A metà tra un diamante e una grande nave da crociera, la nuova sede di Ferring Pharmaceutical a Copenaghen è “ancorata” nei pressi dell’aeroporto e rivolta in direzione della Svezia grazie a un taglio verticale in corrispondenza dell’ingresso. La forma triangolare del lotto ha suggerito la creazione di un edificio trasparente verso l’esterno e libero all’interno grazie al grande vuoto centrale che lo attraversa. L’architettura risulta essenziale, basata su facciate e pensiline che la fasciano interamente con un imponente “cappello” che funge da coronamento, al centro del quale è posizionato un grande lucernario bombato. Nonostante la dimensione, la struttura risulta leggera e slanciata verso l’alto anche grazie a tiranti metallici e profili sottili che richiamano le geometrie navali enfatizzando la leggerezza dei tratti high-tech in pieno stile fosteriano. La facciata continua di sei piani corre dall’attacco a terra fino alla copertura rendendo l’edificio completamente trasparente allo sguardo esterno e creando un interessante contrasto con il basamento in pietra, primo riparo dalle mareggiate, e che simboleggia la stabilità della compagnia quale fondamenta solide su cui costruire il futuro.
L'edificio è stato concepito come una rappresentazione dei valori fondamentali dell’azienda che promuove uno stile aperto e collaborativo descritto perfettamente dalle grandi scale, mutuate dalle navi da crociera, che attraversano tutto l’atrio centrale affiancando la distribuzione verticale degli ascensori. Sul perimetro interno sono posizionati gli spazi collaborativi, verso il cuore pulsante dell’edificio, mentre uffici e laboratori sono posti sul perimetro esterno per godere di privacy, vista e luce naturale.
La parte più caratteristica risulta però la copertura, sorretta perimetralmente da travi Vierendeel e in calcestruzzo con una grande cupola esagonale ad arco ribassato, la cui struttura metallica gridshell è composta da piccoli conci imbullonati tra loro che fa risaltare le superfici trasparenti. Strutturalmente, si tratta di due triangoli che si impostano sulle rispettive bisettrici e si incontrano al centro della cupola. Le secondarie corrono, quindi, parallele a ciascuna delle sei travi principali creando una geometria cassettonata fatta da porzioni quadrate piane di vetro doppio.
Un'altra peculiarità dell'intervento riguarda l'estetica "navale" della costruzione, la quale viene acuita dall’uso di cavi e passerelle sospese che richiamano le funi delle imbarcazioni. Questo tratto stilistico, caratteristico delle architetture High-Tech di Foster, risulta evidente in particolare nel grande atrio d’ingresso con la facciata a tutta altezza, a cui sono addossate le passerelle di collegamento ai vari piani. Queste sono composte da travi cassone rastremate appese tramite cavi alla trave Vierendeel di copertura, una pavimentazione in deck e parapetti leggeri in vetro e metallo.
La facciata continua a triplo vetro scandita orizzontalmente corre da cielo a terra generando un’enorme superficie vetrata (630 m2) protetta dal sole tramite un generoso sporto rastremato della copertura e orditure di louver orizzontali, una superiore, meno fitta e protetta da vetro singolo, e una listellatura che sostituisce il controsoffitto.
La sensazione di una copertura leggera e adagiata sull’edificio viene accentuata inoltre dalla scossalina perimetrale affusolata in acciaio inox, che nasconde il sistema di raccolta perimetrale delle acque piovane. L’oggetto della copertura viene ancorato a terra da cavi che fungono anche da sostegno delle piattabande in acciaio zincato e verniciato a polvere per resistere all’ambiente marino a ciascun interpiano.

Le altre facciate vetrate presentano la stessa struttura, senza però i tiranti della copertura, ma poggiandosi su una struttura in pilastri prefabbricati e solai in calcestruzzo. Mentre il piano terra risulta arretrato rispetto al filo di facciata, la geometria marina viene richiamata da passerelle esterne, il cui design futuristico è basato su un impalcato e un controsoffitto in grigliato metallico poggiato su travi in acciaio triangolari e un parapetto realizzato in acciaio galvanizzato con un corrimano in legno.
