogo ancora legato alla funzione
commerciale e bancaria, basato quindi sullo scambio e sulle relazioni, e
dall'altro lato all'idea di un luogo che si caratterizzava per la ricerca di
intimità e di raccoglimento intellettuale. [...]

Il Moderno innesta
idealmente il luogo dell'ufficio su quello della fabbrica, facendolo diventare,
in quanto luogo deputato alla direzione, alla programmazione e alla supervisione
della produzione, il cervello stesso della fabbrica. In quest'ottica, l'apertura
e la fluidità dello spazio interno divengono dati irrinunciabili per esercitare
la supervisione, il controllo e quindi il miglioramento della produzione.
La
stessa logica taylorista della scomposizione in azioni e tempi elementari,
applicata al lavoro manuale, viene applicata anche al lavoro intellettuale, che
si riflette sul piano architettonico con un consistente impoverimento delle
qualità architettoniche di questi spazi; la profonda razionalizzazione comporta
una generale unificazione delle varie necessità spaziali, riducendo e
condensando le varie esigenze a una limitata serie di tratti comuni.

Questi tratti in parte ricalcano quelli che sono i punti su cui poi si
basa tutta l'architettura moderna, ovvero la pianta libera, la facciata
continua, la finestra a nastro, il tema della luce.
Quest'ultimo punto
rivestirà un ruolo del tutto particolare in questo campo perché la maggior parte
delle caratterizzazione architettoniche del XX secolo introduce nella
progettazione dello spazio dell'ufficio, così come lo furono anche per il secolo
precedente, avverranno proprio per cercare di dare forma a questo
tema.
Questa uniformità di caratteri conduce inevitabilmente, al di qua e al
di là dell'oceano, al sopravvento della tipologia a spazio continuo. Uno spazio
connotato e differenziato in maniera marginale dal punto di vista espressivo
-per gli americani addirittura individuato dal vocabolo pool , vasca- ma
fortemente razionalizzato dal punto di vista delle modalità
d'arredo.

L'attenzione del progettista si indirizza quindi sui relativi
componenti sintetizzabili in quattro grandi categorie: quelle delle scrivanie,
delle sedie, degli archivi e degli accessori.
È in questa fase che compare un
approccio proto-ergonomico, ancora visto però come predisposizione
all'incremento della produttività e non come esclusivo benessere dell'utente.
Questa supremazia degli aspetti produttivi, indotta dalla divisione e dalla
razionalizzazione del lavoro, si traduce nella standardizzazione e nel controllo
della dimensione intellettuale, dando luogo a una caratterizzazione le cui
componenti paiono essere di segno quasi opposto.
Da un lato la tendenza a
creare spazi sempre più grandi e sempre più aperti e, dall'altro, quella di
creare dentro questi spazi un processo di standardizzazione che di fatto annulla
questo criterio in tanti omogenei ambiti ripetitivi e ossessivi che danno
all'architettura il solo carattere della meccanicità.

Questo stato di
cose porta a slegare inevitabilmente il progetto dello spazio interno
dall'immagine esterna,e in molti casi, la flessibilità interna diviene il
principio generatore per realizzare anche gli esterni, aggiungendo anonimato ad
anonimato. A questo si somma anche un completo controllo ambientale totalmente
meccanizzato, che annulla definitivamente qualunque riflesso compositivo
derivante dalle caratteristiche delle varie collocazioni in luoghi
differenti.
Questa banalizzazione delle caratteristiche architettoniche dello
spazio nell'ufficio, in favore delle caratteristiche di gestione, conduce al
criterio di una spazialità servoassistita, che sul piano progettuale sviluppa
una sorta di ridondanza espressiva legata alla supremazia degli aspetti relativi
al controllo meccanizzato, rispetto alle altre componenti del progetto. Tendenza
tipica degli anni Sessanta, che culmina poi nella logica dell'esasperazione
tecnologica tipica di certi esempi degli anni Settanta.

Parallelamente a
questa perdita di identità architettonica, si sviluppano delle reazioni a questo
stato di cose, individuando criteri e modalità del tutto innovativi nel
concepire lo spazio dell'ufficio. La prima reazione viene dalla Germania della
fine degli anni Sessanta, e agendo proprio sulla revisione del concetto
tipologico, cerca di superarne lo schematismo, sviluppando una serie di regole
che vanno a coinvolgere contemporaneamente sia l'apparato organizzativo che
l'aspetto spaziale.
Per fare questo viene sviluppata una spazialità che si
dimostra più sensibile a favorire la comunicazione e lo scambio tra i singoli
membri dell'ufficio, annullando tutti i segni fisici di differenziazione e
integrandoli con elementi di arredo flessibili e con l'introduzione
dell'elemento vegetale in qualità di schermi per creare ambiti e arricchire le
visuali interne.

