nuova opera – Una catasta di container colorati e sovrapposti, realizzati nel 2009 e progettati da Atxu Amann, Andrés Cánovas, Nicolás Mararuri.

Una catasta di container colorati, sovrapposti in modo tale da creare una quinta e sfalsati per lasciare dei vuoti. Un puzzle tridimensionale, un cubo di Rubik a dimensione urbana: è questa la disinvolta immagine che appare tra i nuovi blocchi residenziali a Carabanchel, nella periferia sud-ovest di Madrid - vero e proprio campo di sperimentazione sul tema dell'abitazione sociale pubblica - e che ricorda Trinity Buoy Wharf, un insediamento sul Tamigi, alla periferia di Londra, realizzato utilizzando e trasformando vecchi container. L'insieme è inusuale, sembra di trovarsi accanto ad uno scalo merci o ad un porto mercantile, ma l'analogia è solo evocata, il segno della composizione e il suo significato non indicano un caos frenetico e disordinato. Un principio ordinatore evidente regola la composizione. E la riscatta, le dà un respiro diverso. Allude all'Immeuble-Villa corbuseriano. Coniuga individualità e serialità, prefabbricazione e identità.

Il progetto, vincitore di concorso, realizzato di recente dallo studio ACM (Atxu Amann, Andrés Cánovas, Nicolás Maruri), offre una risposta innovativa e di qualità sul tema dell'edilizia residenziale a basso costo. Ha l'ambizione dichiarata di rovesciare la comune accezione d'impiego dei materiali poveri, di trasformarlo in un valore aggiunto, in raffinatezza linguistica. Perché "la soluzione ai problemi - come sostiene Andrés Cánovas - risiede spesso nel trovare nuovi significati alle cose". In questo caso ai container, ai colori che li caratterizzano, alla composizione cromatica cui danno vita e, forse soprattutto, ai vuoti creati dal loro sapiente accostamento. Solo il tempo e l'uso diranno se questa intuizione, che oggi sembra convincente, segnerà una valida alternativa nella ricerca sull'housing. Ma l'attenzione dedicata ai dettagli e alla realizzazione costruttiva (i progettisti hanno eseguito anche la direzione lavori) dimostra sin d'ora l'interesse di ACM alla concretezza dell'abitare rispetto ai tanti, troppi, astratti teoremi dell'architettura moderna e contemporanea. Il complesso appare subito per quello che è: un blocco residenziale aperto, perforato, che tutela al suo interno uno spazio vuoto pensato per essere semi pubblico, un giardino, una piazza (attualmente purtroppo malamente recintata e interdetta all'attraversamento) creata con lo scopo di favorire la socializzazione fra gli abitanti; uno spazio protetto ma connesso con il resto della città, visibile attraverso le ampie forature al piano terra.

Le abitazioni, anche se aggregate, tentano di essere indipendenti. Come case isolate sono ordinate su comuni solai-vassoio pre-fabbricati sovrapposti su cinque livelli. Sono in tutto 82 unità, di diversa grandezza (da una, due, tre o quattro stanze), ciascuna con doppio affaccio, separate tra loro da patii in quota che attraversano l'intero spessore del corpo di fabbrica facendo apparire "porosi" i prospetti. La logica aggregativa delle singole unità è fondata sulla volontà di diversificazione, e questa è determinata prevalentemente dai vuoti collocati ad ogni piano in posizione diversa, alternata, in modo da conferire una connotazione dinamica all'insieme. Il patio, posto sempre in continuità con cucina e soggiorno, è un'area privata, aperta ma coperta. Collocato accanto al corpo scala, funge da atrio d'accesso alla casa; disposto al termine dell'appartamento, diviene un inatteso giardino, piccolo e segreto. L'organizzazione dello spazio domestico è rigorosa, divisa in fasce parallele che regolano le funzioni: le stanze da letto sono allineate e possono essere collegate tra loro, gli spazi di servizio sono raggruppati e delimitati da una sottile "area immagazzinamento", infine una "zona cuscinetto" adiacente ai prospetti unifica tutti i mobili alternandoli alle finestre. La carrozzeria metallica che costituisce l'involucro è la stessa che, intelaiata, determina gli scuri alle finestre o, forata, passa davanti alle aperture dei corpi scala. È costituita da pannelli sandwich, dello spessore di soli 25cm, di larghezza variabile e altezza fissa corrispondente all'interpiano, rifiniti sull'esterno dalla superficie ondulata in verticale che caratterizza i container per il trasporto merci. Ciascuna casa è caratterizzata da un colore intenso - rosso, arancione, blu, verde o giallo - elemento di identificazione e riconoscibilità della singola parte nell'insieme. I solai in cemento armato grigio, formano la griglia ordinatrice dentro cui si alternano, come su una tela, colori, pieni e vuoti. Grandi numeri dipinti in bianco identificano i corpi scala. C'è qualcosa di Mondrian in questa composizione, non tanto o non solo nei colori, ma soprattutto nelle sottili linee scure che sembrano trattenere i campi cromatici che racchiudono. Anche in questo caso però l'allusione è solo il segno di come la contemporaneità abbia mutato il gusto riguardo al colore. Ed è tutto  fuorché una trasposizione dell'arte astratta in architettura. Anzi. Se c'è una cosa che  contraddistingue ACM nel loro approccio al progetto è proprio la concretezza. La ricerca del compromesso più alto fra le norme che lo regolano e le  necessità che esso è chiamato a risolvere. Vale, su questo punto, la risposta di uno dei progettisti (Cánovas) su cosa accomunasse  l'arte di Matta-Clark e le loro architetture: "Tutto, per la parte in cui l'arte è  compromesso, nulla nel modo di intendere l'architettura come l'incontro tra le necessità  collettive e l'ossessione dell'estro individuale". Ecco, l'attenzione alla realtà, alla sua concretezza, al suo dinamismo è forse la  caratteristica principale di ACM; ciò che distingue le loro architetture, e questa in  particolare, così straordinariamente radicata nel contesto dove si staglia per la sua esuberante individualità.


scheda

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scheda progetto

Luogo: Carabanchel, Madrid, Spain

Committente: EMVS, Empresa Municipal de la vivienda y el suelo de Madrid

Progettista: Atxu Amann, Andrés Cánovas, Nicolás Mararuri

Collaboratori: Beatriz Amann, Ana Arriero, Ignacio Díaz, Sara de la Fuente, Javier Gutitiérrez, Ana López, Rafael Marcos, Rafael Palomares, Gonzalo Pardo, Cristina Parreño, Carlos Ríos, Susana Velasco

Progetto strutture: gv408 arquitectos

Impresa di costruzione: CONAIT, Ploder-Uicesa

Fotografo: David Frutos

Tempi progetto: 2005-2009

Superficie costruita mq: 13,419.81