eventi – Il Piano casa tra emergenza abitativa e liberalizzazioni. Tavola Rotonda organizzata dall'Ordine degli architetti PPC di Roma e provincia

Roma - Casa dell'architettura


Perché il Piano casa?
L'architetto Caudo, ricorda che, per il Governo, la prima finalità del Piano è il rilancio dell'economia del paese.
Il mercato edilizio, secondo il ricercatore, è da sempre un fattore determinate nella nostra economia, tanto che la ricchezza prodotta da questo settore ha sostituito da diversi anni la ricchezza prodotta dal settore produttivo, ricchezza più "sana" in termini economici tradizionali.
Secondo l'Economist la ricchezza prodotta dal settore è passata da 30.000.000 nel 1998 a 70.000.000 dollari nel 2008. I soldi ora si fanno con le case!
Il Piano Casa, secondo Caudo, vuole sfruttare questa tendenza consolidata. Un piano economico deve creare posti di lavoro, stimolare i consumi e creare ricchezza, il Piano Casa cerca di farlo attingendo alla ricchezza certa esistente ancora in Italia, i risparmi delle famiglie.
Cavalcando il sempre presente "desiderio italiano" di ampliare la casa di proprietà, il provvedimento farà uscire i risparmi delle famiglie dai loro luoghi sicuri e li farà entrare nel girone turbolento dell'economia.
Secondo il ricercatore, se questo è il fine, si può prevedere che probabilmente l'impatto sull'economia sarà basso perché il provvedimento interessa poche famiglie (quelle con abitazioni singole o bifamigliari soprattutto).
C'è da dire poi che lo stesso effetto volano lo aveva avuto anche il provvedimento della detrazione del 35% per le ristrutturazioni, che aveva prodotto due milioni di domande documentate (l'obbligo della documentazione e il famoso DURC, avevano fatto emergere il lavoro sommerso).
Le novità poi non sarebbero eccezionali. Ad esempio a Roma si potevano già fare degli ampliamenti e la legge della Regione Lombardia, pubblicata di recente, non inserisce nessuna particolare novità  perché gli interventi si effettuano con la "vecchia" DIA.
Ma la cosa più preoccupante è che la città viene annullata, afferma Cuado, il "Piano veranda", così lo definisce, cancella ogni politica programmatica della città, lasciando campo libero all'iniziativa spontanea e puntuale, senza programmi di più ampio raggio.


Più risorse per l'affitto sociale
In Italia, continua Caudo, esistono 3 realtà in campo immobiliare: l'edilizia pubblica tutta a carico dello Stato; l'edilizia privata che ultimamente in Italia ha costruito 270.000 alloggi; infine l'edilizia convenzionata (cooperative).
Quello che manca sono le  case per l'affitto sociale che non siano solo un costo per lo Stato. Case che, se da una parte hanno affitti accessibili ai meno abbienti, ai giovani etc., dall'altra garantiscono una redditività sufficiente (4% - 5%) agli enti gestori perché non siano un'iniziativa in perdita.
Costruire queste case significa progettare pensando anche alla gestione degli immobili e creare strutture il più possibile autosufficienti dal punto di vista energetico. In Europa queste sono realtà già consolidate, mentre in Italia stentano a partire.


Un'edilizia pubblica per l'integrazione - Evitiamo l'effetto "Papillo"
Il Professor Garofalo ha insistito invece sulla necessità di superare l'impostazione dell'edilizia pubblica passata. Puntare il più possibile all'integrazione evitando di costruire ghetti per i meno abbienti. Evitare però anche l'effetto "Papillo" (l'architetto che ha progettato le case per il costruttore Bonifaci), migliaia di case costruite a Roma negli ultimi anni, tutte uguali perché fatte sullo stesso progetto. Espone, per concludere, una perplessità. Il punto del provvedimento che esclude gli interventi in centro città li qualifica di conseguenza come pericolosi. Ma se un intervento può essere dannoso in centro, perché non lo è in periferia? Non è detto poi che demolire e ricostruire in centro sia sempe dannoso, se fatto con criterio.


