Casa Rudin  
Località: Leyem, Ht.Rhin/F
Committente: Hanspeter Rudin
Progettisti: Jaques Herzog, Pierre De Meuron
Collaboratori: Lukas Bogli
Datazione progetto: 1996
Destinazione d'uso: Edificio residenziale
Superficie: 940 mq
Superficie costruita: 160 mq
Volume: 1.200 mc
Costo: 3.300.000 FF

Il territorio della citazione difficilmente può essere circoscritto all'interno di ambiti definiti e limitati poiché, superando schematismi, classificazioni e tendenze, attinge con estrema libertà al patrimonio inesauribile del conosciuto traendo da esso le fonti di volta in volta più opportune. Nel progetto di casa Rudin, l'elemento di ispirazione è la casa, la casa tradizionale, la casa per antonomasia, l'archetipo e quindi origine ed essenza della casa stessa.
Il progetto evoca, nella sua impostazione rigorosa, un'immagine primordiale e sintetica come viene indicata, a esempio, nei disegni e nei ricordi dell'infanzia. L'architettura, quando riesce, come in questo caso, a interpretare l'autentico, è in grado di rendere sublimi anche impostazioni che possono apparire modeste, schematiche, ovvie. Nell'assolutezza dell'idea si rivitalizzano progetti e luoghi e la casa, nella sua accezione più vera si trasforma in un'opera architettonica monumentale e simbolica, una costruzione senza compromessi. Il monolite di calcestruzzo, con la sua forma chiara e definita, evoca la visione della casa primordiale; in questo senso è possibile leggere l'uso delle pareti grezze ed estremamente massicce che rimandano spontaneamente alle origini dell'abitare come attività legata al rifugio, alla protezione, alla dimora.
L'impianto che consegue questa impostazione indica inoltre una coerente ricerca di unitarietà architettonica che si manifesta in un blocco giocato su masse pesanti volte a sottolineare, con l'unità materica, una tettonica semplificata e massiva. La stessa costruzione tettonica viene contemporaneamente negata nell'attacco a terra dell'edificio, in cui una profonda smaterializzazione del basamento lascia posto a un rapporto con il suolo e con la natura che si appropria, seppur parzialmente, dell'area di sedime della casa. La creazione, su entrambi i lati corti dell'edificio, di ampi terrazzi, costituiti esclusivamente dalla soletta in calcestruzzo a sbalzo, rafforza ulteriormente questa tensione verso una accentuata 'leggerezza' proprio nel punto di raccordo delle masse gravi con il terreno.
In questo spazio sospeso, se non conteso, fra architettura e natura trova posto l'ingresso all'abitazione che unisce come un cordone ombelicale la casa con la terra che l'ha generata, in un rapporto estremamente intimo e allusivo. La sospensione delle masse murarie, quasi un esperimento di levitazione, induce una conseguente idea di protezione e di privacy che la casa, come rifugio, grotta, capanna, palafitta, sembra prediligere nel rapporto contemplativo con l'ambiente circostanfe.
La composizione complessiva del manufatto, condizionata e conclusa in questa profonda idea della domesticità come riparo, esprime comunque e concretamente una attenzione particolare agli elementi di dettaglio. La riduzione minimalista operata da Herzog e de Meuron mostra, come in molti altri loro progetti, un uso e un disegno dei particolari costruttivi estremamente sofisticato; tale sapienza consente il superamento degli inconvenienti o delle difficoltà tecniche senza che queste diventino anomalie del processo razionale che regge l'ipotesi di un intervento costruibile. In casa Rudin, ad esempio, il progetto riesce a risolvere con estrema eleganza e semplicità i problemi legati al raccordo fra gli elementi della copertura, fortemente inclinati, secondo una consolidata tradizione locale, e la muratura verticale perimetrale senza banalizzare con la gronda, la secchezza di un'idea tenuta in 'punta di penna'.
La scelta della continuità tra elementi verticali e falde oblique rafforza l'immagine complessiva dell'edificio e le sue prestazioni tecnologiche esaltate attraverso l'occultamento del canale di raccolta e smaltimento delle acque piovane ospitate direttamente, attraverso percorsi appositi, nel getto di calcestruzzo.
Con uguale raffinatezza e semplicità i progettisti disegnano le finestre concepite come veri e propri tagli effettuati in quel getto 'monolitico' di calcestruzzo che con la sua mossa delimita tutti gli elementi dell'edificio sia verticali, orizzontali o inclinati.
L'interno della casa riflette l'estrema razionalità della composizione architettonica generale senza rinunciare, comunque, a elementi di forte impatto visivo e spaziale quali, ad esempio, la scala che sale all'ultimo livello dell'abitazione ricavata in un ambiente a tutta altezza culminante con un lucernario posto al centro di una delle falde della copertura.
In conclusione l'edificio appare, complessivamente, come il punto di mediazione tra una necessaria, ricercata, modernità e una latente volontà, quasi ancestrale, di riflettere sul proprio destino e sul proprio passato. Ma tale ricerca è compiuta senza rinunciare al costante confronto con le tecniche concepite, nella contemporaneità, come gli strumenti per l'affermazione delle idee.

Testo di Ugo Baldassarri
Estratto da Area n° 51 Luglio/agosto 2000, pag 38-49 Federico Motta Editore

Sezione longitudinale e trasversale Pianta piano primo e secondo Planimetria generale Esterno Esterno
Esterno