L' "ufficio-paesaggio", è questa la sintomatica dizione
per indicare questo approccio, si rivolge ancora a migliorare la produttività
generale, privilegiando però più che i vincoli di tipo burocratico e gerarchico,
gli aspetti comunicativi e funzionali.
Le caratteristiche architettoniche su
cui ava da applicarsi questo criterio, sono quelle che alla fine conducono
all'individuazione di un contenitore neutro e il più possibile esente da
personalismi che andrebbero a sovrapporsi e a ostacolare lo sfruttamento dello
spazio.
Spazio nel quale ancora una volta l'arredo rivendica il suo ruolo
prioritario, disponendosi secondo direttrici, apparenti casualità o disegni, che
possono anche contraddire la qualità volumetrica dell'edificio.
L'altra via,
nata come l'evoluzione dell' "ufficio-paesaggio", è rappresentata dal cosiddetto
"Action-office", una visione nata per superare il conflitto tra la dimensione
privata e collettiva dell'impiegato, che offre la possibilità di lavorare in uno
spazio intermedio, sospeso compositivamente su una concezione di spazio chiuso e
di spazio aperto, fornendo inoltre la possibilità di agire all'interno di una
disposizione flessibile di attrezzature continue ad altezza uomo, disposte però
in modo da impedire ogni chiusura totale.
Questo sistema dà la possibilità
ai propri componenti di essere spostati e di esser montati nelle conformazioni
che più si adeguano alle necessità degli utenti.

Il progetto dello spazio
per l'ufficio è oggi caratterizzato dalla somma di queste invarianti, generando
una sorta di polifonia compositiva estremamente stimolante.
Mai come in
questo ultimo decennio abbiamo assistito alla rapida mutazione delle modalità
del lavoro in seguito a una acquisizione sempre più crescente delle tecnologie
informatiche, che hanno portato il lavoro stesso a farsi espressione di questo
cambiamento, a essere il risultato cioè di questa nuova globalizzazione e
comunicazione totale.

Lo spazio dell'ufficio si è adeguato a questa
rivoluzione iniziata già nel decennio scorso, assestandosi sulle possibilità che
questa innovativa visione di lavoro offre.
Esso ha perso a poco a poco quella
riconoscibilità basata sull'immagine asettica che lo aveva contraddistinto per
molto tempo, anche perché è divenuta inevitabile l'appropriazione da parte dello
spazio dell'ufficio, di tipologie architettoniche nate per altri scopi in
conseguenza del riuso e della riconversione sempre più frequenti di edifici
esistenti, diventando il luogo privilegiato della mediazione tra design e
architettura.
Il suo spazio si dilata infatti, in una sorta di
"ufficio-territorio", cangiante e mutevole alle diverse occorrenze, oppure si
restringe in nuovi ambiti circoscritti e definiti, sorretti comunque in ogni
caso da una nuova mentalità del lavoro, slegato nei casi migliori (ma è certo
che diventerà la nuova regola), da orari, ritmi prestabiliti e schemi, facendo
leva su nuove organizzazioni fondate su una totale flessibilità che ha alla
base, oltre alla ricerca della massima produttività dei lavoratori, una ricerca
di benessere e un incremento di creatività.

Uffici che non concentrano
più il proprio sforzo progettuale nella sola costruzione di un'immagine
aziendale, quanto piuttosto sulla rincorsa di una più alta qualità diffusa,
offrendo nei propri ambiti lavorativi, strutture di socializzazione e di
ricreazione come caffetterie, salette relax e palestre.
Un luogo, quello
dell'ufficio contemporaneo infine, che tende sempre più a contaminarsi con un
rassicurante immaginario domestico, (l'ufficio-casa) utilizzando da quel mondo,
in maniera del tutto innovativa, icone e simboli che vengono fuse ai suoi segni
tradizionali, dando luogo a una nuova e sorprendente espressività progettuale,
la cui caratteristica principale pare essere proprio il prepotente ritorno
dell'uomo nella veste di soggetto-oggetto di tutte le operazioni di
qualificazione spaziale. 

Estratto da "Uffici", Federico
Motta Editore, 2001

<b>Bataille & Ibens</b> - Van Hoecke nv, Sint Niklaas, Belgio, 2000

Bataille & Ibens - Van Hoecke nv, Sint Niklaas, Belgio, 2000

<b>Baum Thornley Architects</b> - IDEO Product Development, San Francisco, USA, 1996

Baum Thornley Architects - IDEO Product Development, San Francisco, USA, 1996

<b>Stephan Braunfels</b> - Paul-Loebe-Haus, Deutscher Bundestag, Berlino, Germania, 2001

Stephan Braunfels - Paul-Loebe-Haus, Deutscher Bundestag, Berlino, Germania, 2001

<b>Cibic & Partners</b> - I.Net, Milano, Italia, 2001

Cibic & Partners - I.Net, Milano, Italia, 2001

<b>Frank O. Gehry</b> - DG Bank, Berlino, Germania, 2001

Frank O. Gehry - DG Bank, Berlino, Germania, 2001

<b>Frank O. Gehry</b> - DG Bank, Berlino, Germania, 2001

Frank O. Gehry - DG Bank, Berlino, Germania, 2001

<b>Kauffman Theilig & Partner</b> - Werbeagentur Saupe Fouad, Mittelbiberach, Germania, 2001

Kauffman Theilig & Partner - Werbeagentur Saupe Fouad, Mittelbiberach, Germania, 2001

<b>Mecanoo</b> - Maliebaan 16, Utrecht, Olanda, 2000

Mecanoo - Maliebaan 16, Utrecht, Olanda, 2000

<b>Sunyer & Badia</b> - Caixa de Arquitectes, Barcellona, Spagna, 1991

Sunyer & Badia - Caixa de Arquitectes, Barcellona, Spagna, 1991