Testo a cura di Stefano Bernuzzi

1914-1918: I Trentini e la Grande Guerra, un popolo scomparso e la sua storia ritrovata
Gallerie di Piedicastello, Trento
   Testo a cura di Stefano Bernuzzi

Il Progetto Memoria
Lo scorso agosto a Trento è stato
inaugurato uno spazio espositivo/percorso/installazione interamente dedicato
alla storia del Trentino e delle sue genti, nato dall'impegno delle istituzioni
locali e della Fondazione Museo storico del Trentino. Una prova particolarmente
significativa di sforzo collettivo - nel corso del quale la partecipazione della
popolazione locale ha giocato un ruolo di primo piano - secondo due principali
punti di vista, due interpretazioni del concetto di "recupero": il recupero
della memoria storica locale e il recupero di una infrastruttura architettonica
in disuso.
Il processo che ha portato a questo risultato si sta sviluppando
ormai da diversi anni attraverso la raccolta e l'adeguata conservazione delle
memorie di cui sono portatrici le comunità che abitano il Trentino (campagne di
interviste audio e video, immagini fotografiche, ricerche su temi specifici non
affrontati dalla tradizionale storiografia), la loro susseguente rielaborazione
sotto forma di film-documentari e libri e la restituzione destinata alle
comunità che le avevano "affidate" alle istituzioni. Un progetto in continua
evoluzione ed estensione, una proposta che suscita partecipazione e interesse
"dal basso". La creazione di questo percorso/installazione delle Gallerie
risponde alla necessità di valorizzare i risultati del Progetto memoria e, allo
stesso tempo, promuovere la creazione di un "luogo" dove sia possibile leggere
la storia del Trentino, partendo dalla pluralità delle sue memorie. Un "luogo"
concepito in modo da essere costantemente rinnovato e rinnovabile nei suoi
contenuti, in contatto permanente con una rete che, dal territorio e dalle
comunità che abitano il Trentino, garantisca un flusso di storie, memorie,
testimonianze.
Anche il contesto in cui si colloca questo
percorso/installazione possiede autonomamente un grande valore simbolico: si
tratta di gallerie stradali progettate e costruite tra gli anni sessanta e
settanta che attraversano Doss Trento, la "verruca" lungo le rive dell'Adige
divenuto oggetto della più importante operazione di "monumentalizzazione" del
territorio provinciale, sede del Mausoleo di Battisti, e luogo deputato ad
ospitare la progettata Acropoli alpina con il Museo nazionale delle truppe
alpine. Si sfrutta così l'opportunità di poter utilizzare Doss Trento nella sua
possibile funzione di "parco urbano" o di "parco-museo", garantendone la piena
fruibilità da parte della cittadinanza, direttamente collegato al
percorso/installazione della memoria, secondo modalità rinnovate ed estranee
alle logiche "nazionaliste".

