Il King Abdulaziz Centre for World Culture (KACWC) disegnato dallo studio norvegese Snøhetta è il più recente simbolo di ricchezza dell’Arabia Saudita. Una ricchezza che conosciamo molto bene, il petrolio. Ed è proprio questo prezioso bene di consumo, ahimè non rinnovabile, che risiede alla base del concept progettuale. A volere il KACWC, Saudi Aramco, cliente illuminato nonché la più grande compagnia petrolifera al mondo, che guarda al centro culturale come una fonte di energia di diversa natura: il potenziale umano e la deriva innovativa che può generare la collettività. Snøhetta vince il concorso indetto dalla società nel 2007 per i molteplici strati di simbolismo che è riuscito a includere nel progetto. Il suo design si concentra sulla peculiare natura geologica dell’area, utilizzando un assortimento di “rocce” di diversa dimensione che simboleggiano la diversità. Lo straordinario design è costituito da cinque edifici immaginati come massi che, concepiti separati e diversi per volume, sono elegantemente accostati tra loro per generare un equilibrio imperituro.
La struttura rocciosa, rappresentazione di solidarietà, ricorda anche le grandi sacche di olio care al sottosuolo arabo; non a caso l’edificio sorge nei pressi del primo pozzo petrolifero commerciale del Regno, il “Prosperity well”. Così come la posizione racconta la storia del Regno, anche l’edificio è stato progettato con una voluta espressione del tempo; i piani interrati sono i detentori del passato, le zone al piano terra raccontano il presente, la torre svettante rappresenta il tendere al futuro. Similmente, le mostre e i temi che si snodano ai vari piani sono disposti in aree tematiche come a suggerire il progredire del tempo. Le aree che si occupano di storia e del passato si trovano ai livelli più bassi, le attività scientifiche e più avanguardiste posizionate ai più alti, nella Torre della Conoscenza.

Il Centro culturale è anche chiamato Ithra, parola araba che significa arricchimento; un ambiente che incoraggia la creatività e stimola la padronanza delle arti, della scienza e della letteratura tramite la costruzione di spazi che includono una biblioteca di quattro piani con un catalogo che conta più di 200mila libri liberamente accessibili, laboratori di idee, mostre suddivise in aree tematiche, un cinema di 315 posti, una sala per le esposizioni temporanee di 1.500 m² e un teatro delle arti e dello spettacolo da 900 posti. Con 18 piani di strutture per l’apprendimento, la Torre della Conoscenza è in grado di ospitare 2.000 workshop all’anno, oltre a programmi artistici, multimediali e di formazione.
Le numerose opportunità di apprendimento puntano a raggiungere 80.000 studenti, coltivando la cittadinanza, celebrando la diversità, promuovendo il volontariato, nutrendo curiosità e un desiderio indelebile di conoscenza.
Il KACWC è oggi un’architettura iconica nello skyline di Dhahran che parla per mezzo di un rivestimento metallico fatto di tubi di acciaio inossidabile. Realizzati su misura e piegati precisamente per abbracciare senza soluzione di continuità i cinque volumi, i profili tubolari riflettono la luce del sole creando giochi abbaglianti di luce proiettata nel contesto arabo. Idealmente ricoperto da un unico profilo tubolare lungo 350 chilometri, il rivestimento metallico continua anche davanti alle porzioni vetrate della torre. In corrispondenza di queste, i profili circolari prendono la forma di stecche piatte create pressando il profilo tubolare, qui schiacciato con un’inclinazione tale da rendere gli elementi ombreggianti. L’uso del metallo in un ambiente con temperature così elevate ha creato una serie di problemi, soprattutto in termini di irraggiamento. La posizione desertica del sito ha imposto un limite prestazionale proprio sulla pelle esterna quale elemento di protezione principale dell’edificio. Oltre a evitare che il calore si accumulasse sul rivestimento, lo stesso doveva provare una buona resistenza all’abrasione dovuta alla sabbia onde evitare danni alla superficie nel tempo.

