efficienza energetica – REthinking Energy è il nuovo rapporto dell'agenzia Irena: ecco come sta cambiando (e dovrà cambiare) l'economia verde al 2030.

Ripensare il modo di produrre e consumare l’energia: REthinking Energy è il titolo del nuovo studio pubblicato da Irena (International renewable energy agency), l’organizzazione intergovernativa che sostiene lo sviluppo delle tecnologie pulite. La transizione verso l’economia verde, infatti, rischia di essere troppo lenta. Anche l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea, International energy agency), nel suo ultimo rapporto, ha dichiarato che il boom delle fonti rinnovabili si sta un po’ sgonfiando. Come ha evidenziato Adnan Z. Amin, direttore generale dell’Irena, una convergenza di forze sociali, economiche e ambientali ha iniziato a trasformare il sistema energetico. Se però continueremo sulla via intrapresa, senza potenziare gli investimenti, non riusciremo a evitare gli impatti più seri del cambiamento climatico. Si torna così al cosiddetto scenario dei due gradi centigradi: il massimo surriscaldamento terrestre ammesso dalle più recenti politiche salva-clima.

Secondo l’agenzia Irena, siamo nel bel mezzo di un nuovo paradigma industriale che, tuttavia, ha bisogno di più linfa. Gli investimenti mondiali nelle fonti alternative, escluso il grande idroelettrico, hanno toccato 214 miliardi di dollari nel 2013. Cifra che dovrà salire a 550 miliardi l’anno entro il 2030. A quella data, d’altronde, la popolazione globale avrà superato otto miliardi di persone, mentre la generazione di elettricità dovrebbe passare da 22.000 a 37.000 TWh, segnando un +70% nei prossimi sedici anni. La buona notizia, si legge nella sintesi dello studio, è che le rinnovabili costituiscono una scelta affidabile e sempre più competitiva rispetto ai combustibili fossili. Il problema è ripensare i meccanismi che hanno supportato la diffusione delle tecnologie green. Non bisogna puntare più soltanto sugli incentivi tradizionali: i prezzi degli impianti fotovoltaici, per esempio, sono calati sensibilmente (-80%) dal 2008 e dovrebbero proseguire questa discesa. Il costo dell’energia prodotta da parchi eolici sulla terraferma è diminuito del 18% in media dal 2009. Dalle pagine di REthinking Energy emerge il caso della Germania, dove quasi metà dell’energia pulita appartiene al settore residenziale e agricolo. Sono le famiglie e i contadini, quindi, ad aver installato una fetta larghissima degli impianti verdi.

Il futuro è allora nella generazione distribuita, che però ha bisogno di reti elettriche più intelligenti, capaci di gestire i flussi di energia tra molteplici utenze che auto producono e auto consumano. Dovrà cambiare anche il ruolo delle utilities, si legge nello studio Irena, perché non saranno più loro a dominare il panorama della produzione elettrica. Entreranno in gioco servizi innovativi: per esempio, sistemi di accumulo, applicazioni e programmi per controllare in tempo reale l’output degli impianti e le richieste delle utenze collegate. Sarà insomma un sistema più governato dal lato della domanda. Così le raccomandazioni di questo rapporto ricalcano quelle già espresse dalla Iea: servono politiche stabili con obiettivi lungimiranti, aiuti finanziari calibrati sulle singole tecnologie, incoraggiando la formazione di un mercato dell’energia competitivo e basato sulla crescente integrazione tra fonti fossili e rinnovabili.