Situato nella zona di Playa d’en Bossa, a metà strada tra il centro della città di Ibiza e l’aeroporto dell’omonima isola delle Baleari, su un lotto di confine tra grandi complessi alberghieri affacciati sul mare e piccole residenze unifamiliari, l’edificio di social housing progettato da Peris+Toral Arquitectes si inserisce nel percorso di ricerca sperimentale dello studio di Barcellona sui temi della flessibilità tipologica e dei sistemi costruttivi ecologici e low cost per la sostenibilità.
Le 43 abitazioni sono organizzate in un volume semplice e astratto - un cubo bianco - articolato però al suo interno e negli angoli attraverso abili svuotamenti volumetrici. Grazie a questa strategia, il linguaggio architettonico si fa “frammentato”, armonizzandosi con quello delle case unifamiliari a nord dell’area di progetto e, al contempo, sfruttando la forma per creare vortici d’aria che attivano la ventilazione naturale. Elementi caratterizzanti della costruzione sono: l’assenza di un sistema attivo di climatizzazione invernale ed estiva, l’ampio uso di strategie passive per il controllo bioclimatico dell’edificio e l’impiego innovativo dei blocchi di terra compressa (BTC) come materiale costruttivo. Si tratta, infatti, del primo edificio multipiano di cinque livelli fuori terra costruito in Spagna con questa tecnologia.
L’ambizioso obiettivo dei progettisti è dimostrare, attraverso questo progetto, che è possibile combattere la povertà energetica, adattarsi al clima locale e contenere l’energia grigia emessa dai materiali da costruzione entro i 600 kg CO2/m². Il tutto è stato possibile grazie al bilanciamento di strategie bioclimatiche (a partire dal corretto orientamento, con i fronti principali rivolti a sud per sfruttare al meglio l’esposizione solare e la direzione prevalente del vento, che soffia dal mare verso l’interno), l’uso di atri/camini solari, lo sfruttamento della massa termica, l’aumento del movimento d’aria attraverso la ventilazione naturale incrociata e la regolazione dell’umidità tramite i blocchi di terra compressa, materiale con elevate capacità igrometriche.
Tutto ciò senza dimenticare la qualità fruitiva. Il programma abitativo opta per flessibilità e adattabilità, eliminando la predominanza dei soggiorni e organizzando lo spazio in moduli di 4x4 metri, a formare cellule funzionalmente “neutre” di 12 m² che si adattano a diversi usi (cucina/pranzo, bagno/disimpegno, camera da letto, scale e patio) e che possono comporre unità abitative per una, due o tre persone, costituite da 4 o 6 moduli, a seconda della dimensione dell’alloggio. Solo i giardini d’inverno e le logge occupano metà modulo. Come già sperimentato nel complesso residenziale di Cornellà (di cui abbiamo già parlato su Arketipo n.156, 2022, pp. 58-69), l’approccio si concentra più sul sistema che sulla forma architettonica, a partire dall’unità modulare della stanza. Il sistema non si distingue tra aggregazione e unità abitativa, ma individua nella stanza l’unità base della progettazione spaziale. La cucina/pranzo, posta al centro dell’alloggio, organizza lo spazio ed è sempre aperta verso il modulo living, in modo che le attività domestiche (come la preparazione dei pasti) siano sempre visibili, superando i ruoli di genere. In questo modo, il soggiorno cede parte del suo spazio alle altre stanze, rinunciando al suo ruolo dominante, ottimizzando la planimetria e ottenendo il massimo delle prestazioni.
Il modulo del bagno, che non raggiunge il soffitto, è concepito come una scatola rivestita in legno di larice, inserita nella scatola più ampia in BTC e calcestruzzo armato: un box pensato come un elemento di arredo. Anche l’ingresso e i box dei servizi sono rivestiti in robuste doghe di legno, così come in legno di larice sono porte e serramenti, che contrastano con la finitura ruvida dei blocchi di terra compressa della struttura principale.