Buro Happold, leader multidisciplinare in campo edile, ha eseguito analisi approfondite con simulazioni termiche dinamiche fruendo di software computazionali (CFD), trovando la soluzione in un sistema di rivestimento che non solo fosse in grado di superare le sfide imposte dal clima, ma aiutando anche a ridurre il fabbisogno energetico dei volumi. I profili tubolari danno all’edificio un luccichio scintillante, ma evitano i riflessi di luce che un rivestimento di lamiera di grande formato avrebbe creato. Per di più, i tubi ombreggiano l’involucro termico dell’edificio posto proprio dietro di essi, attivando una microventilazione posteriore che contrasta il surriscaldamento. L’unica porzione in cui il rivestimento non è continuo è la finestra di circa 37 m² che si apre nel più piccolo dei cinque volumi rocciosi.
Come fosse il pezzo principale di un arco, la chiave di volta, il punto che mantiene tutto il complesso in equilibrio, il guscio di questo volume ospita una facciata vetrata elettrocromica, che consente con un pulsante di oscurare completamente la sala riunione presente all’interno. Grazie alle tecnologie e agli accorgimenti utilizzati durante tutta la progettazione e la costruzione del centro, il KACWC è oggi uno degli edifici più ecologici della regione. Il progetto assicura l’uso responsabile ed efficiente dell’acqua sfruttando diverse iniziative, tra cui l’installazione di dispositivi a risparmi idrico e l’uso di programmatori d’acqua intelligenti per gestire i livelli di irrigazione dei circa 200mila mq di giardino. Durante la fase di costruzione, ottimizzata tramite l’uso di programmi di modellazione come Revit all’interno di un ambiente BIM, la gestione degli scarti, già ottimizzata in fase di progettazione, ha visto gli stessi essere riciclati per circa il 50% o, alternativamente, acquistati da fonti sostenibili.
Per merito di un team di ingegneri provenienti da tutto il mondo e all’avanguardia nelle tecnologie BIM e a un design innovativo multidisciplinare, il nuovo centro culturale è un progetto che rappresenta le ambizioni di una nazione, dimostrando il meglio della progettazione architettonica e ingegneristica e offrendo al contempo un ambiente stimolante e audace.

UNA PELLE ARCHITETTONICA FATTA DI PEZZI UNICI
Il King Abdulaziz Center for World Culture è un edificio a tutto tondo, un’architettura-scultura che riflette il paesaggio circostante con una pelle metallica realizzata da profili tubolari gli uni diversi dagli altri. Per ottenere la forma organica che caratterizza il complesso, circa 70.000 tubi di acciaio inossidabile sono stati piegati e trattati per poter essere accostati con tolleranze millimetriche. Per far sì che tutti i tubi fossero disposti correttamente, ciascun elemento è stato marcato e piegato in corrispondenza della struttura. Tutti i tubi sono fissati a un supporto collegato a un involucro a tenuta, rivestito con lamiere di metallo unite da cuciture verticali. I perni che sorreggono i tubi sono pensati per compensare i diversi movimenti della cortina metallica e dei tubi che la ricoprono. Durante la fase di progettazione e l’inizio della produzione, Seele ha sviluppato quattro prototipi per trovare la modalità migliore di piegatura dei profili. Per garantire che i tubi fossero prodotti in modo efficiente, senza sprechi, Seele ha usufruito di software algoritmi scritti per l’occasione per dare informazioni precise alle macchine a controllo numerico. Con l’aiuto di questa programmazione e la successiva raccolta di dati in un database, gli ingegneri di Seele sono riusciti a costruire un modello in grado di imparare dall’errore e risolverlo. Questo processo ha portato a un errore durante la fase di produzione al di sotto del 3%. Nonostante ogni tubo sia di fatto un pezzo unico, ciascuno di questi è stato categorizzato in base alle connessioni al fine di ridurre la complessità del rivestimento. Ogni tubo ha richiesto istruzioni individuali contenute in un QR code stampato sul profilo di riferimento, successivamente imballato in casse per corrispondere alla sequenza di montaggio in loco. Scansionando i QR code, gli equipaggi di cantiere sono stati in grado di identificare con precisione i tubi e la loro posizione sull’edificio tramite un modello 3D dettagliato. Tutte le fasi del progetto, dalla progettazione al montaggio, passando per la produzione, hanno beneficiato dell’uso di un sistema coerente che ha garantito nella fase di installazione efficienza ed economia. Come risultato di questo processo finemente costruito, qui compresa la logistica pianificata in dettaglio, tutti i profili metallici sono giunti in cantiere e installati senza errori o incongruenze formali. Il risultato di questo progetto di costruzione altamente complesso è convincente sotto ogni punto di vista.

