L'edificio prende il nome dagli alti pini che caratterizzano l'area affacciata sulla Chesapeake Bay, nel Maryland: un contesto naturale dal quale l'architettura della residenza estiva trae ispirazione. Il volume abitato, formato da due blocchi distinti, ma uniti da un ponte vetrato, è sollevato da terra tramite pali di legno infissi nel terreno (elementi essenziali per proteggere la casa dalle inondazioni a cui è soggetto il piano di campagna).
Su tre lati l'edificio è rivestito con doghe verticali di cedro rosso, la cui texture è stata ricavata studiando le immagini del luogo, la fitta trama dei fusti della foresta circostante. Il quarto lato orientato a ovest è, invece, completamente "smaterializzato": una superficie semitrasparente quando i serramenti a tutta altezza sono chiusi, ma, all'occorrenza, totalmente aperta verso la baia e verso il sole che tramonta all'orizzonte. Il primo e il secondo piano sono raggiungibili da una scala metallica esterna, addossata al prospetto posteriore. Al primo livello è posizionato la zona notte con la camera padronale (dotata di una terrazza coperta) e una camera ospiti; al livello superiore, oltre a una seconda camera ospiti, è localizzato la zona giorno, con un grande soggiorno con cucina a vista.
La filosofia del costruire che sta alle base della sua ideazione è ciò che rende questo edificio particolarmente interessante: la casa è composta interamente da componenti fabbricati in stabilimento e poi assemblati in meno di sei settimane sopra una piattaforma rialzata predisposta in cantiere. Il processo di costruzione si è risolto pertanto nell'assemblaggio in situ di pochi elementi architettonici: il telaio di alluminio, i pannelli preassemblati per pareti, solai e coperture, i blocchi tridimensionali di bagni e locali tecnici e le parti di completamento, tra questi il sistema di facciata del lato ovest, la scala esterna e la scala interna. Una prefabbricazione da considerare "ibrida" quindi, intesa come produzione di unità "intelligenti" in grado di integrare e svolgere una serie di prestazioni.
La necessità di ridurre al minimo le tolleranze di montaggio e le interferenze tra i vari sistemi (causa in cantiere di ritardi, sprechi e aumento di costi) ha condotto all'adozione di un programma tipo building information modeling (BIM): mediante una visione tridimensionale del progetto, tutte le esigenze architettoniche, strutturali e impiantistiche sono state interfacciate consentendo adeguamenti ove necessari. Dal modello sono state poi estratte le specifiche informazioni relative a ogni singolo componente. Ogni singolo pezzo è arrivato in cantiere con un suo codice e la squadra di lavoro sapeva esattamente dove posizionarlo, secondo una concordata sequenza di montaggio.
Inoltre, la facilità del montaggio in cantiere doveva essere integrata con l'altrettanto apprezzabile facilità di smontaggio e di un eventuale successivo rimontaggio. Si riaprono così le porte a un (auspicabile) modo di fare architettura che, in fase di progettazione, analizza non solo il presente ma anche l'eventuale reversibilità e/o seconda vita dell'oggetto costruito, circostanza che troppo spesso architetti e costruttori (e politici) preferiscono ignorare.
scheda progetto
Luogo: Taylors Island, Maryland, USA
Committente: Stephen Kieran and Barbara DeGrange Kieran
Progettista: Kieran Timberlake (Team di progetto: Stephen Kieran, James Timberlake and David Riz, Marilia Rodrigues, Johnathan Ferrari, Alex Gauzza, Jeff Goldstein, Shawn Protz, George Ristow, Mark Rhoads)
Progetto strutture: CVM Structural Engineers
Fotografo: Peter Aaron/Otto, Barry halkin, Kierantimberlake
Tempi di realizzazione: 2006
Superficie costruita mq: 200
Progetto impiantistico: Bruce Brooks & Associates - Ingegneria civile: Lane Engineering Ingegneria geotecnica: John D. Hynes & Associates Inc - Proegttazione interni : Marguerite Rodgers Ltd - Progettazione del paesaggio: Barbara Seymour Landscapes
scheda studio
Studio: KieranTimberlake
Indirizzo: 420 North 20th Street
Città: Philadelphia PA 19130.3828