©Giacomo Bianco

Nel cuore del quartiere Gallaratese a Milano apre il nuovo Punto Luce di Save the Children, un centro educativo pensato per ragazze e ragazzi dai 6 ai 18 anni. Il progetto architettonico porta la firma di AOUMM, in collaborazione con il network di imprese Theatro, e rappresenta un esempio virtuoso di rigenerazione urbana, sostenibilità e coinvolgimento comunitario.

AOUMM, studio di architettura milanese, ha guidato la progettazione del primo edificio realizzato ex novo da Save the Children in Italia. L’intervento ha trasformato un’area dismessa, che ospitava una scuola prefabbricata in cemento e amianto abbandonata dal 2008, in un nuovo polo educativo, creativo e culturale. L’obiettivo: creare un luogo aperto, accogliente e pienamente integrato nel tessuto urbano.

Il Punto Luce Gallaratese si sviluppa su oltre 3.000 mq, con 645 mq di spazi coperti dedicati a laboratori, attività musicali e digitali, e un modulo indipendente di 70 mq per colloqui e attività familiari. Il progetto, ispirato a un approccio partecipativo promosso da Save the Children, ha coinvolto scuole, famiglie, adolescenti e realtà locali.

AOUMM
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L’edificio a un piano, immerso in un giardino con pavimentazione drenante, si distingue per la sua forma organica e un cortile interno che favorisce la socialità. AOUMM ha scelto soluzioni sostenibili come tetto verde, impianto fotovoltaico, struttura in legno prefabbricato, e il riutilizzo delle fondazioni esistenti. Tecnologie per il recupero delle acque piovane, il controllo della qualità dell’aria e l’illuminazione intelligente garantiscono elevati standard ambientali.

Luca Astorri, architetto e cofondatore di AOUMM, racconta: “Non volevamo semplicemente costruire un edificio, ma dare forma a un luogo che invitasse i ragazzi a entrare, incuriosirli, farli sentire accolti. Il progetto è nato ascoltando le loro idee e i loro desideri. E così abbiamo dato vita a una struttura aperta, luminosa, permeabile allo sguardo e al dialogo col quartiere”.

Per il progetto sono stati utilizzati diverse tipologie di legno non trattato per la struttura e le finiture. La scelta dei materiali, come l’abete per la struttura, e l’okoumé e il larice per il rivestimento esterno. Quest'ultimo, con sfumature calde e rosate, è stato scelto anche per il suo comportamento nel tempo: esposto al sole, muterà colore e aspetto, suggerendo un’architettura che invecchia con grazia e racconta il tempo che passa.

Abbiamo voluto che l’edificio fosse vivo, in trasformazione. Tra 15 o 20 anni potremmo addirittura rinnovarne la facciata semplicemente invertendo le lamelle. È un approccio circolare, consapevole e poetico allo stesso tempo” conferma Astorri.

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Il progetto è stato reso possibile grazie alla rete di Theatro, attivata con il supporto di iGuzzini. Aziende come Schüco Italia, Thema, AGC, Daku, Florim e Duravit hanno fornito materiali e soluzioni tecniche. Theatro ha anche facilitato gli aspetti economici e contrattuali, assicurando la sostenibilità del progetto nonostante l’instabilità del mercato dovuta alla guerra in Ucraina.

Alvise Dolcetta, direttore di Theatro, spiega: “Questo progetto rappresenta un esempio concreto di come la collaborazione tra diverse realtà possa generare un impatto positivo sulla comunità. La forza di Theatro è mettere in connessione competenze complementari e creare valore condiviso, a partire dai bisogni delle persone”.

A rafforzare il legame con il contesto locale, gli arredi esterni verranno realizzati in collaborazione con la falegnameria della Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano, trasformando il cantiere in un’occasione formativa.