Il comfort termico, in assenza di sistemi meccanici, è garantito dalla massa e dalla ventilazione naturale, favorita dalla doppia esposizione di ogni appartamento e dalla continuità tra le stanze - assicurata dall’assenza di corridoi e dalle ampie aperture di 1,5 metri che connettono fluidamente ogni ambiente - oltre che dall’uso sistematico di ventilatori a soffitto negli alloggi e negli atri comuni. Ogni appartamento è dotato di un giardino d’inverno a sud, che può essere chiuso durante la stagione fredda grazie a una semplice parete trasparente in vetro temperato con telaio sottile in alluminio, completamente apribile per evitare il surriscaldamento estivo. A nord ogni alloggio è dotato di uno spazio tampone che funge da cuscinetto termico e le aree comuni sono modulate con lo stesso dimensionamento delle stanze private.
Tre atri a quadrupla altezza, sormontati da una serra con struttura in legno e involucro trasparente in policarbonato, incoraggiano la circolazione dell’aria e portano luce naturale all’interno delle unità abitative, profonde fino a 20 metri. Essi costituiscono anche un importante spazio di socializzazione per i condomini.
La costante circolazione dell’aria garantisce condizioni climatiche tali da mantenere il comfort per gli utenti sia in estate (quando le temperature si mantengono tra i 26 e i 27 °C) sia in inverno, quando le temperature esterne oscillano tra i 7 e i 15 °C, mentre quelle interne, grazie ai guadagni solari passivi e allo sfruttamento delle masse termiche, si attestano tra i 18 e i 22 °C.
Pareti in blocchi di terra compressa
Le pareti dell’intero complesso sono realizzate in blocchi di terra compressa (BTC) di 20 cm di spessore e con una densità approssimativa di 2.000 kg/m³. Questo materiale, caratterizzato da una bassa impronta di carbonio, garantisce un’elevata inerzia termica e una massa sufficiente ad assicurare, nonostante si tratti di un sistema monostrato, un adeguato isolamento acustico tra gli alloggi.
In fase iniziale sono state vagliate diverse tecniche di fabbricazione basate sull’uso della terra cruda: l’adobe, con oltre 5000 anni di storia e impiegato già dagli Egizi; il tapial, una tecnica utilizzata in Cina circa 2500 anni fa; e infine il BTC (blocchi di terra compressa), una tecnologia sviluppata negli anni Cinquanta in Colombia per progetti di cooperazione, inizialmente realizzata a mano. L’analisi comparata di questi sistemi ha evidenziato come la principale differenza risieda nella resistenza alla compressione: l’adobe è il materiale meno resistente, mentre il tapial offre prestazioni superiori grazie alla compressione manuale applicata durante la costruzione.
Il BTC, tuttavia, garantisce una resistenza ancora maggiore grazie all’utilizzo della compressione idraulica. Dovendo realizzare un edificio di cinque piani, le prime due tecniche si sono rivelate inadatte, spingendo così i progettisti a optare per una versione moderna della tecnologia colombiana. Il materiale utilizzato è una miscela di ghiaia e sabbia, con l’aggiunta di un legante: l’argilla, a cui viene integrata la calce come stabilizzante per migliorarne la resistenza strutturale. I blocchi BTC vengono assemblati utilizzando malta di sabbia e calce, senza necessità di armature, poiché lavorano interamente a compressione. La finitura consiste in un sottile intonaco a base di argilla e calce, simile alle giunture, poi lucidato per garantire una distribuzione uniforme del materiale, eliminare i ponti acustici e conferire una texture liscia e continua. All’esterno, l’involucro è rivestito con un cappotto in pannelli di sughero intonacati con calce. Per quanto riguarda la struttura, i progettisti hanno scelto travi prefabbricate in calcestruzzo armato che sorreggono un solaio sottile gettato in opera. Questa soluzione mista ha permesso, a parità di luce, di ridurre i volumi di materiale impiegato e, di conseguenza, le emissioni di CO2 rispetto a una soluzione completamente prefabbricata.