La Mostra
La prima, concreta realizzazione di questo
ambizioso progetto è in atto in questi mesi (prolungata fino alle festività
natalizie rispetto alla prevista chiusura in questi giorni) con la mostra
"1914-1918: I Trentini e la Grande Guerra, un popolo scomparso e la sua storia
ritrovata" nel Novantesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale,
con la curatela diretta della Fondazione Museo storico del Trentino.
Il
"popolo scomparso" rappresenta una categoria importante della ricerca e dei
risultati della storiografia, fino a pochi anni fa quasi ignorato dagli studi
ufficiali ma che fotografa una serie di eventi che hanno portato all'azzeramento
della sua classe dirigente, l'espulsione e la deportazione di gran parte della
popolazione, la cancellazione di una intera generazione. Si cominciò con la leva
in massa nel '14, arruolando nell'esercito austro-ungarico tutti i maschi abili
dai 21 ai 40 anni (con circa 55.000 soldati trentini inviati per lo più sul
fronte orientale a contrastare i reparti russi) ai quali vanno aggiunte le poche
centinaia di volontari (non più di 700) che confluirono nell'esercito italiano,
per proseguire nel maggio del '15, allo scoppio della guerra con l'Italia, con
la deportazione di 75.000 persone (donne, bambini, vecchi) nelle regioni più
interne dell'Impero, in Austria, in Moravia, in Boemia e collocati in vere e
proprie "città di legno", anticipazioni di quel sistema concentrazionario che
prenderà piede nei decenni successivi, mentre altre 30.000 persone, dimoranti
nei luoghi sotto il controllo dell'esercito italiano, vennero evacuate nel
maggio del '16 e trasportate in Italia, distribuite nei mille comuni, dal
Piemonte alla Sicilia. Contemporaneamente la società trentina veniva sottoposta
ad un ferreo controllo militare, e la sua classe dirigente veniva internata nel
campo di Katzenau, o imprigionata. Si calcola che su una popolazione che
superava di poco le 350.000 unità, almeno 200.000 persone dovettero abbandonare,
in vario modo, il Trentino.
Dopo novanta anni si può ora finalmente parlare
di "popolo ritrovato", dopo le convenienti "dimenticanze" della storia
ufficiale, dopo l'oblio decretato dal nazionalismo fascista e dall'inerzia
storiografica del dopoguerra. Ritrovare il "popolo scomparso" significa anche (o
soprattutto) cercarlo nell'esodo, nelle terre foreste, ospitato, sopportato,
tollerato o combattuto nelle comunità altrui, mettendo così a fuoco il contatto
tra i Trentini e gli altri, l'esperienza dei profughi come quella dei
prigionieri, i viaggi, il confronto linguistico e culturale, gli usi e costumi,
l'alimentazione, la religione.

Le Gallerie
Le Gallerie sono due tunnel stradali lunghi
300 metri ciascuno leggermente curvati che corrono perfettamente paralleli sotto
il Doss Trento. Nel 2007, chiuso il traffico e deviata la tangenziale, tale
spazio (più di 6.000 metri quadrati di superficie) è diventato un luogo immenso
e ricco di suggestioni.
Nel 2008 FilmWork ha progettato e prodotto, su
incarico della Fondazione Museo storico del Trentino, il primo grande evento
ospitato da Le Gallerie. E' nata così la mostra "1914-1918: I Trentini e la
Grande Guerra, un popolo scomparso e la sua storia ritrovata" concepita in
collaborazione con Jeffrey T. Schnapp, curatore prima del concept e poi
dell'evento, e il suo Stanford Humanities Lab e con lo Studio Terragni
Architetti di Como che ha progettato l'allestimento.
I contenuti sono stati
curati da Quinto Antonelli, Patrizia Marchesoni e Camillo Zadra con il
coordinamento scientifico di Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione.
I
tunnel stradali sono così diventati due "tunnel del tempo", uno nero e l'altro
bianco.
La galleria nera è stata organizzata come una fantasmagoria, una vera
e propria sfilata di fantasmi. I cinque anni nei quali si combatté la Grande
Guerra ne scandiscono la progressione mentre le voci e le immagini (in tutto 58
proiezioni sulle pareti curve della galleria ma anche sull'asfalto e su schermi
sospesi double faces) di persone comuni si uniscono nel racconto corale.
La
galleria bianca è divisa in tre sezioni. La prima contiene una sequenza di otto
casette che ricordano le baracche delle "città di legno": i campi profughi. In
ciascuna  di queste un momento chiave della memoria della guerra, dal 1921
fino agli anni Novanta: la costruzione dei monumenti, la fondazione dei musei,
lo sviluppo degli archivi, la creazione di nuovi riti commemorativi. Nella
seconda sezione, su otto grandi pedane, trovano spazio gli oggetti, le
fotografie e i resti materiali che documentano il modo in cui la guerra fu
vissuta dalle persone comuni.
La terza sezione è dedicata alle mostre
temporanee e alle attività promosse dalle associazioni che operano sul
territorio trentino, ci sono tre strutture pedagogiche: un'aula scolastica, un
laboratorio digitale e un workshop. In particolare di quest'ultima sezione va
segnalato il laboratorio digitale: cinque computer a disposizione dei visitatori
con i quali si naviga, assistiti da un operatore, in Second Life. Ricostruite
dallo Stanford Humanities Lab insieme al Doss Trento le Gallerie virtuali
diventano così non solo il luogo di accesso a tantissimi altri contenuti non
presenti in mostra, ma anche un'occasione per aggiungere materiali propri,
proporre soluzioni allestitive diverse, sviluppare progetti.

