Marmi e pietre – Grazie alla crescita dell'attività estrattiva dei paesi orientali la produzione e il consumo mondiali hanno raggiunto livelli mai toccati in precedenza

Il settore mondiale lapideo, grazie soprattutto alle accelerazioni registrate nei paesi asiatici, ha raggiunto nuovi traguardi storici di grande importanza anche sul piano simbolico. E' il caso della produzione di manufatti, che nel 2006 ha superato il miliardo di metri quadrati equivalenti, riferiti allo spessore convenzionale di due centimetri. Lo stesso può dirsi per il volume dell'interscambio, che continua ad aumentare senza soluzioni di continuità, tanto che tre quinti del materiale estratto vengono impiegati in Paesi diversi da quello di escavazione, e spesso, di trasformazione.

L'esplosione della produzione asiatica
Nonostante la tipologia della domanda, che non può definirsi rigida visto che marmi e pietre debbono confrontarsi con parecchi succedanei, il trend positivo del settore non accenna a fermarsi, tanto più che alcuni Paesi stanno bruciando tutte le tappe, guidati dalla Cina, che nel 2006 ha esportato un quarto dell'intero volume mondiale di scambio. Altrove non si sta a guardare: in taluni casi, come quelli della Turchia e dell'India, qualche coefficiente di sviluppo ha fatto registrare consuntivi ancora più lusinghieri. Esiste una sostanziale convergenza di opinioni sul fatto che l'espansione sia destinata a continuare, perché sorretta dalla logica demografica, dalle disponibilità tecnologiche sempre più avanzate, e dall'apprezzamento per i valori funzionali ed estetici del prodotto di natura.

Una crescita destinata ad aumentare
Ma, nonostante questo continuo incremento, occorre sottolineare come il consumo unitario mondiale sia ancora basso; gli spazi appartenenti ai prodotti concorrenti, inoltre, sono tuttora maggioritari.  Questi fattori sottolineano l'importanza di un'adeguata politica promozionale, auspicata più o meno dovunque. Negli ultimi dodici anni, produzione e consumo sono più che raddoppiati, e tutto lascia presumere che la tendenza debba proseguire, tanto più che gli eventi potenzialmente critici hanno avuto effetti marginali sulla dinamica del comparto lapideo. Ciò posto, non sembrano azzardate le stime che prevedono, nel giro di un ventennio, livelli superiori di almeno tre volte a quelli odierni: un tempo non sarebbe stato ipotizzabile perché i limiti tecnici costituivano un collo di bottiglia determinante, ma oggi le nuove macchine ed i nuovi impianti fanno la differenza.

La necessità della valorizzazione dei residui
Per sostenere questo ritmo di sviluppo sono comunque necessari adeguati interventi infrastrutturali, a cominciare da quelli per la difesa della professionalità e per la valorizzazione degli scarti, sia di cava, sia di laboratorio. In particolare, tale ultimo problema riveste un rilievo crescente perché da un anno all'altro il volume dei residui inutilizzati aumenta in proporzione simile a quello del materiale utile. Se non altro per questo, la promozione dei conglomerati, che diversamente dai prodotti sintetici sono costituiti in larghissima maggioranza dalla componente lapidea, merita di essere affrontata in un quadro di ragionevoli sinergie. Oggi, marmi e pietre sono diventati manufatti di largo consumo, pur conservando il carattere irripetibile del materiale di natura, ma senza arroccarsi, come alcuni decenni or sono, nella torre d'avorio di un malinteso prestigio selettivo.

L'espansione lapidea del mondo procede in un quadro integrato che sottintende una reale accessibilità da parte di tutti, facendo in modo che l'impiego sia diventato sostanzialmente cosmopolita ed interclassista, perché esteso a un ventaglio completo di Paesi ed alle tipologie di edilizia corrente. E' un fatto irreversibile di cui si deve prendere atto, ma nello stesso tempo, la base di un ulteriore sviluppo governato da un sano effetto moltiplicatore.