La scelta dei grigliati, oltre che estetica ha permesso inoltre di risolvere i problemi di raccolta delle acque, evitando i conseguenti rischi di ristagno e corrosione salina, fungendo inoltre da filtro di protezione delle facciate vetrate dall’irraggiamento solare diretto. L’ampio uso di superfici trasparenti, le poche ombreggiature, la mancanza di dedizione ai temi di sostenibilità - l’edificio non è certificato ambientalmente -, i risicati spazi esterni per la collettività e l’estetica giudicata avulsa dal contesto hanno portato a un dibattito acceso su questo intervento.
Il risultato complessivo è quello di un grande transatlantico, aperto al pubblico negli spazi inferiori, pronto a salpare verso un futuro fatto di essenzialità, dove la complessità viene nascosta dietro un’apparente semplicità grazie alla competenza tecnologica.

Un cantiere "ristretto"
La localizzazione marittima - con conseguente esposizione alle intemperie - e le ridotte dimensioni del lotto hanno rappresentato le maggiori criticità per la realizzazione di questo edificio. Data la scarsità di aree di stoccaggio e lavorazione è stato fondamentale utilizzare un approccio “just in time”, che prevedesse l’approvvigionamento e l’installazione dei materiali in tempi strettissimi e di elementi di dimensioni ridotte assemblati prevalentemente a secco. L’area di stoccaggio principale è stata posta a ovest, vicino agli accessi viari, e fuori dal lotto triangolare, mentre la movimentazione dei materiali è stata effettuata dalle tre gru a torre e un sollevatore telescopico.
L’approvvigionamento del cantiere per strutture e facciate prevedeva l’utilizzo di autocarri a 2 assi da 12 m per il trasporto degli elementi metallici stoccati singolarmente, non a contatto uno con l’altro, per evitare corrosioni e distorsioni permanenti a causa dell’aria salmastra. Il layout di cantiere è stato quindi organizzato con un percorso per i mezzi a senso unico, a tratti molto stretto, che lambisce l’acqua e procede in direzione antioraria, partendo da sud. Ciò permetterà di scaricare i materiali direttamente in prossimità dei loro luoghi di installazione, nelle aree di deposito temporanee autorizzate e disposte in base alle esigenze giornaliere del cantiere.
Circa i mezzi di cantiere, la gru n.1 (50 m x 4,95 ton) verrà utilizzata per l’installazione delle altre due e verrà poi sostituita da autogru più leggere e agili per la posa dei componenti di facciata nord-ovest, mentre la gru n. 2 (35 m di braccio x 5,7 ton di carico massimo in punta) verrà smontata dalla gru n. 3 (70 m x 3,6 ton), visto il suo braccio più esteso. La durata totale del cantiere è stata di circa 4 anni, a causa delle condizioni climatiche del luogo, la dimensione e la complessità dell’opera.
A partire dal 2018, sono state realizzate le fondamenta e le strutture in cemento armato interrate e fuori terra nel corso del primo anno, e in seguito si è proceduto a completare l’involucro per permettere agli operai di lavorare all’interno, in un luogo caldo e asciutto.
La cupola gridshell
Con un’altezza di 5,5 m e lati di 45 m circa, la cupola pentagonale risulta l’elemento architettonico più scenico dell’intervento. La sua pianta esagonale irregolare è stata risolta da una struttura a gridshell, ovvero con campi vetrati piani su una struttura metallica che richiama una cassettonatura.