Per informazioni:
Fondazione Museo Storico del Trentino
tel. +39 0461
230482
fax +39 0461 237418
info@museostorico.it
www.museostorico.it

Alleghiamo qui tre interventi scritti e pubblicati in occasione
dell'inaugurazione delle "Gallerie" a firma di Kurt W. Forster della Yale
University, consulente per la mostra, di Giuseppe Ferrandi, Direttore Fondazione
Museo storico del Trentino e di Lorenzo Dellai, Presidente della Provincia
autonoma di Trento.

Flusso del tempo e montagna della memoria
Kurt W.
Forster, Yale University

La stretta visione della galleria trova la sua ricompensa nello scorgere la
luce alla fine del tunnel. La presenza di due gallerie a Trento perfettamente
parallele apre una visuale in entrambe le direzioni, verso il passato e verso il
futuro. Le gallerie attraversano le montagne, collegano i paesaggi separati e ne
congiungono artificialmente i livelli. Solo un opera di ingegneria è capace di
sostituirsi ai tracciati tortuosi della natura. Non che i tracciati della storia
umana siano meno travagliati. La loro logica è difettosa, oscura, più simile ad
un mormorio che ad un linguaggio. Guardando indietro, le esperienze della storia
e le sofferenze degli individui si colgono nei visi e nei luoghi. Sospese nella
luce, figure del passato accompagnano i visitatori e li accolgono nella loro
penombra. Immense cime di roccia e neve, caldo e freddo, dividono due regioni
d'Europa che non possono essere distaccate. Tanto complessa è la loro geografia,
e al contempo tanto distinta è la loro cultura, da far sì che le barriere alpine
e l'erosione dei torrenti sono diventate teatro della memoria.
Oggi, in
queste gallerie diventate inaspettatamente vuote, vite passate recuperano la
propria voce e immagini riverberano nella penombra. Nella galleria nera, anche
se solo per un istante, tremendi eventi si librano davanti ai nostri occhi,
mentre quella bianca ci invita a osservare come le persone di oggi ricordino con
affetto i propri avi. Qui, la valle e i suoi travagli parlano lingue che
comprendiamo. Disperati sussurri lontani non vanno dimenticati, i relitti del
passato non vengono consegnati all'oblio ma sono redenti, dentro ad una montagna
che non ostruisce mai la vista in entrambe le direzioni. Le gallerie di Trento
fanno scorrere il tempo e smuovono montagne di storia dal sonno del passato:
"Parla, montagna, dei giorni in cui lottammo aspettando il levar del sole".

Popolo scomparso
Giuseppe Ferrandi, Direttore
Fondazione Museo storico del Trentino

