Una sopraelevazione, questa, che è stata necessaria per una valorizzazione immobiliare che ha permesso il recupero di un edificio abbandonato, di soli tre piani, inserito in un fronte di palazzi Ottocento e Liberty, di altezza omogena doppia. Il tema di progetto era duplice: ricostruire il preesistente uguale a se stesso, che è stato fatto con particolare cura, che lo rende non identificabile, per ritmo e taglio delle aperture, per ripresa dei fili orizzontali e materiali, e sopraelevare di altri tre piani l’edificio. Il progetto è risultato vincitore di un concorso privato.


La sopraelevazione è un monoblocco orizzontale - contrapposto ai tagli verticali sottostanti - arretrato nei confronti del filo continuo della parete dei primi tre piani, compreso in una forte cornice, che lo distingue, definisce e qualifica, rispetto al disegno della facciata, piatto e continuo con gli edifici ai lati. Con un corpo ulteriore soprastante, ulteriormente arretrato, non visibile dalla strada perché nascosto dalla sottostante cornice, definito da una pensilina di copertura e percepibile solo come uno sfondato senza corpo, che sottolinea il nuovo grande volume sottostante. La vista frontale geometrica è illustrativa del disegno, ma la percezione reale dalla strada, nei due sensi contrapposti, è quella di sbieco, che valorizza la profondità del corpo e la sua autonomia. Il tutto allineato per altezza e per aggetti di cornici ai due edifici laterali, per cui ha completato il prospetto lungo il viale Monte Grappa, secondo i canoni storici.


L’intervento è composto da due parti che, sommate, uguagliano l’altezza degli edifici laterali, raddoppiando la superficie del prospetto senza gravare per disegno e finiture nel sovrapporsi. La forte differenza tra preesistente e nuovo non è più una trasgressione, perché nel moderno non si pone -non si deve porre- la contestualizzazione figurativa.
Inserito nell’area centro nord della città, tra porta Nuova e Garibaldi, l’intervento ha previsto la demolizione del fabbricato residenziale esistente del 1882 e la sua ricostruzione in ottemperanza ai vincoli vigenti quali l’allineamento del fronte agli edifici adiacenti, il mantenimento di alcuni parametri compositivi originari come la tipologia a corte con ballatoio, la partitura della facciata principale a tre piani, il posizionamento del passo carraio centrale e la conservazione delle murature perimetrali con le proprietà confinanti. Il nuovo edificio, un quadrilatero con un fronte libero esposto a sud sul viale Monte Grappa e una corte interna, si compone di due piani interrati per i garage, di piano terra a destinazione commerciale e di corpo di fabbrica a sei piani superiori con destinazione residenziale, per un totale di 25 appartamenti di diversa dimensione e tipologia (simplex, duplex e triplex), tutti con balcone o terrazzo di pertinenza in parte piantumato affacciati sulla corte interna. L’ingresso principale è in posizione baricentrica rispetto alla teoria delle nove aperture che scandiscono il prospetto. Dal portone ad arco si accede alla corte interna strutturata come una piattaforma coperta per i percorsi delle attività commerciali del piano terra e come uno spazio verde per la socializzazione dei piani superiori. Attorno alla corte sono distribuiti tutti gli appartamenti accessibili dai ballatoi, con parapetti in vetro e ringhiere in ferro, che ripropongono lo schema ottocentesco. L’edificio precedente (piano terra per il commercio, tre piani per la residenza, abbaini in copertura) in evidente stato di degrado da decenni, risultava quasi sopraffatto dai volumi adiacenti, che avevano un numero di piani superiore.

Il prospetto disegnato ex novo ripropone la scansione delle bucature e degli allineamenti preesistenti con serramenti ad interasse costante disposti con ordinata linearità interrotta solo dagli aggetti dei tre balconi e dalla fascia marcapiano posta in corrispondenza della soletta del secondo piano fuori terra, che riprende e completa la scansione in altezza dell’edificio attiguo a sinistra. L’innalzamento viene percepito come spazio neutro, senza partitura, che prescinde dalla scansione regolare delle aperture del fronte. La modifica del profilo, ossia l’apposizione di tre piani funzionali, risulta di forte impronta progettuale sia nella cornice in pietra di Bedonia che cinge e corona i due piani vetrati, sia nella pensilina a sbalzo non visibile dalla strada, che nasconde il terrazzo dell’ultimo piano. La cornice nella porzione inferiore è una tradizionale fascia di coronamento modanata; in sommità con la strombatura della pietra di Bedonia acquista carattere adeguandosi bene ai due corpi laterali. Lo spazio orizzontale risultante tra l’intercapedine vetrata, seconda pelle arretrata di due metri rispetto al filo strada, è un terrazzo continuo di affaccio unitario sul viale.  A completare, un sesto piano a cui si sovrappone il manto in zinco titanio grigio scuro con pannelli solari, allineato al canale di gronda dell’edificio adiacente a destra. La fronte interna del corpo su strada è invece omogena per sei piani  come il corpo preesistente con la sola aggiunta di balconi a nastro ai primi tre piani.
Nella logica delle sopraelevazioni quindi il nuovo è autoreferenziale ed ha una sua logica interna, e si distingue senza mimetismi, lasciando al preesistente la sua autonomia autoreferenziale storicizzata.

 

Photo by Moreno Maggi