Le principali e le secondarie sono realizzate tramite profili CHS 114.3x12 e CHS 101.6x10 collegate da piatti PL12 e 10, al fine di non fare percepire all’occhio del visitatore una prevalenza netta di un’orditura. Le principali, divise in conci da 7 m circa imbullonati tra loro presentano fazzoletti doppi pre-saldati all’anima, ai quali si connettono le ali delle secondarie tramite 7 bulloni M 20. Sul perimetro, la struttura è poggiata sulle travi di bordo in calcestruzzo o in acciaio (in corrispondenza della Vierendeel).
Qui le travi secondarie vengono sostituite dalle travi di bordo del gridshell, realizzate con UPN 220 imbullonate a una scarpa ancorata al calcestruzzo tramite 8 tirafondi e sormontati da un profilo di bordo tubolare. La scarpa presenta piatti che puntano in direzione del centro della cupola, alle quali viene fissata l’orditura principale della cupola. Le uniche saldature effettuate in opera riguardano le giunzioni trasversali dei conci delle principali e vengono realizzate a terra, per avere il massimo controllo in un ambiente in cui gli agenti marini sono particolarmente aggressivi e il rischio di corrosione in corrispondenza dei punti non galvanizzati, zincati e verniciati a polvere è elevato.
Questa fitta cassettonatura di pixel concavi e convessi viene assorbita dalla struttura metallica e genera campi rettangolari piani, che hanno permesso di contenere i costi di produzione delle superfici trasparenti. I vetri vengono poggiati sui tubolari delle principali e delle secondarie tramite selle in alluminio fissati con chiodi Hilti, al di sopra dei quali sono installati sistemi RAICO a taglio termico per facciate continue. I doppi vetri piani, installati tramite gru e sollevatori a 4 ventose, vengono siliconati esternamente e connessi da pressori 8x9 cm a passo 30 cm con doppio fissaggio, quadruplicando le connessioni alle intersezioni tra principali e secondarie per evitare di mettere a rischio la tenuta con 4 pendenze differenti dei rispettivi campi piani.
Sul perimetro i campi vetrati vengono sostituiti da pannelli sandwich in alluminio isolati con XPS da 6 cm oltre a uno strato di compensazione in EPS da 1,5 cm posto sopra i profili angolari metallici di bordo. La durata delle attività per la copertura è stata di 130 giorni, di cui 55 giorni sono stati destinati alle strutture metalliche, 45 per le 683 lastre indurite e temperate e altri 40 per la sigillatura a tenuta impermeabile del gridshell.
Il “dome” prodotto da Pichler Stalbau e installato con l’ingegnerizzazione di Jacobs e MNTP Engineering, rappresenta un “cantiere nel cantiere”, data la sua dimensione (37.000 m2 di superficie costruita) e la quota (42 m) di installazione senza l’ausilio di ponteggi, che ha reso necessaria un’imbracatura a 5 punti con doppio gancio di sicurezza per ciascun operatore. Una sequenza di 14 step effettuati in senso antiorario a partire da nord e terminando a est, in corrispondenza della Vierendeel che collega le due torri in calcestruzzo.
La sequenza di montaggio prevede prima l’installazione della torre temporanea al centro del dome, da cui parte la “stella primaria” che collega le tre torri in calcestruzzo al centro della chiave della cupola. Successivamente è stata installata la “stella secondaria”, anch’essa triangolare, che interseca la primaria nelle sue bisettrici e termina sulle travi perimetrali. Solo a quel punto verranno posizionate le secondarie, perpendicolari alle primarie, e in direzione parallela alle travi di bordo, le quali stabilizzano la struttura collegando le torri in calcestruzzo.
Scheda progetto
Client: Ferring
Appointment year: 2014
Completion year: 2022
Area: 23,500 m2
Cost: 15.600.000,00 €
Architect: Foster + Partners (Krzysztof Gornicki, David Kong, Grant Brooker, Andy Bow)
Structural engineer: Jacobs Italia spa
Collaborating architect: Mikkelsen Architects
Steel structure, facade and roof realization: Pichler Stalbau
Facade and roof engineering: MNTP Engineering
BIM models: CED Ingegneria
Photos: Foster and Partners