IMPALCATURE MULTIDIREZIONALI CHE SEGUONO LE CURVE DEL CENTRO
La realizzazione del centro culturale di Dhahran ha visto collaborare numerose realtà mondiali all’avanguardia nel loro settore. Tra queste spicca Grupo Resa, fornitore di tutti i sistemi ausiliari per la costruzione dell’edificio. L’azienda leader nel settore, dopo una progettazione specifica avvenuta grazie a un dettagliato modello BIM, ha proposto al cliente il sistema ResaBlock coadiuvato da tecnologie satelliti utili alla costruzione dell’impalcatura ai diversi livelli dei volumi. ResaBlock è un sistema di impalcatura multilivello e multidirezionale costituito da un insieme di profili tubolari standard, assemblati utilizzando morsetti e cunei e risultanti in una struttura leggera e completamente rigida. Lo sviluppo multidirezionale di questa modalità di ponteggio ha permesso all’impresa di costruire in modalità wireframe l’edificio, descrivendone ancor prima del montaggio parte della geometria curvilinea. Grupo Resa ha fornito a Saudi Aramco più di 2.000 tonnellate di materiale per ponteggi, utilizzando nel picco delle attività ben 250 impalcature -agosto 2014- per un totale di 1,5 milioni di ore di lavoro impiegate durante tutta la costruzione dell’edificio. La costruzione della torre alta 90 m è stata suddivisa in fasi e aree di assemblaggio del ponteggio. Per le porzioni più basse sono stati montati direttamente i ponteggi ResaBlock, vincolati a terra dal livello -3 al livello +15 e collegati alla struttura dell’edificio tramite staffe laterali per seguire la curvatura dell’edificio. Per i volumi più in alto è stata costruita una struttura ausiliaria e, in alcuni casi, una piattaforma elevatrice utilizzata come base per le strutture provvisorie. Il modello di piattaforma, MC 36/15 MCWP, ha garantito un buon equilibrio tra robustezza e sicurezza, riducendo i tempi di montaggio e smontaggio del ponteggio e portando a una maggior produttività con conseguente riduzione delle attrezzature ausiliarie. Il KACWC è costituito da volumi non euclidei; per questo motivo, dove non è stato possibile allestire la piattaforma si è proceduto con strutture di supporto statiche. Per completare il volume, all’apice della torre è stata realizzata una doppia impalcatura sui lati opposti del volume collegata da traversi come a costruire una “gabbia per uccelli”, supportata da un’impalcatura secondaria e sostenuta da un’ulteriore struttura interpiano realizzata con travi ResaBlock light impostate ai livelli 15 e 16. Oltre alle strutture volte alla costruzione del manufatto, piattaforme dedicate allo stoccaggio dei materiali sono state allestite lungo i principali piani del costruito.

Scheda progetto
Design team: Snøhetta
Client: Saudi Aramco
Design: 2007 - 2008
Construction: 2008 - 2018
Built area: 85,000 mq
Landscape: Snøhetta
Interior design: Snøhetta
Contractor: Saudi Aramco
Structural engineers: Buro Happold
Facade consultant: Buro Happold
Service engineers: Buro Happold
Lighting consultant: Buro Happold
Sustainability consultant: Buro Happold (LEED Gold)
Metal cladding: Seele
Exhibition areas metal cladding: Tecu
Wooden structures: Hess Timber
Scaffolding: Grupo Resa
Lighting: Cooledge Lighting
Cinema furniture: Skeie
Photos: Frans Parthesius, Diemo Schillack, Michael Vogt

Arketipo 140, Involucri, Settembre 2020