Questa edizione zero delle Gallerie è dedicata alla lacerante esperienza dei
Trentini durante la Prima guerra mondiale. Nell'anno in cui si ricorda il
Novantesimo anniversario della sua conclusione era un atto doveroso. Non solo
quel conflitto ha inaugurato violentemente il Novecento europeo, anticipando nei
fatti molte delle caratteristiche del cosiddetto "secolo breve", ma è stato
anche uno spartiacque fondamentale nella storia di questo popolo e di questo
territorio.
Su una popolazione che superava di poco le 350.000 unità, almeno
200.000 persone dovettero abbandonare, in vario modo, il Trentino. E' un numero
impressionante che assomma ai soldati i profughi, i 55.000 maschi abili inviati
dall'Impero per lo più sul fronte orientale ai quali vanno aggiunti i circa 700
volontari che confluirono nell'esercito italiano, i 75.000 profughi destinati
alle regioni più interne dell'Impero, in Boemia, in Moravia, e i 30.000
trasferiti in Italia, dal Piemonte alla Sicilia.
"Popolo scomparso" è
sicuramente un'espressione forte. Fisicamente venne disperso e lacerato durante
il conflitto. Immediatamente dopo iniziò la sua rimozione dalla memoria
collettiva, in particolare da quella ufficiale che accompagnò l'inserimento del
Trentino nello Stato italiano.
Lentamente, ma in modo assolutamente
significativo, si è giunti a riconoscere storiograficamente questo popolo, a
rappresentarne la dolorosa vicenda, a raccoglierne le memorie. La sua storia è
stata ritrovata.
Le Gallerie, questo grande e straordinario spazio reso
disponibile dalla costruzione di due nuovi tunnel stradali, ci hanno dato la
possibilità di sperimentare un modo nuovo di rappresentazione della storia.
Altre ancora sono i progetti e le iniziative che stiamo promuovendo come
Fondazione Museo storico del Trentino grazie alla partecipazione e al
coinvolgimento delle comunità locali, dell'associazionismo culturale, delle
istituzioni culturali e di ricerca.
Tutto ciò concorre ad un obiettivo che
ci è stato affidato dalla Provincia autonoma di Trento e che risponde ad
un'esigenza profonda e non contingente: promuovere una conoscenza della storia
che rafforzi consapevolezza e senso di responsabilità. 

Le Gallerie
Lorenzo Dellai, Presidente della
Provincia autonoma di Trento

Sono nate in omaggio alla velocità. Ci si passa rapidi, scorciatoie ricavate
nelle viscere delle montagne, passaggi utili ma anonimi. Sono un po ' il simbolo
di quello che é diventata la nostra vita: una corsa sempre più frenetica, in un
vortice che rende quasi impossibile aggrapparsi alle certezze di un tempo.
Ma
queste gallerie saranno diverse dalle altre. Perché è qui che il tempo ed i
ricordi acquisteranno un nuovo valore. È qui che costruiremo assieme quel luogo
di rappresentazione della nostra storia, che ci può stimolare a crescere come
comunità autonoma, una comunità responsabile anche grazie alla consapevolezza
che proviene dalla memoria.
Dovrá essere un luogo ospitale, capace di toccare
le corde dell'emozione per raggiungere l 'anima ed al tempo stesso la ragione,
dove sperimentare forme e linguaggi nuovi capaci di parlare ad ogni generazione,
dove si possa promuovere la partecipazione e il coinvolgimento
dell'associazionismo culturale, delle realtà locali e di valle, delle singole
persone.
"Le Gallerie" non vedranno più scorrere automobili, ma i "veicoli"
della nostra memoria, inedito osservatorio di quel flusso continuo fra passato,
presente e futuro. Ma dovranno essere un luogo di formazione rivolto a tutte le
età, per poter riflettere criticamente, anche grazie all'impiego di tecnologie
avanzate, su chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare.
Nasce da qui
un'idea ambiziosa che è prima di tutto una sfida alla nostra comunità:
recuperare i segni identitari della nostra terra attraverso il Progetto Memoria
che qui potrà tradursi in un momento espositivo. Questa del 2008 è una sorta di
edizione zero. E' dedicata alla lacerante esperienza vissuta dai trentini
novanta anni fa. Il carattere sperimentale e temporaneo permetterà di
raccogliere idee, suggerimenti e proposte per le prossime edizioni. Si
cercheranno e si troveranno soluzioni adeguate, dettate dalla sobrietà. Anche
così si accompagnerà il processo di riqualificazione del quartiere di
Piedicastello, oggi non più diviso dallo scorrere del traffico stradale e pronto
ad ospitare un'importante funzione culturale.