In linea con la filosofia di semplificazione e riduzione degli strati, il massetto esterno in calcestruzzo è lasciato grezzo e semplicemente lucidato. Anche gli impianti elettrici sono lasciati a vista per evitare di intaccare le superfici esposte, contribuendo a definire un linguaggio estetico preciso e coerente per le finiture interne. Un grigliato in ceramica grès, formato da moduli di 15x15x10 cm, separa i nuclei di distribuzione verticale dalle corti. In inverno, gli apporti termici della serra contribuiscono al riscaldamento delle parti comuni; in estate, il grigliato favorisce una ventilazione naturale costante, prevenendo il surriscaldamento.
Atri bioclimatici
L’edificio ha un fattore di forma molto compatto, ma la disposizione articolata dei volumi, con profondità e altezze variabili ottenute tramite arretramenti e svuotamenti, moltiplica il numero degli angoli, aumentando la velocità dell’aria e migliorando la ventilazione naturale in un clima come quello di Ibiza, dove il comportamento dell’edificio durante l’estate è particolarmente rilevante. La discontinuità volumetrica incoraggia inoltre l’uso delle coperture, sia per la realizzazione di giardini pensili sia per l’inserimento di terrazze.
Le serre costruite sopra i tre atri, che permettono l’accesso a piccoli terrazzi ricavati in copertura, rappresentano un elemento fondamentale nella rottura della massa compatta degli alloggi, oltre a svolgere un ruolo chiave nel funzionamento bioclimatico dell’edificio. La chiusura in policarbonato con struttura in legno, realizzata sopra gli atri a quadrupla altezza, consente al sistema di funzionare in inverno come una serra, sfruttando i guadagni solari passivi, resi ancora più efficaci dall’elevata inerzia termica dell’involucro edilizio. Quando la temperatura esterna è di 15 °C, grazie all’inerzia termica si riescono a raggiungere all’interno dell’atrio i 23 °C. Per garantire una distribuzione uniforme dell’aria calda, è stata installata una ventola che spinge l’aria calda verso i piani inferiori.
In estate - una stagione particolarmente sfidante in un luogo come le isole Baleari - l’apertura dei louvre in vetro in sommità e l’abbassamento di una protezione solare oscurante trasformano il sistema in un “camino solare”, che attiva la ventilazione naturale risucchiando l’aria calda verso l’alto ed espellendola verso l’esterno, migliorando così il comfort termico. L’effetto camino solare genera una velocità media dell’aria pari a 2,1 m/s. Considerando che ogni incremento di 0,5 m/s equivale a una percezione di 1 °C in meno, il movimento dell’aria permette di percepire una temperatura inferiore di circa 4 °C rispetto a quella reale. Il ventilatore funziona quindi sia in estate sia in inverno con due modalità: in inverno spinge l’aria calda verso il basso, mentre in estate la fa salire verso l’alto e poi verso l’esterno.
Scheda progetto
Client: IBAVI - Institut Balear de l’Habitatge
Project years: 2018
Construction years: 2019-2022
Built gross area: 3.863,75 m2
Building costs/m2: PEC 1.323€/m2, PEM 1.111€/ m2
Heating demand: 1,80 KWh/m2a
Cooling demand: 4,84 KWh/ m2a
Design architects: Peris+Toral Arquitectes (Marta Peris Jose Toral)
Architectural team: Guillem Pascual, Ana Espinosa,Maria Megias, Izaskun González, Miguel Bernat, Cristina Porta
Structure: Bernúz Fernández
Works management/Contraction supervision: José Luis Velilla
Fluid: L3J Tècnics Associats
Environmental advising: Societat Orgànica
Acoustics: Àurea Acústica
First prize competition: 2017
Project years: 2018
Construction years: 2019-2022
Built gross area: 3.863,75 m2
Building costs/m2: PEC 1.323€/m2, PEM 1.111€/ m2
Heating demand: 1,80 KWh/m2a
Cooling demand: 4,84 KWh/ m2a
Premi: 2018 First prize Concorso IBAVI, 2019 Premio BAUMIT España, Premio 2023 BEAU, 2023 Winner DNA Paris Housing, 2023 Finalista PREMIS FAD, 2023 Finalista PREMIO CSCAE, 2023 Finalista Premio A+, 2023 Premio MAPEI 2a fase, 2023 Shortlisted THE PLAN Award
Photos: José Hevia