Lazio, testo pronto entro l'estate
Il Vicepresidente Montino assicura che presto la legge sarà pronta anche per il Lazio, e annuncia che il provvedimento affronterà anche il Piano paesaggistico regionale.
Montino assicura che l'elaborato eviterà un'ulteriore espansione della città costruita (le zone agricole verranno tutelate) e punterà soprattutto alla riqualificazione dell'esistente, ridefinendo gli standard.


Lo scoglio realtà
L'assessore Di Carlo ha chiuso la tavola rotonda snocciolando molte "rogne" che l'intervento pubblico incontra sul campo quando affronta il problema casa.
Insiste anche lui sulla necessità di elaborare un progetto più ampio "E' necessario un patto sociale per dare case in affitto a chi non si può permettere di comprarne una". Secondo lui tutti i problemi nascono dalla difficoltà per alcune fasce sociali di acquistare un'abitazione per la propria famiglia. "Oggi 1 casa su 4 deriva da condoni edilizi. Sono state fatte case dove non andavano fatte. Se si sovrappongono gli ultimi 2 piani regolatori di Roma, si nota che, dove erano previste case non ce ne sono e viceversa dove non andavano fatte sono nate spontaneamente". L'abusivismo è nato da problemi economici che hanno portato i meno abbienti ad occupare zone meno "pregiate" e per questo meno costose.
L'intervento di Di Carlo si fa più incisivo quando scopre alcuni veli "grigi" della politica. l'Assessore dice che per l'edilizia convenzionata nel Lazio i soldi ci sono, e"tanti", ma i comuni non li chiedono perché a beneficiarne potrebbero essere soprattutto gli extracomunitari che non portano voti, anzi!
Poi passa a raccontare alcuni problemi reali che l'amministrazione incontra sul campo. Per un affitto sociale di un casa si può chiedere sui 500/600 euro al mese, che corrispondono ad un mutuo di circa 120.000 euro per 20 anni. Non bastano per costruire un appartamento a tutt'oggi. Il costo delle aree è troppo alto. Le banche sono restie a prestare soldi per costruire case in affitto permanente.
Bisogna allora abbattere i costi e facilitare il credito, magari agevolandolo nei primi anni.
Le banche sono diventate più restie a prestar soldi per iniziative pubbliche, soprattutto dopo Basilea. Il provvedimento internazionale le costringe a dare più garanzie e quindi a preferire crediti polverizzati a grandi crediti perché necessitano meno accantonamenti in garanzia. Il problema delle garanzie si può risolvere con l'opzione all'acquisto. Altri problemi sono i vincoli. L'ATER ad esempio, ha terreni e soldi, ma non più cubature per costruire.
Anche l'assessore vuole evitare di costruire "ghetti" , ma è necessaria la collaborazione di tutti affinché non accada come è successo ad esempio di recente a Roma nel quartiere Ponte di Nona, dove lo Stato ha previsto le aree per i servizi, ma non si trovano farmacie disposte ad andare.
Ma i problemi non si incontrano solo sul campo, lo Stato stesso è restio a gestire case in affitto permanente, perché portano tante"gatte da pelare", dice Di Carlo da buon romano, "ma deve assolutamente tornare a farlo, anche se in modo diverso". In questo periodo scadono i 9 anni di tempo per acquistare le case in affitto degli enti e gli sfratti di conseguenza sono aumentati del 70% (cosa che evidenzia quante famiglie non sono in grado di comprare). La situazione si sta facendo sempre più critica a Roma, "è necessario definire presto chiari obiettivi", dice l'Assessore che in merito ha in mente una quota di case per l'affitto sociale sotto cui la Regione non può andare e indicazioni su quanto è necessario risparmiare quando lo Stato non è in grado di finanziare tutta l'operazione.
L'Assessore ha concluso l'intervento raccontando che i "rampolli" delle famiglie benestanti baresi hanno preso ad andare a studiare al Politecnico di Madrid perché li la vita è meno cara ed è più facile trovare casa. "Addirittura via Internet, la stessa Università mette a disposizione appartamenti con affitti calmierati. Qui a Roma per gli studenti è una giungla. Siamo troppo indietro rispetto all'Europa".
"La legge che stiamo preparando non potrà risolvere tutto, è solo un passaggio", dichiara, "per il premio cubature, ci penserò", chiude Di Carlo.

scarica il pdf

Scarica il file:
commento alla riforma